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Ci sono delle notti nella meravigliosa storia del gioco del pallone che sono destinate a rimanere impresse nella memoria degli appassionati per molto tempo.
Il 22 maggio dello scorso anno, a Dublino, andava in scena la finale di Uefa Europa League e ad affrontarsi in quel duello all’ultimo sangue la Dea, l’Atalanta di Gasperini, e gli Imbattuti, il Leverkusen di Xabi Alonso.
Due squadre meravigliose nell’espressione calcistica, di distacco tra le migliori d’Europa per come trattavano il pallone e per il modo in cui gli interpreti adempievano perfettamente alle filosofie degli allenatori.
Da una parte una squadra che ha sfiorato la finale di Champions League qualche anno prima e che propone un gioco straordinario, condita dall’europea italianità di Gasperini; dall’altra la squadra più in forma della stagione, 51 partite giocate, 0 sconfitte e già due trofei in bacheca, il campionato tedesco e la coppa di Germania, capitanata da una leggenda del calcio giocato, Xabi Alonso.
L’Atalanta, come spesso è accaduto, arrivava da sfavorita, con mezzo mondo convinto che il Leverkusen, sull’onda dell’entusiasmo per la stagione (quasi) perfetta, avrebbe fatto di un sol boccone i bergamaschi.
“Ma il calcio è strano Beppe” e i pronostici valgono poco e niente, perché l’ultimo giudice è sempre il rettangolo verde: lì dove si concretizza l’essenza di questo sport, undici contro undici a lottare per la gloria e, quando c’è bisogno di lottare, l’Atalanta non si tira indietro.
Gasperini lo sa, lo sanno i suoi giocatori che lo seguono come si seguono i generali in battaglia, con gli occhi affamati e il bisogno di riscatto per una terra, per un popolo che ha sofferto troppo in questi anni.
La partita comincia e la Dea sembra avere una marcia in più fin da subito, i tedeschi non riescono a prendere le misure e corrono meno. La posizione di Ademola Lookman è difficile da interpretare per la difesa avversaria, tra le linee fa quello che vuole dialogando alla perfezione con De Ketelaere e trovandosi magicamente con Scamacca, l’ariete offensivo dello schieramento. Dietro di loro Emerson, polmone del centrocampo atalantino, supportato dall’estro e dalla raffinatezza dell’olandese Koopmeiners, che con i suoi piedi dipinge delle traiettorie che spaccano a metà i reparti del Leverkusen. Sulle fasce Ruggeri e Zappacosta corrono per tre e il trio difensivo Kolasinac-Hien-Djimsiti non sbaglia niente, compatto ed unito respinge ogni tentativo di attacco verso la porta di Musso.
Pronti via! all’undicesimo minuto l’Atalanta sfonda sulla corsia di destra aprendo un corridoio importante. Un pallone tagliato all’indietro verso il dischetto dell’area di rigore, i difensori del Leverkusen ci cascano in pieno, seguono il taglio dei tre uomini che avevano tirato dritto verso la porta e da dietro, defilato, sbuca all’ultimo Lookman che in corsa deve solo spingerla in porta. 1-0, Bergamo sogna e l’Italia con loro.
Non passano nemmeno 15 minuti dal primo goal che il Bayer sembra ancora addormentato e continua a sbagliare in impostazione, regalando palloni alla macchina letale messa insieme da Gasperini. Ed eccolo, rinvio sbagliato e pallone che arriva sui piedi del numero 11 nerazzurro, Ademola Lookman. Ha tempo di ragionare, la linea difensiva avversaria non accorcia per andarlo a pressare e allora può prendersi lo spazio per inventare: qualche piccolo tocco per posizionarsi meglio con il corpo e per attrarre nella trappola Granit Xhaka, dandogli l’illusione di poter intervenire su quel pallone. Ma con una funambolica sequenza di tocco e movimento del corpo Ademola lo lascia secco sul posto facendogli passare la palla sotto le gambe e aprendo il piazzato per concludere a rete; la traiettoria è perfetta e il pallone si insacca alle spalle del portiere. “L’ha fatto bello impossibile!” dice Marinozzi in telecronaca citando Gianna Nannini, e Bergamo esplode d’entusiasmo. 2-0, ci si crede davvero ora!
Il primo tempo finisce dopo qualche tentativo di risposta pressoché innocuo dei tedeschi, che si trovano costretti ad inseguire, consci però che la partita finisce al 90’ e che 45 minuti nel calcio non finiscono mai, soprattutto in una finale, soprattutto se ci arrivi da imbattuto.
Nella ripresa il Leverkusen entra più convinto in campo, ma il copione è simile a quello della prima metà di gioco, con un’Atalanta straripante fisicamente e qualitativamente. I bergamaschi sanno di poter difendersi dalle ondate disordinate degli avversari, si abbassano un po’, ma continuano ad esprimersi alla grande, aspettando la chance per chiuderla definitivamente.
I minuti passano e il cronometro dice 75’. Pasalic, entrato dalla panchina, sradica il pallone a Hincapié e verticalizza subito andando da Scamacca, che ha una prateria davanti a sé prima di incontrare i difensori tedeschi. Potrebbe andare da solo, ma con un guizzo scarica la palla a sinistra, dove ancora una volta pesca Lookman, che tocca il pallone al limite dell’area e accelera improvvisamente puntando Tapsoba: doppio passo, finta di corpo e calcia ad incrociare sul secondo palo. Frazioni di secondo di silenzio, il fiato sospeso in uno stadio che si è fatto muto pronto ad esplodere. La rete si gonfia e il boato si sente da Bergamo, non ci crede nessuno, 3-0! Ce l’hanno fatta, Gasperini e i suoi chiudono la partita. Lookman fa il fenomeno e si porta a casa il pallone, in telecronaca un meraviglioso Marinozzi si lascia andare “Ademola-MIA! É lui l’eroe della serata, la stella più bella nella notte di Dublino, ne ha fatti tre!”
Il triplice fischio che decreta la fine del match è accompagnato da una festa incredibile, a Dublino coi giocatori e i tifosi in trasferta e a Bergamo per le vie di una delle città più belle d’Italia. Perché la filosofia dell’Atalanta incarna perfettamente il suo popolo, la tenacia, la grinta, l’anima, il cuore, il non mollare mai anche solo quando sei tu a crederci, il sapersi rialzare dopo le critiche, i momenti difficili, così come la città per cui gioca; per quel popolo che più di tutti forse ha sofferto durante l’epidemia di Covid.
Citando Caressa dopo la vittoria italiana degli Europei 2021: “È per tutti quelli che hanno sofferto, per quei mesi terribili che sembravano senza speranza. Per le persone care che non ce l’hanno fatta, che lo sapete che sono lì accanto a voi! Per chi ha rubato 10 minuti di sonno accasciato sulla scrivania pronto a ricominciare per salvarne un altro! Per quelle bare sui camion. Per i giorni passati a sentire solo ambulanze e per il coraggio di riprendersi, di lottare, di tornare a sorridere. Per il coraggio di stare insieme”.
E Bergamo si è rialzata, insieme, con forza, rispondendo sul campo, prendendosi una rivincita che serviva a tutti. Se esiste un Dio del calcio, sicuramente è passato da quella meravigliosa provincia.
Un’anno fa l’Atalanta veniva incoronata regina d’Europa, e con lei l’Italia e il suo calcio, alla faccia di chi ci dava per spacciati.
Viva il Futbol, siempre!
Autore
Giuseppe Serra