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Un mondo tra Storia e Sport.
Domenica 28 luglio 1935, gran premio di Germania.
Solo due anni prima Adolf Hitler aveva ottenuto i pieni poteri, dando vita al Terzo Reich e ad una delle dittature più terrificanti della storia.
Erano trecentomila le persone presenti al Nurburgring, due anni dopo, inondando gli spalti con le croci uncinate che sventolavano ovunque, entusiasti e tutti pronti a vedere le Frecce d’Argento, di Mercedes e Auto Union, demolire la concorrenza.
Sulla griglia di partenza c’era anche un italiano, mantovano per la precisione. Tazio Nuvolari che montava su una piccola Alfa rossa.
Erano settimane, giorni, che la stampa internazionale e soprattutto quella tedesca, pubblicizzavano l’evento. In Germania erano tutti sicuri, nessuno avrebbe potuto competere. Questo gran premio voleva solamente essere la riprova dello strapotere industriale tedesco, e serviva per portare avanti quel nuovo ideale della Germania come avanguardia del nuovo mondo. I piloti stranieri ammessi dovevano giocare il ruolo degli sconfitti, nient’altro, perché quel giorno non ci sarebbe stata storia, avrebbero vinto e stravinto i giganti tedeschi. Nessuna altra opzione sarebbe stata plausibile.
Tazio, il mantovano volante, si sentiva quasi un intruso nello schieramento a pochi minuti dal via. Osservava tutto intorno a sé, la grande folla che ululava, i suoi avversari stretti vicino alle luccicanti monoposto argento. Ma non ebbe mai paura, non gli apparteneva, lui sapeva di poter vincere, e di poterlo fare portandosi dietro tutti bolidi tedeschi, uno dopo l’altro, 5 Mercedes e 4 Auto Union.
Quando la gara prese il via, qualche piccola goccia d’acqua aveva già iniziato a cadere, si sarebbe prospettata una gara infernale, sia per la difficoltà estrema del Nurburgring sia per l’aggiunta dell’agognata pioggia che avrebbe reso precaria la tenuta delle monoposto.
Alla fine del rettilineo della partenza, a sorpresa, quel piccolo e tenace italiano si trovava già in terza posizione. Tra l’incredulità generale si iniziarono a trovare delle scusanti, “la macchina è più leggera e in partenza sei avvantaggiato”, “non durerà un giro in quella posizione” e tante altre frasi come queste si alzavano dalle tribune e dalla pit-lane.
Al secondo giro, l’Auto Union che seguiva la Mercedes nelle posizioni di testa, sbandò finendo sul guardrail e fu costretta a rientrare al box, gara compromessa e Tazio scalò così di diritto in seconda posizione, all’inseguimento di Caracciola.
La pioggia andava intensificandosi, ma l’esperienza del Nivola sembrava poterlo elevare nel momento più difficile. La sua monoposto si faceva sempre più ingombrante negli specchietti di quella davanti, fino a quando con una manovra meravigliosa ed estrema riuscì a piantare l’anteriore della piccola Alfa all’interno di una curva e frenando fortissimo era riuscito a sorpassare il rivale. Il silenzio divenne assordante.
Non poteva essere vero, non era possibile.
Ma il destino gioca sempre un ruolo beffardo nella vita degli uomini e al momento della sosta eccolo che colpì spietatamente il mantovano. Mentre Caracciola si era fermato completando una sosta regolare in termini cronometrici, Nuvolari era rimasto fermo nella piazzola di sosta dentro la sua monoposto a causa di un problema. Quando ripartì tutto sembrava perduto, di fatto, rientrò sesto, tutto quello di buono sembrò sgretolarsi immediatamente. C’era troppo tempo da recuperare, se già l’impresa sembrava solo immaginabile, ora era impossibile.
Ma impossibile non esisteva nel dizionario di Tazio, che ora, arrabbiato e infuriato mangiava l’asfalto ad ogni curva, col solo obbiettivo di attaccare tutte le macchine davanti a se. Così ebbe inizio una rimonta impensabile per qualsiasi altro pilota, ma non per lui, che era un diavolo, e quando guidava da diavolo nessuno avrebbe potuto fermarlo.
A pochi giri dalla fine era riuscito a risalire nuovamente fino alla seconda posizione, e ancora una volta si trovava a dover affrontare una Mercedes.
Nel box della Mercedes calò il silenzio, invece sulle tribune i tifosi continuavano ad urlare ad ogni passaggio della Freccia d’Argento, anche loro un pò intimoriti dall’arrivo prodigioso di Tazio.
Nell’ultimo giro di gara ciò che in Ferrari avevano predetto si avverò, l’estrema potenza dei motorizzati Mercedes aveva messo sotto sforzo indicibile gli pneumatici che ora si usuravano sempre di più con il passare dei chilometri. E il Nivola si faceva sempre più vicino, metro dopo metro, curva dopo curva, anche se ormai sembrava assicurata la seconda posizione.
Fu in quel momento che l’impensabile accadde, era nell’aria. Arrivando sull’ultima curva l’alfiere tedesco sbandò e Tazio non ci pensò due volte. Non si lasciò ingannare dal danza scomposta con la quale la Mercedes tornò in pista e si infilò come una saetta, sverniciando la fianca del rivale.
Incredibile. Ce l’aveva fatta!
Aveva vinto la gara.
Il Nurburgring si fece di un silenzio assordante.
Ebbene si, è strano il destino, lui, mantovano, che si è opposto al sodalizio col fascismo che altri atleti prima di lui avevano accettato, quel giorno vinse nella casa del nazional socialismo tedesco, davanti ai più alti collaboratori di Hitler, che da li a poco avrebbero travolto l’Europa con una guerra straziante.
Con la caparbietà di chi sa cosa vuol dire resistere.
Tazio Nuvolari, il mantovano volante, eroe Italiano ricordiamolo, non fascista.
Autore
Giuseppe Serra