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Capitolo
E così le nostre strade si dividono, senza un lieto fine forse, al termine di una cavalcata gloriosa che dura da quattro anni. Fa male sapere che bisogna dirti addio con ancora l’amarezza in bocca della bruttissima sconfitta. Ma le quattro stagioni di Simone Inzaghi, per il popolo nerazzurro, valgono più delle partite giocate male, delle finali perse. Queste quattro lunghe stagioni del Demone sono state un punto di partenza, dedite a riportare l’FC Internazionale in alto, dove merita di stare.
Abbiamo gioito, vinto, pianto; ci siamo arrabbiati, ci abbiamo creduto – e tutto questo grazie allo straordinario lavoro del nostro mister. Perché riuscire a creare quell’unione tra i singoli della squadra e i suoi tifosi è qualcosa che solo i fuoriclasse possono fare. E anche se avrebbe potuto vincere qualcosa in più (e non importa), ha reso squadra questa Inter, dopo gli anni bui.
Simone ha creduto nel progetto e lo ha incarnato nel suo interismo più sfrenato. Ha reso competitiva una squadra non ricolma di fenomeni – anzi, forse un vero fenomeno in grado di spaccarti le partite non c’è mai stato – ed è riuscito a mettere al primo posto il lavoro rispetto alle esigenze dei singoli, chiedendo sacrificio e reinventando i suoi interpreti. E questo lo puoi fare solamente se hai piena fiducia da parte della tua squadra. E la fiducia la ottieni se sei un fuoriclasse.
In quattro stagioni ha conquistato 1 Scudetto, quello della seconda stella nel 2023/24, 2 Coppe Italia (2021/22 e 2022/23), 3 Supercoppe italiane consecutive (2021, 2022, 2023) e ha portato l’Inter a 2 finali europee in tre anni:
quella di Champions League nel 2023, persa con onore contro il Manchester City,
E l’ultima, lo scorso sabato, chiusa con amarezza.
Numeri, certo. Ma anche identità, stile, appartenenza.
Nonostante lui e il suo manipolo di eroi siano stati sonoramente sconfitti nella partita più importante della loro carriera, resta tutto quello che è stato fatto prima. Resta il percorso, il lavoro, il gruppo che si è creato, la passione, le gioie, il ventesimo scudetto, le coppe sollevate a testa alta.
Tutto questo non verrà dimenticato. Tutto questo non verrà messo solamente nella scatola dei ricordi, ma rimarrà inciso nelle anime nerazzurre. Questa società deve tanto a Simone, perché è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi e ad esprimere un calcio che, anche se criticato, ritengo meraviglioso.
Una squadra che non si era mai vista a San Siro: bella, efficace, forte, veloce, instancabile. E non importa se ci salutiamo con la sconfitta peggiore che potesse capitare: l’importante è quello che è stato lasciato a chi verrà. L’importante è che ci hai portato a giocarcela, quella maledetta finale, per due volte in tre anni. Hai dato lustro alla società, hai sbaragliato la concorrenza, hai fatto qualcosa di storico.
E te ne sarò per sempre grato. Grazie, Simone – sperando che sia un arrivederci. E grazie, Demone, perché senza di te l’interismo non sarebbe arrivato a questo livello.
Ora buona avventura con il club Al-Hilal
Sempre con te, nel bene o nel male.
Autore
Giuseppe Serra