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Siamo di fronte ad una guerra caldissima: quella fra Russia e Usa pare una faida destinata a perpetuarsi ancora a lungo, senza mai essere esplicitamente dichiarata né smentita. Ironia della sorte, questo agosto è cominciato all’insegna di un conflitto freddo.
A più di sessant’anni dalla crisi missilistica di Cuba, l’evento che certamente ha più avvicinato l’umanità ad un tracollo totale, il Presidente Trump sembra non aver imparato nulla dal terrore che i cittadini del mondo hanno provato alla minaccia di una guerra nucleare. Anzi, la politica del buon Donald pare tutta tesa ad esasperare la paura. Ammesso pure che gli statunitensi sono noti per la loro propensione alla spettacolarità, alla fanfara e al sensazionalismo, qui non stiamo parlando di battaglie fra soldatini. Perché mentre JFK aveva deciso di farsi grosso di fronte al leone sovietico sfoggiando materiale bellico fasullo, forse consapevole dei rischi che un dispiegamento di pericoli reali avrebbe comportato, Trump non si è posto il problema di spostare sottomarini presso il confine russo, ognuno dei quali dotato di testate nucleari che, nel loro insieme, sarebbero capaci di distruggere un intero continente.
Il motivo per cui rischiamo il nostro futuro? Uno scambio di minacce e insulti sui social tra l’ex presidente del Cremlino Dmitry Medvedev (ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa) ed il nostro amante dei dazi, Donald Trump.
Si sperava che l’antica amicizia tra i due folli capi di Stato potesse creare un dialogo volto a dirimere la complicata questione dell’Ucraina, e invece... i due hanno deciso di competere a “chi ce l’ha più grosso”.
Sarebbe un peccato se miliardi di anni di storia del nostro Pianeta fossero cancellati con un tasto rosso a causa del capriccio di due bambocci troppo cresciuti.
Inutile soffermarsi a capire chi ha provocato per primo, poiché, in situazioni come questa, non ci può essere una parte della ragione. Esiste solo il lato del torto, che entrambe le controparti condividono.
Ciò che è interessante notare in tutta questa pentola a pressione è che il cosiddetto “Doomsday Clock” si è messo a ticchettare sempre più inesorabilmente e velocemente verso la mezzanotte.
Per chi non lo conoscesse, “l’orologio dell’Apocalisse” è stato creato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago.
In particolare, tra i fondatori del Bulletin c’erano alcuni dei fisici che avevano lavorato al progetto Manhattan per lo sviluppo della bomba atomica, come Albert Einstein e Harrison Brown, ma la creazione dell’orologio è generalmente attribuita al gruppo nel suo insieme, in collaborazione con l’artista Martyl Langsdorf, che realizzò il design grafico.
Appena dopo il bombardamento di Hiroshima, gli scienziati hanno capito che era stato varcato un punto di non ritorno. La minaccia di una guerra nucleare è sempre stata sottile e talvolta invisibile, e viene ultimamente presa sottogamba dai leader mondiali. Le più brillanti menti del dopoguerra avevano compreso che c’era bisogno di avvertire l’umanità attraverso un monito concreto e costante. L’orologio è pertanto diventato un modo immediato per comprendere quanto siamo vicini o lontani da una crisi irreversibile: non solo una guerra nucleare, ma anche cambiamenti climatici devastanti, o altre minacce che mettono a rischio il futuro del pianeta.
Ogni anno, un gruppo di esperti — scienziati, ex diplomatici e premi Nobel — si riunisce per decidere se spostare le lancette più vicino o più lontano dalla mezzanotte, riflettendo così lo stato attuale della sicurezza globale.
Il 28 gennaio di quest’anno i ricercatori e i direttori del Bullettin hanno annunciato che a mezzanotte- ovvero il termine della catastrofe- mancano solo 89 secondi.
La situazione mondiale è però in continuo sviluppo e l’orologio è quotidianamente aggiornato nel sito ufficiale del Bullettin of the Atomic Scientist (https://thebulletin.org/doomsday-clock/). Qui si trovano importantissime risorse realizzate dallo Science and Security Board (SASB) che, come riporta la descrizione sull’home page, “è un gruppo selezionato di leader di fama internazionale con una specifica attenzione ai rischi nucleari, ai cambiamenti climatici e alle tecnologie dirompenti”.
Per quanto gli articoli scientifici lì riportati possano risultare utili per una visione generale e reale delle dinamiche globali, la loro lettura è consigliata solo ai veri amanti dell’horror. Troverete la descrizione di una realtà in caduta libera verso il vuoto, testimoniata anche dal fatto che la lancetta verso la mezzanotte non procede secondo un regolare conto alla rovescia. Basta guardare l’ora dell’apocalisse nel corso degli ultimi anni per accorgersi che tale lancetta, di anno in anno, compie balzi imprevedibili.
Per l’appunto, sul sito si trova una sezione che riporta una dettagliata timeline del Doomsday clock dal ‘47 ad oggi. Per rendere bene l’idea, proviamo a schematizzare le date più significative della storia da questo terrificante punto di vista:
1947: 7 minuti a mezzanotte
1949: 3 minuti a mezzanotte
In autunno, in un sito remoto dell’Asia centrale, l’Unione Sovietica fa esplodere un ordigno nucleare — il cui progetto è molto simile a quello della bomba che gli Stati Uniti avevano usato contro il Giappone quattro anni prima. I sovietici negano il test, ma il presidente statunitense Harry Truman ne informa l’opinione pubblica americana, e così ha inizio la corsa agli armamenti.
1953: 2 minuti a mezzanotte
Avvengono i primi test della bomba ad idrogeno
1960: 7 minuti a mezzanotte
Le azioni politiche smentiscono la dura retorica delle superpotenze sulla “massiccia rappresaglia”.
Per la prima volta, Stati Uniti e Unione Sovietica cercano di evitare uno scontro diretto nei conflitti regionali, come durante la crisi di Suez del 1956. Progetti congiunti per creare fiducia e favorire il dialogo tra terze parti contribuiscono anch’essi ad attenuare le ostilità.
Molte di queste iniziative vengono avviate da scienziati: tra esse, la creazione dell’Anno Geofisico Internazionale, una serie di eventi scientifici coordinati a livello mondiale e destinati a sensibilizzare l’opinione pubblica, e le Conferenze di Pugwash, che offrono a scienziati sovietici e americani la possibilità di interagire
1963: 12 minuti a mezzanotte
Dopo la sventata catastrofe della crisi dei missili di Cuba, avvenuta l’anno precedente, e un decennio di test nucleari quasi ininterrotti, Stati Uniti e Unione Sovietica firmano il Partial Test Ban Treaty, che pone fine a tutti i test nucleari atmosferici.
Il trattato non vieta le sperimentazioni sotterranee, ma rappresenta il primo esempio di progresso concreto almeno nel rallentare la corsa agli armamenti. Segna inoltre la presa di coscienza, da parte di entrambe le nazioni, della necessità di collaborare per evitare l’annientamento nucleare.
1968: 7 minuti a mezzanotte
Mentre le superpotenze combattono la Guerra Fredda, in Asia infuriano conflitti ben più caldi.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam si intensifica, India e Pakistan si scontrano per il Kashmir nel 1965 e Israele, insieme ai suoi vicini arabi, riapre le ostilità nel 1967.
Come se non bastasse, Francia e Cina sviluppano armi nucleari per affermarsi come attori di rilievo sulla scena globale.
1991: 17 minuti a mezzanotte- l’ora più lontana mai raggiunta da quando il Doomsday clock è attivo
Con la fine ufficiale della Guerra Fredda, Stati Uniti e Russia iniziano a ridurre in modo significativo i loro arsenali nucleari.
Il presidente statunitense George H. W. Bush e il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov firmano il Trattato di riduzione delle armi strategiche (Strategic Arms Reduction Treaty, START), che riduce drasticamente il numero di armi nucleari strategiche dispiegate da entrambi i Paesi.
Ancora meglio, una serie di iniziative unilaterali porta alla rimozione dalla modalità di allerta immediata della maggior parte dei missili e dei bombardieri di entrambe le nazioni. Il Bulletin commenta: «L’illusione che decine di migliaia di armi nucleari siano una garanzia di sicurezza nazionale è stata spazzata via».
E così si susseguono oscillazioni che fanno a volte sperare, a volte disperare, fino al 2001, anno dell’attacco alle Torri gemelle, che segna un punto dalla cui criticità il mondo non si è più rialzato.
2002: 7 minuti a mezzanotte
Dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti manifestano una crescente preoccupazione per il rischio che armi nucleari possano finire nelle mani di attori non statali.
Tra le maggiori fonti d’allarme vi è l’enorme quantità di materiale nucleare a uso militare, spesso non messo in sicurezza — e talvolta nemmeno contabilizzato — presente in diverse aree del mondo.
Washington esprime inoltre la volontà di progettare nuove armi nucleari, in particolare quelle capaci di distruggere obiettivi fortificati e profondamente interrati. Rifiuta poi una serie di trattati sul controllo degli armamenti e annuncia l’intenzione di ritirarsi dal Trattato sui missili antibalistici (Anti-Ballistic Missile Treaty), firmato con l’Unione Sovietica nel 1972.
2007: 5 minuti a mezzanotte
La Corea del Nord effettua un test nucleare, mentre cresce, all’interno della comunità internazionale, la preoccupazione che l’Iran stia lavorando alla costruzione di una propria bomba atomica.
Nel frattempo, Stati Uniti e Russia restano pronte a scatenare una guerra nucleare nel giro di pochi minuti.
2015: 3 minuti a mezzanotte
Nonostante alcuni sviluppi lievemente positivi sul fronte della lotta al cambiamento climatico, gli sforzi attuali restano del tutto insufficienti a prevenire un riscaldamento globale catastrofico. Nel frattempo, Stati Uniti e Russia hanno avviato imponenti programmi di modernizzazione delle rispettive triadi nucleari, minando così i trattati esistenti sulle armi atomiche.
2018: 2 minuti a mezzanotte
L’avvertimento che il Science and Security Board lancia è chiaro, il pericolo evidente e imminente. È altrettanto chiara l’opportunità di ridurre questo rischio. Il mondo ha visto la minaccia derivante dall’uso improprio delle tecnologie dell’informazione e ha constatato la vulnerabilità delle democrazie alla disinformazione. Ma c’è un altro lato dell’abuso dei social media. I leader reagiscono quando i cittadini insistono perché lo facciano, e i cittadini di tutto il mondo possono utilizzare il potere di internet per migliorare le prospettive future dei loro figli e dei loro nipoti. Possono pretendere fatti e respingere le sciocchezze. Possono chiedere azioni per ridurre la minaccia esistenziale rappresentata dalla guerra nucleare e dal cambiamento climatico incontrollato. Possono cogliere l’opportunità di costruire un mondo più sicuro e più ragionevole.
2020: 100 secondi a mezzanotte
L’umanità continua a dover fronteggiare due pericoli esistenziali simultanei—la guerra nucleare e il cambiamento climatico—complicati da un moltiplicatore di minacce: la guerra abilitata dalla violazione della cyber sicurezza, che mina la capacità della società di reagire.
2023: 90 secondi a mezzanotte
Il Science and Security Board sposta in avanti le lancette dell’Orologio del Giudizio Universale, principalmente (ma non esclusivamente) a causa dei crescenti pericoli derivanti dalla guerra in Ucraina. Il conflitto ha sollevato profonde questioni sul modo in cui gli stati interagiscono, erodendo le norme di condotta internazionale che sostengono le risposte efficaci a molteplici rischi globali.
2025: 89 secondi a mezzanotte
Nel 2024, l’umanità si è avvicinata ancora di più alla catastrofe. Nonostante segnali inequivocabili di pericolo, i leader nazionali e le loro società non sono riusciti a fare ciò che serve per cambiare rotta. Spostando l’orologio di un solo secondo più vicino alla mezzanotte, il Science and Security Board lancia un segnale chiaro e allarmante: poiché il mondo è già pericolosamente vicino al precipizio, anche un solo secondo di spostamento deve essere interpretato come un segno di pericolo estremo e un avvertimento inequivocabile che ogni istante di ritardo nel cambiare direzione aumenta la probabilità di un disastro globale.
Beninteso, per quanto possiamo considerarci con un piede nella fossa, ciò non vuol dire che non possiamo più fare nulla: le lancette possono sempre essere spostate in senso antiorario. Ma occorre una sinergia di forze tra Stati e persone che non sembra intenzionata a convogliarsi. Di fronte alla grandezza di tali pericoli e l’inesorabile rotta di collisione cui il mondo sta avviandosi, che cosa possiamo fare noi comuni mortali?
Non c’è una risposta, o, quantomeno, nessuno è in grado di darcela con precisione.
Possiamo solo avere paura assieme, magari protestare, magari fare quelle piccole azioni virtuose che la nostra buona coscienza ci suggerisce.
Ma, per ora, continua ad esserci solo desolazione…
“Quali sono le radici che s'afferrano, quali i rami che crescono
Da queste macerie di pietra? Figlio dell'uomo,
Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci soltanto
Un cumulo d'immagini infrante, dove batte il sole,
E l'albero morto non dà riparo, nessun conforto lo stridere del grillo,
L'arida pietra nessun suono d'acque.
C'è solo ombra sotto questa roccia rossa,
(Venite all'ombra di questa roccia rossa),
E io vi mostrerò qualcosa di diverso
Dall'ombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi, o dall'ombra
Vostra che a sera incontro a voi si leva;
In una manciata di polvere vi mostrerò la paura.”
(Terra desolata, T.S. Eliot)
