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È una giornata di giugno, una di quelle in cui le scuole sono chiuse e i ragazzi sono nelle piscine a fare un tuffo e a divertirsi. Io invece mi trovo in uno stanzino pieno di libri, con un raggio di sole che passa tra le finestre e dà luce ai volumi presenti. Non sono solo, però: sono in compagnia di uno dei miei maestri, che mi sta spiegando come poter attuare strategie efficienti per raggiungere i risultati facendo la cosa più giusta. Dopo essersi un attimo dissetato, mi dice: “Ricordati che le parole hanno sempre un peso quando le dici”.
Questa frase inizia a infilarsi nel mio cervello come se fosse un poster da attaccare al muro con la colla. Una frase molto potente? Sì. Credo però che valga la pena analizzarla, soprattutto in un periodo storico in cui si grida contro la cultura woke (che significa progresso), contro il free speech, contro il politicamente corretto, ecc. Ma se ci caliamo un attimo all’interno di questa frase e mettiamo da parte gli slogan dei partiti populisti o dei programmi radiofonici che cercano audience con il trash, notiamo come le parole siano una lama affilata che può ferire. Perché, a differenza di un pugno — che fa comunque male — l’effetto di una parola detta “per sbaglio”, come molti dicono per crearsi un alibi e lavarsene le mani, può generare conseguenze che nel tempo possono portare a soluzioni drastiche o, senza arrivare a tanto, possono comunque far male.
Nicla Vassallo, professoressa di filosofia teoretica presso l’Università di Genova, ci dice che il soggetto cognitivo ha conoscenza diretta quando ha familiarità con qualcosa o qualcuno. Da qui potremmo chiederci: davanti a un amico o un’amica fidati possiamo dire qualsiasi cosa riteniamo opportuna? Qualsiasi parola, anche molto offensiva?
A primo impatto diremmo tutti di sì, perché ci sembra scontato. Però quando tutto si dà per scontato si tende a cadere nell’indifferenza, a pensare che “è giusto che vada così”. Ma se ci fermiamo un attimo e analizziamo in modo razionale, quando qualcuno ti dice: “tu non sei normale”, “Hai qualche rotella fuori posto”, anche se ce lo dice un amico o un’amica, ci sentiremmo davvero bene? Ci faremmo una risata?
Siamo una generazione diventata superficiale, che reagisce d’istinto a tutto ciò che dice, senza rendersi conto che in molti casi le parole possono far male, possono avere quel peso che ferisce chi non è abbastanza forte. Che poi, che senso ha definirsi “persone forti”?
Per non parlare della manomissione delle parole: qualche anno fa Gianrico Carofiglio ha scritto un libro proprio su questo tema, con una ripubblicazione che consiglio di leggere, come anche l’enciclopedia Treccani, soprattutto per la voce “empatia”, visto che siamo una generazione che si riempie la bocca di questa parola senza però mettersi davvero nei panni dell’altra persona. Perché siamo tutti bravi ad ascoltare, ma poi dietro siamo pronti a criticare quella persona per la sofferenza che vive o il momento difficile che sta attraversando. Ma d’altronde Pirandello ce lo diceva: nella vita si trovano tante maschere e pochi volti.
Questi punti di vista da linguista so che possono dare fastidio, o far sembrare chi parla uno che sa tutto. Ma in realtà non sono un esperto di linguistica: ritengo però che sia opportuno conoscere il significato di una parola e saperla usare. Questo perché, oltre al rischio di fare del male, si può anche scivolare nell’ipocrisia.
Nella vita si sbaglia sempre. Può essere capitato a chiunque di aver detto una parola di troppo senza rendersi conto dell’effetto che poteva produrre. Però una cosa è ripetere sempre lo stesso errore, come se fosse un pallone da calciare continuamente in porta; un’altra è capire di aver sbagliato e cercare ogni giorno di migliorarsi, per rendere il mondo migliore, soprattutto usando le parole giuste verso le persone. Perché siamo fatti tutti di emozioni che, se sfociano in violenza, rappresentano il fallimento di un progetto di vita su cui i genitori hanno cercato di costruire delle basi.
Dal fondo, però, si può sempre risalire. Basta essere consapevoli dei propri errori. E, soprattutto, se si vuole prevenire, bisogna saper dialogare in modo tranquillo, senza prevalere sugli altri, usando le parole giuste affinché nessuno possa sentirsi in difetto. Perché la vita è una sola.