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Cari nonno e nonna,
sono tornato di nuovo lì, in quel luogo dove ognuno di noi sa di poter trovare sempre qualcosa di sé — un pezzo della propria persona, soprattutto quando ci si sente persi.
Sono ritornato, e cercando di fare un po’ d’ordine tra i miei pensieri, mi siete venuti in mente voi.
Mi sono ricordato di quelle due volte in cui ho perso la speranza, in cui ho smarrito anche la voglia di vivere.
In quei momenti in cui tutto sembra finito, in cui si pensa di non avere più la forza di risalire dal fondo del mare, e si annega senza neanche aver dato l’ultimo saluto.
Però io, quell’ultimo saluto, l’ho dato a voi due, quando avete chiuso per sempre gli occhi.
Quando ho saputo della vostra scomparsa, è stato molto difficile capire cosa stesse accadendo.
La prima volta ero piccolo.
Mi ricordo ancora quando mamma stava sistemando il letto, in una calda giornata d’agosto, e mi disse che mio fratello era andato dal nonno, che non c’era più.
Fu la prima volta che aprii davvero gli occhi sul mondo e iniziai a capire che la vita non era soltanto giocare con gli amici all’asilo, ma anche qualcos’altro.
Fu mentre salivo le scale in braccio a mamma, con le sue lacrime che mi cadevano addosso mentre ti dava l’ultimo saluto, nonno, che capii che qualcosa stava cambiando, che nulla sarebbe stato più come prima.
E poi tu, cara nonna.
Quando te ne sei andata dopo anni difficili, in cui tante volte ho perso le forze nel vederti lottare — tra un’operazione e una bombola d’ossigeno che ti dava il respiro.
Ho versato molte lacrime nel vederti soffrire, ma poi sorridevo quando ti vedevo in piedi, più forte di prima.
E penso che questo sia il più grande insegnamento che mi hai lasciato: la forza di rialzarsi sempre, anche quando tutto sembra perduto.
Quando però stavi piano piano andando via, ogni sera, prima di dormire, guardavo il cielo stellato e pensavo che da quella notte ci sarebbe stata un’altra stella.
E invece no: hai continuato a lottare, per potermi dare l’ultimo saluto, per potermi guardare ancora una volta negli occhi.
Tutti noi abbiamo dentro un piccolo senso di speranza: che sia per un compito in classe, per provarci con qualcuno, per battere un record in una gara o per realizzarsi nella vita.
Io avevo la speranza che tu non te ne andassi mai, nonna.
E invece mi hai lasciato una domenica mattina.
Tra i pianti e quella chiusura allo stomaco, col tempo mi hai dato la forza di essere più forte, di lottare e di portare con me, in uno scrigno, tutti gli insegnamenti che mi avete donato.
Alla fine, bisogna essere consapevoli e fare i conti con la realtà: non tutto va come vorremmo.
In fondo la vita, per quanto difficile — e a volte siamo proprio noi a rendercela tale — ha sempre un tratto bellissimo, un tratto felice.
Io, però, non nascondo che un briciolo di speranza lo tengo sempre in alto a sinistra, sul petto.
Parla di tante cose, e in fondo, come diceva un noto cantautore, “tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci a esprimerlo con le parole.”
Ma la speranza più grande che mi porto dentro è che un giorno ci ritroveremo, cari nonni.
Chissà in quale città — buia o splendente — brinderemo insieme, nonno, come quella volta, con un semplice bicchiere d’acqua, a tutti i traguardi che abbiamo raggiunto.
E con te, cara nonna, mangeremo un delizioso piatto di pasta con il ragù, e potremo riabbracciarci tutti e tre, ascoltando in sottofondo una canzone qualsiasi.
Anzi no, “Sotto il segno dei Pesci” di Venditti sarebbe perfetta, perché meritiamo un’altra vita, violenta o tenera se volete: noi, per sempre figli di una vecchia canzone.
Si chiude così anche questo flusso di pensieri, nei posti del cuore — quelli in cui ci si ferma per ritrovare se stessi, ma anche per ricordarsi che non si è mai soli in questo mondo.
C’è sempre qualcuno che ci sta accanto, in un modo o nell’altro, nelle nostre sfide quotidiane.
Io, come avrete capito, ho voi: i miei più grandi insegnanti di vita, la cosa che ho più cara al mondo.
Perché, in fondo, i nonni sono coloro che hanno l’argento nei capelli e l’oro nel cuore. E il loro amore, anche quando non c’è più, continua a illuminare il cammino di chi resta.
Con tutto l’amore che ho,
il vostro u mnin.
Autore
Pietro Intini