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un piccolo tornado di foglie torna a rimboccare le lenzuola all’autunno
nel ventre le federe delle piume sorridono al vento che passa come veliero incantato come spettacolo gratuito di immaginazione terrestre
violati gli orizzonti di comprensione con la sensazione che la luce non vada interrotta in risposta ad una puntura ma più tenue lo spegnimento con i poteri della noia i vicini trasparenti e un soffitto di pietre imbevute di perdono gravitazionale
Fermarsi Vedere e così Ascoltare ciò che è lontano a ciò che è vicino
spostarsi nello spazio accanto alle soglie tenere tutto raccogliere ogni contatto sentire l’invisibile tocco che questa terra contiene come madre o signora distratta o come marciapiede al quale è capitato di doversi appoggiare ad uno sputo che è stato carne e azione pensiero di parole e parto lungo di sete germogliata da ortica saliva del monte e delle rarità celesti ritmo di filastrocche stonate di fiori visionari
produrre inoltre una melodia che non sconvolga il brano un non annuncio di strappi ed epiloghi promuovere comunioni e lacci e qualsivoglia natura di incontro che per amore si nasce dal profondo e per amore si protrae il ramo a piangere le foglie un po’ più in là dove lamento si mischia a terra e stagione si fa radice
riconosco questo dipinto se al respiro dedico le basiliche e le preghiere delle bestie Solo se il silenzio si fa unanime e l’alleanza col presente partorisce un cuore dissetato
esce una mosca dalla mia tasca è sempre allora novità di ali ulteriori zampette fuori dal nostro controllo ritorni ritornelli ninnenanne iniziano con la perdita della voce
e le aule riaprono ai rami e le cortecce sono nuovamente a casa
Autore
Alberto Caprioli