1
La libertà: un termine difficilmente definibile.
Il dizionario si scopre impacciato e claudicante in quelle pagine. Cerco Lib- sulla Treccani e - stupore! - noto che c'è un desertico vuoto, come se le lettere nelle pagine di quella sezione fossero ricadute l'una sull'altra, quasi vergognose, per nascondersi alla nostra lettura.
Leggo il lemma in una preghiera biascicata in cui rimbombano, ripetitivi e vani, i concetti di Stato, Diritto, Individuo. In quel momento mi rendo conto che non ci ho capito niente, che sono sbagliato, che non ho idee giuste, tali che possano raggiungere il ricercatissimo allineamento col buonsenso comune.
Crediateci o meno, per me la Libertà non costituisce un problema sociale cui si possa porre rimedio. L'ho sempre considerata un arto amputato, di cui si percepisca il prurito nei momenti più inopportuni, la sua presenza-assenza. Perciò gratto, scortico, lacero dentro di me in cerca di questa cosiddetta libertà, accorgendomi però che non c'è, non c'è nel quotidiano. Questa sensazione, la conosce bene chi ha perduto una parte di sé di cui prima faceva uso inconsapevole.
Per esemplificare traendo spunto dalla vita vera, posso dire che ogni mia giornata prevede un rituale automatico e inalterabile, durante il quale non ho contezza di me. Sono schiavo della routine. Suona la sveglia delle sette; dal letto scende un piede; poi l'altro, fiacco, azzecca al primo tentativo la posizione della ciabatta. Ma cos'è questa ciabatta se non il finitimo ostacolo alla libertà del piede? Mi rendo conto che il discorso sta scadendo in una retorica banale, che, tuttavia, vuol mostrare come in ogni istante la vita ponga il suo giogo sopra l'uomo.
L'unico sollievo rimane quello di spingere il giogo in due, con l'aiuto di un Altro: la libertà non consiste in nient’altro, se non nello scegliere con chi condividere la sofferenza. In questo senso,
«Libertà non è uno spazio libero,
Libertà è partecipazione».
Autore
Niccolò Delsoldato