2
Don Chisciotte è da sempre un avido lettore: divora tutti i grandi classici del suo tempo e si immerge nelle storie che raccontano. Si immerge a tal punto da non riuscire più a distinguere ciò che è reale da ciò che è finzione. Convinto di essere anche lui un protagonista dei suoi romanzi, inizia un viaggio al fianco del fedele Sancio Panza per “strappare la gioia ai giorni futuri”. Chisciotte è un sognatore e crede nelle possibilità, nelle visioni, crede in un futuro senza ingiustizie. L’11 giugno al Teatro al Parco di Parma “Chiscia” - come lo chiama il suo fidato compagno - ci ha accompagnati in uno spettacolo itinerante tra il verde del Parco Ducale. Insieme a lui c’era il Teatro dei Venti, diretto da Stefano Tè, che con musica dal vivo, trampoli e costumi incredibili ha commosso e divertito il pubblico di grandi e piccoli. Abbiamo visto minacciosi soldati travestiti da pecore, diavoli in carne ed ossa, giganti mascherati da mulini e abbiamo fatto il tifo per Chisciotte ogni volta che trovava la forza per affrontarli, nella speranza di un mondo migliore. L’amore per Dulcinea è sempre stato il motore di Chiscia. Solo l’amore ci dà la forza di lottare e di vincere i mulini, di immaginare un posto migliore nel quale è finalmente possibile realizzare questa “gioia dei giorni futuri”. Ma dopo tante sconfitte, l’amore è ancora sufficiente? Chiscia vorrebbe insegnarci che cadere significa solamente avere la possibilità di rialzarsi e continuare a combattere per dimostrare il suo amore per la vita, ma oggi il finale cambia. Oggi Chisciotte non riesce più a rialzarsi: “che senso ha lottare se i giganti nemmeno ti vedono?”. Chisciotte non è sconfitto, ma è perso. Nel nostro presente Chiscia non può che rimanere un folle sognatore. Viviamo in un mondo con 56 conflitti armati in corso, dove i bambini muoiono, i giovani scappano, gli anziani restano indietro. È troppo anche per il più coraggioso dei cavalieri. “Per l’allegria e la giustizia questo mondo è poco attrezzato”. Questa volta è Sancio Panza che prende parola per difendere l’amico abbandonato e rimproverarci di esserci abituati ad un mondo di ingiustizie, ad un mondo in cui le persone soffrono e non si ascoltano, ad un mondo in cui neanche l’amore e l’immaginazione possono essere armi di pace. Forse - come sostiene la compagnia - il teatro non è più sufficiente per cambiare la realtà, forse bisogna arrendersi al fatto che ciò che viene detto su un palco non provoca nessuna rivoluzione, che Chiscia non cambierà il corso degli eventi, ma Chiscia ci ha insegnato che l’indifferenza è la peggiore malattia. Non abituiamoci. Lottiamo anche se nessuno ci vede. Strappiamo la gioia ai giorni futuri. Gridiamo: “Palestina libera!” - qualcuno magari ci sentirà.
- articolo di Margherita Galeotti
video e foto di Clara dall’Aglio
Autore
Margherita Galeotti
Clara Dall’Aglio
Potrebbero interessarti:
