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Domenica, allo stadio Ennio Tardini, si è svolto il primo raduno del 2025 di Operazione Nostalgia, un evento che va oltre la semplice partita di calcio. È una celebrazione di un’epoca, un ritorno a quegli anni in cui la Serie A era il centro del mondo, ricca di campioni veri, storie indimenticabili e una passione che partiva dalle strade e finiva nei sogni.
Organizzato grazie all’omonimo profilo social, diventato negli anni punto di riferimento per chi ama il calcio di una volta, il raduno ha riportato in campo le vecchie glorie che hanno scritto pagine memorabili del nostro sport. Dai protagonisti del magico Parma di Calisto Tanzi a icone assolute come Francesco Totti e Javier Zanetti, la serata è stata un concentrato di emozioni.
Lo stadio era pieno, in fermento. Sugli spalti una marea di maglie storiche: da quelle del Mondiale 2006 a pezzi quasi introvabili dei primi anni 2000. Tifosi di ogni età, accomunati dallo stesso sguardo: quello di chi non ha dimenticato.
Il fischio d’inizio non segna solo l’inizio della partita, ma l’apertura di una finestra sul passato. In campo si mischiano sorrisi, abbracci, colpi di genio e gambe un po’ più lente ma cuori ancora caldi. Un gol da centrocampo di Totti fa esplodere lo stadio, mentre Adriano, l’Imperatore, sbaglia un rigore strappando applausi sinceri. L’agonismo lascia spazio all’emozione.
Ma in mezzo a tutto questo, c’è spazio anche per una riflessione. Oggi si parla tanto dell’attuale Nazionale italiana, delle nuove leve, delle tattiche moderne, ma qualcosa sembra mancare. Quel qualcosa si chiama strada.
Perché il calcio, quello vero, nasceva lì. Nei pomeriggi d’estate passati tra piazze, campi abbandonati e cortili. Tra ginocchia sbucciate, magliette sudate e palloni sgonfi. Si giocava a “mundialito”, “alla tedesca” o “3 contro 3 con cambio porta”, inventando regole, creando amicizie, imparando a cadere e a rialzarsi. Era lì che si formavano i futuri campioni, ma soprattutto le persone.
Il calcio italiano, oggi, sembra aver perso quel collante umano, quella spontaneità. Schiacciato da milioni, sponsor e ingaggi faraonici, rischia di smarrire la sua anima. Eppure, eventi come questo ci ricordano che c’è ancora qualcosa che resiste.
Perché quando vedi Zanetti correre come se fosse ancora in Serie A, o Totti sorridere dopo un gol impossibile, tutto torna. Torna la passione. Tornano i ricordi. Torna quel calcio che ci ha fatto sognare sotto il cielo di Berlino, o su una gradinata qualsiasi con gli occhi fissi su una giocata che sembrava magia.
E allora sì, il calcio è cambiato. Ma ogni tanto, basta una serata come questa per ritrovare il motivo per cui lo amiamo ancora il calcio, ma soprattutto lo sport.
Autore
Pietro Intini