Sally Rooney nasce nel 1991 a Castlebar, in una contea sulla costa ovest dell’Irlanda. Studia letteratura inglese al Trinity College di Dublino e poco dopo comincia a pubblicare prima un paio di poesie, poi un racconto e infine i libri che la portano alla fama internazionale: Conversations with friends (2017), Normal People (2018), Beautiful World, Where Are You (2021) e infine Intermezzo (2024). Tutti i suoi romanzi sono ambientati in Irlanda, tra le grandi città di Dublino, Sligo, Cork e i paesini delle zone rurali della sua infanzia; i suoi personaggi riflettono le persone che avrebbe potuto conoscere a scuola, incontrare per strada o al supermercato: non grandi eroi ma protagonisti di piccole eppure complesse realtà fatte di sentimenti, di relazioni e di difficoltà ad entrare nel mondo adulto.
Negli anni Novanta in cui Rooney vive la sua infanzia l’Irlanda è ancora spaccata a metà dai cosiddetti Troubles, il conflitto che imperversa dalla fine degli anni Sessanta fino al 1998 nell’Irlanda del Nord, tra le forze protestanti unioniste e leali al Regno Unito e quelle cattoliche che vogliono sottrarre l’Irlanda del nord al controllo inglese. Sono anni estremamente violenti per il paese, anni eredi dell’antica occupazione e supremazia del Regno Unito sull’isola irlandese che per secoli ne aveva sottomesso la popolazione. Dopo una prima vittoria con la creazione della Repubblica d’Irlanda nel 1922 le divisioni interne, spesso definite di matrice religiosa e etnonazionalista, non sono diminuite. Da un lato si formano gruppi paramilitari come il Provisional Irish Republican Army (IRA), dall’altro le forze armate inglesi e la polizia spesso a loro leale. Per trent’anni si susseguono proteste, atti di disobbedienza civile, barricate, massacri e azioni terroristiche da entrambe le parti.
Tristemente nota tra le stragi è quella del Bloody Sunday del 1972 a Derry, città di confine tra le due Irlande in cui l’esercito inglese spara a tredici uomini irlandesi durante una marcia di protesta. L’avvenimento non fa altro che intensificare la spirale della violenza e l’IRA risponde piazzando delle bombe nel centro di Belfast, mentre i successivi tentativi di soluzioni diplomatiche falliscono uno dopo l’altro.
Situazioni simili continuano a presentarsi per i due decenni seguenti, fino a un primo e poi secondo tentativo di un cessate il fuoco, nel 1997. Allo stesso tempo, grazie alla mediazione di forze esterne, tra cui il senatore americano George Mitchell, tutti i partiti politici irlandesi si siedono ai tavoli per discutere il documento che diventerà il Good Friday Agreement del 1998 - più tardi approvato dalla cittadinanza con un referendum. Le basi di questo nuovo accordo sono la condivisione del potere tra protestanti e cattolici, rappresentati rispettivamente da una parte da Democratic Unionist Party e l’Ulster Nationalist Party e dall’altra da Sinn Féin e Social Democratic and Labour Party.
Il processo diplomatico ha permesso così di costruire la pace dove da secoli mancava, ad eliminare i muri e le barricate e le divisioni tra vicini anche nella lacerata città di Derry, dove oggi sono tante le bandiere palestinesi e le manifestazioni in supporto alla liberazione di quel popolo.
Rooney cresce, più avanti, anche in un’Irlanda finalmente pacificata, dopo secoli di occupazione e violenze. Lei, che nei suoi libri concentra così tanta attenzione sulle relazioni, sui rapporti complicati, difficili, devastanti e bellissimi che legano le persone, che ci fanno credere di essere molto più vicini che lontani, mostra fin da subito una posizione chiara sulla questione palestinese.
Nel suo libro di maggior successo, Normal People, edito nel 2018, descrive in una scena i suoi protagonisti partecipare a una manifestazione contro la guerra a Gaza. Sono diverse le riflessioni sullo stato del mondo anche nei libri successivi, ma dalle parole Rooney passa anche all’azione: nel 2021 prende parte al movimento BDS (Boycott, Disinvest, Sanctions) quando si rifiuta di vendere i diritti di Beautiful World, Where Are You alle case editrici israeliane per boicottare le attività culturali dello stato. Lo stesso accade con l’uscita di Intermezzo, e in tutto il tour promozionale del romanzo la scrittrice parla dell’occupazione israeliana in Palestina e del sistema di apartheid sotto cui i palestinesi sono costretti a vivere, chiedendo ai suoi lettori di “continuare a protestare, alzare la voce e esigere una fine per questa guerra orribile” .
Ad agosto 2025 Rooney tratta in un articolo per The Irish Times delle proteste in atto in tutto il Regno Unito contro in genocidio in Palestina, in cui più di cinquecento persone sono arrestate a causa del loro supporto al gruppo Palestine Action. Nato nel 2020, si occupa di azioni di disobbedienza civile e occupazioni di fabbriche di armi per sollevare l’attenzione mediatica sulla causa palestinese e il coinvolgimento inglese nel genocidio in corso. Quest’estate, dopo che gli attivisti avevano vandalizzato alcuni aeroplani dell’esercito, il governo inglese ha dichiarato l’organizzazione “terrorista”, aprendo così la possibilità di arrestare e condannare fino a quattordici anni chiunque la supporti. Rooney nell’articolo spiega di essere anche lei una di queste persone, anche se ciò la rende una “sostenitrice del terrore” per la legge britannica, e di aver devoluto parte dei proventi delle vendite dei suoi libri - distribuiti da tutte le librerie britanniche - e delle serie tv tratte da essi - prodotte dalla televisione di stato, la BBC - all’organizzazione Palestine Action.
“We are not the story; the Palestinian people are the story. They are begging people to give them a voice. Palestine Action has been among the strongest of those voices in the UK, taking direct steps to halt the seemingly unstoppable machinery of violence. We owe their courageous activists our gratitude and solidarity. And by now, almost two years into a live-streamed genocide, we owe the people of Palestine more than mere words.” - Rooney, The Irish Times, 16 agosto 2025
[“Non siamo noi la storia; le persone palestinesi sono la storia. Stanno scongiurando le persone di dargli una voce. Palestine Action è stata tra le più forti di queste voci nel Regno Unito, compiendo azioni dirette per fermare l’apperentemente indomabile macchina della violenza. Dobbiamo ai suoi coraggiosi attivisti la nostra gratitudine e solidarietà. Ad ora, dopo quasi due anni di un genocidio trasmesso in diretta, dobbiamo alle persone della Palestina più di mere parole”]
La scrittrice ha recentemente vinto lo Sky Arts award for literature ma non si è presentata in territorio inglese per accettarlo, temendo di essere potenzialmente arrestata per le sue convinzioni.
“So che non devo dirvi che dipingere con la vernice spray degli aerei non costituisce un atto terrorista e nemmeno supportare le persone che lo fanno lo è, così come i musicisti irlandesi che rappano e supportano le persone palestinesi non sono terroriste” dice il cantante irlandese Hozier in un discorso durante il suo set nel festival di Reading a fine agosto. All’anagrafe Andrew Hozier Byrne, il musicista fin dall’inizio della sua carriera - quando è salito al primo numero delle classifiche con Take me to church - porta avanti battaglie che riguardano i diritti civili e a ogni suo concerto prende del tempo per sostenere le cause a cui tiene. E’ un atteggiamento che l’ha fatto etichettare come “troppo politico” agli occhi della BBC, che in questo frangente ha deciso di non trasmettere la sua intera performance.
Nonostante la censura, le sue canzoni parlano per lui; ancora una volta un irlandese nato all’inizio degli anni Novanta utilizza la sua arte per veicolare i valori in cui crede e, in questo caso, anche per sostenere la causa palestinese. Dopo aver già celebrato le figure importanti dei movimenti per i diritti civili in Nina Cried Power (2019), arriva diretto al punto con Swan Upon Leda (2022). Qui il racconto mitologico della prevaricazione di Zeus sottoforma di cigno su Leda diventa il mezzo narrativo per parlare di stupro, accesso all’aborto e occupazione territoriale in Palestina. E’ un suo tentativo di risposta alla cancellazione, negli Stati Uniti, della sentenza Roe v. Wade e una rielaborazione del pensiero di Mona Eltahawy, che si riferisce ai sistemi che mettono in pericolo le donne come “la più antica forma di occupazione” (qui) .
Negli ultimi mesi oltre a Rooney e Hozier anche altri artisti irlandesi - tra cui Kneecap e Fontaines DC allo stesso festival di Reading - e internazionali si sono esposti in sostegno del popolo palestinese e hanno creato diverse petizioni e iniziative, come Artists For Palestine.
Il contributo della scrittrice e il cantante restano particolarmente interessanti nel testimoniare, fin dall’inizio del conflitto israelo-palestinese, le somiglianze con quanto avvenuto in Irlanda. Ma è proprio grazie a questo parallelismo che possiamo trovare un esempio virtuoso della risoluzione di una crisi, la possibilità di fermare la spirale della potenza e, grazie alla pressione internazionale e i processi diplomatici, tentare di ricostruire la pace tra due popoli a lungo invisi.
“Sono stato inorridito e affranto insieme al resto del mondo dalla violenza brutale e ingiustificata messa in atto contro innocenti civili israeliani dai militanti di Hamas, e da quella che ha creato perdite di innocenti vite palestinesi attraverso la sproporzionata risposta dei bombardamenti israeliani su una Gaza assediata, dall’uccisione dei palestinesi in Cisgiordania e dalla continua politica di punizioni collettive che contravvengono alla legge internazionale.
Non c'è nessuna giustificazione per l’uccisione indiscriminata di civili. La perdita di una vita umana è una tragedia e ognuna che ci si aggiunge una successiva ferita al nostro collettivo senso di umanità e la sua preziosità. Il mio affetto va ai nostri fratelli e sorelle delle comunità ebraiche e arabe mentre il linguaggio della deumanizzazione viene usato nei nostri schermi e nel discorso pubblico. Quest’incubo in corso è l’orrido promemoria dell'abietto fallimento dei governi occidentali nell’essere onesti mediatori di pace tra Israele e Palestina.
E’ incosciente che i governi del nostro lato del mondo (molto dei quali hanno permesso e ignorato la crisi per anni) non domandino un immediato cessate il fuoco e un’investigazione indipendente davanti a questa catastrofe umanitaria, e non si impegnino per creare una pace significativa e durevole nella regione con rinnovato senso di urgenza.
Incoraggio ciascuno a contattare i propri rappresentanti, firmare petizioni e organizzarsi per raggiungere l’obiettivo di un cessate il fuoco con una strada verso uno scenario di pace che riconosca il diritto alla sicurezza, la dignità e la vera libertà a entrambi i popoli. Libertà dall’occupazione e libertà da questo ciclo di violenza.
Un impegnato coinvolgimento internazionale ha aiutato a portare la pace all’isola dell’Irlanda, da cui io vengo; devo credere che possa farlo di nuovo se la volontà politica e la pressione per farlo siano abbastanza forti. L’alternativa è un inimmaginabile fallimento della nostra leadership politica nel levarsi a sostegno dell’umanità e della legge internazionale, i cui effetti saranno percepiti per innumerevoli generazioni.” - Hozier, Instagram stories, ottobre 2023
altri link utili:
https://en.wikipedia.org/wiki/Sally_Rooney
https://en.wikipedia.org/wiki/The_Troubles
https://en.wikipedia.org/wiki/Good_Friday_Agreement
https://www.youtube.com/watch?v=ho5ja2trqrs&list=WL&index=105
https://www.ilpost.it/2025/09/19/sally-rooney-non-va-piu-nel-regno-unito/
Autore
Clara Dall’Aglio
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