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“Sei partita via, sembravi fuggire. Sarà colpa mia che non so capire.”
Sono questi i primi due versi della canzone che Ernia dedica a sua sorella che abita lontano, si chiama Berlino e ti invito ad ascoltarla mentre leggi.
Le canzoni hanno un modo buffo di trovarti, arrivano sempre al momento giusto. C’è chi le chiama coincidenze ma io non ci credo. Penso che siamo noi che continuiamo a cercare incessantemente, senza rendercene conto, quello che vorremmo sentirci dire nelle pagine dei libri, nelle scene di un film o come in questo caso nella voce di uno sconosciuto e che l’arte, in tutte le sue forme, senta il nostro richiamo.
Scrivo questo articolo dalla biblioteca dell’Università della Lapponia in Finlandia dove sono da quasi un mese. È la prima volta che sono così tanto lontano da casa e per così tanto tempo. Quest’esperienza mi ha riempito di fame di vita altrove, di trovare nuovi posti, nuove persone per scoprire cose che di me non so ancora, come quelle che ho scoperto qui. Il mondo mi sembra a portata di mano da qua, non so se perché sono vicina ai suoi punti più alti o perché ogni giorno parlo con persone che vengono da posti che non ho mai visto.
La prima volta che ho sentito questa canzone mi sembrava che le parole di Ernia le stesse pronunciando mio fratello, hanno entrambi lo stesso modo protettivo e un po’ frastagliato dei fratelli maggiori di dimostrare affetto.
“Suonerà un carillon per tutte quelle sere che
In una via che non so passerai nelle tenebre
Leva ogni convinzione, sono come le ortiche
Se vuoi una direzione, lascerò le molliche”
Ho avuto la fortuna di nascere con le spalle coperte, qualsiasi cosa io abbia fatto mio fratello l’aveva già vissuta e poteva mostrarmi la direzione. Siamo entrambi tremendamente testardi quindi spesso il suo modo un po’ da orso di dare consigli è spesso finito in un bisticcio ma sono comunque momenti che tengo vicino al cuore. Studiare all’estero è una delle poche cose che sono stata io a fare per prima nella mia famiglia. Non posso fare a meno di immaginarmi così i suoi pensieri questo mese: l’ansia di pensarmi da sola in una strada buia che non conosce e il desiderio di volermi comunque aiutare.
“Tu sei svelta perché cammini come papà.
E siamo simili, ma lì ti liberi.
E non ti limiti più”
In Finlandia mi sono sentita senza confini, libera di capire chi sono lontana dalle persone che amo e ho scoperto di saper fare più cose da sola di quanto pensassi. Mi sento un po’ egoista a scrivere queste parole perché non mi è mai mancato niente e so quanto sono amata, eppure c’è qualcosa di elettrizzante nello scoprire se stessi lontani dalla vita di sempre.
“A volte, so, ti senti come non capissi
Sei andata via come se andando punissi
Chi non ci ha mai creduto, però in questo ti sbagli
Basta tu chieda aiuto che facciamo i bagagli”
Questi versi hanno il sapore rassicurante del sapere che il posto e le persone che chiamo casa mi aspettano, che forse non capiscono questo bisogno di andarmene lontano ma mi sostengono.
Forse avete riconosciuto il ritornello dal trend di Tik Tok che ho l’impressione ne travisi un po’ il significato (ma l’arte è bella perché ognuno ci vede quello che vuole). Per me questa non è la canzone di un padre e una figlia o almeno non solo. Sono le parole per chi sente il bisogno di andare via, per ritornare più vicina alle persone che ama, di chi ha bisogno di una canzone per esprimere come si sente. Fa sempre un po’ paura condividere articoli che assomigliano più a pagine di diario che ad un pensiero coerente, ma se qualcuno avrà letto fino qui è perché conosce la tensione tra il voler andare lontano e sapere di ferire le persone che restano, se con queste righe ho fatto sentire anche una sola persona più compresa vale la pena di mostrarsi così fragili.
Queste cose io e mio fratello non ce le siamo mai dette, eppure in qualche modo sento che questa canzone le ha dette per noi.
Autore
Anna A. Rizzo