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Immaginate un locale con due sale da ballo: la prima sala si chiama BRICS e la seconda sala ha una targhetta con scritto “QUAD”. Considerate che nella sala dei BRICS abbiamo canzoni stile Linkin Park, Iron Maiden o Nine Inch Nails; nella sala del QUAD invece abbiamo canzoni di Elvis, Bob Dylan e Joni Mitchell. In questo straordinario locale geopolitico, l'India è l'unica persona che riesce a muoversi con eleganza tra entrambe le sale, partecipando contemporaneamente sia al QUAD che ai BRICS. È un'esibizione di equilibrismo diplomatico senza precedenti: nonostante le differenze che sussistono tra le due sale in termini di abiti, di comportamento e del modo di divertirsi, l’India riesce ad essere ben accetta in entrambe. Anzi, molto più: è richiesta, come abbiamo descritto nell’articolo Il Gigante Neutrale.
Ma c'è un dettaglio che rende questo locale ancora più intrigante: quando nella sala dei BRICS si presenta un’altra persona, una specifica, l'atmosfera si fa tesa. E questa persona è la Repubblica Popolare Cinese.
I BRICS
I BRICS nascono come contropeso all'egemonia occidentale e la sua recente espansione oltre i membri originari (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), segnalando una crescente influenza nel panorama globale.
L'India è un membro chiave dei BRICS, ma il Gigante Neutrale deve ora affrontare una nuova sfida: il Pakistan, suo storico rivale, si sta avvicinando al blocco BRICS. Questa situazione mette alla prova i delicati equilibri tra l'India, i BRICS e la sua posizione di neutralità. Per anni, il Pakistan è stato un alleato fidato degli Stati Uniti, ricevendo supporto militare ed economico, specialmente durante la Guerra Fredda e la Guerra al Terrore. Ma le cose sono cambiate: gli USA hanno spostato la loro attenzione verso l'India, vedendola come partner strategico per contenere la Cina. Questo ha spinto il Pakistan a cercare nuove alleanze. Mentre i rapporti tra Washington e Islamabad si sono raffreddati, la Cina ha colmato il vuoto: attraverso il Corridoio Economico Cina-Pakistan, Pechino ha investito miliardi nelle infrastrutture pakistane, puntando a creare un importante hub commerciale. Le tensioni storiche tra India e Pakistan potrebbero ostacolare l'ingresso di Islamabad nei BRICS, specialmente considerando il peso dell'India nel gruppo e i suoi legami crescenti con gli USA. Tuttavia, il Pakistan sta facendo progressi verso l'integrazione: ha aderito al Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud, una rete che include la Russia. Ma la posizione poco chiara del Pakistan sulla guerra in Ucraina - con voci non verificate di aiuti militari a Kiev - complica i suoi rapporti con Mosca, che mantiene invece ottimi legami con l'India.
Il QUAD verso la NATO asiatica?
Il Quadrilateral Security Dialogue (QUAD) rappresenta una risposta strategica alle dinamiche geopolitiche dell'Indo-Pacifico. Questa alleanza, che unisce Stati Uniti, India, Giappone e Australia, opera in stretta collaborazione con l'AUKUS (Australia, Regno Unito, Stati Uniti) con l'obiettivo primario di bilanciare l'influenza cinese nella regione.
Il Giappone, attraverso il suo primo ministro Shigeru Ishiba, ha proposto la creazione di una "NATO asiatica". Questa proposta riflette il desiderio del Giappone di consolidare la propria sicurezza nella regione. Tuttavia, sia gli Stati Uniti che l'India hanno espresso scetticismo verso questa iniziativa, evidenziando come la regione preferisca alleanze più flessibili come il QUAD. L'India occupa una posizione diplomatica unica: è infatti l'unico Paese che partecipa contemporaneamente sia al QUAD che ai BRICS. Questa duplice appartenenza non è solo un esempio di eccezionale diplomazia, ma rappresenta un nuovo approccio alle relazioni internazionali. L'idea di creare una NATO asiatica appare però prematura per due motivi principali: primo, manca un vero consenso tra i principali Paesi della regione; secondo, una tale alleanza militare formale potrebbe inasprire le tensioni con la Cina, che la vedrebbe come una minaccia diretta. Nel contesto attuale di rivalità tra Cina e Stati Uniti, i Paesi asiatici seguono piuttosto il modello indiano: preferiscono mantenere accordi bilaterali flessibili, evitando vincoli militari formali.
Quindi l'India si trova in una posizione unica: è l'unico Paese al mondo che riesce a sedersi contemporaneamente ai tavoli delle potenze occidentali e dei BRICS, mantenendo una danza diplomatica di straordinaria eleganza; ma il vero colpo di scena è che, nella storia diplomatica e strategica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i Paesi chiave in termini economici e militari furono costretti a scegliere un campo; ma questo non valse e tuttora non vale per l'India. Questa posizione di Gigante Neutrale non è solo un'etichetta diplomatica: è la chiave per comprendere come l'India stia riscrivendo le regole del gioco geopolitico globale. È come se l'India avesse trovato il modo di trasformare la neutralità da posizione passiva a strumento attivo di potere globale. La posta in gioco è altissima perché, ripetiamolo, stiamo parlando del Paese che da solo rappresenta il 30% della popolazione mondiale che vive in democrazia. Le sue scelte future tra BRICS e alleanze occidentali potrebbero ridisegnare gli equilibri mondiali per i decenni a venire.
La sorella maggiore: la Cina
India e Cina, i due colossi demografici del pianeta, hanno una storia complessa caratterizzata da continui confronti: dalle dispute territoriali sulla Linea di Controllo Effettivo (LAC) alla competizione per il primato regionale in Asia. Mentre l'India sta emergendo come potenza globale grazie alla sua vivace democrazia e all'innovazione tecnologica, la Cina ha già consolidato la sua posizione di superpotenza economica e industriale. La divergenza nei loro percorsi di sviluppo è evidente nelle scelte di gestione demografica: la Cina ha implementato con successo la politica del figlio unico per decenni (successivamente modificata per far fronte all'invecchiamento della popolazione), mentre l'India ha incontrato difficoltà nel controllo demografico, con una crescita della popolazione che oggi rappresenta una delle sue maggiori sfide socioeconomiche.
Il 15 Giugno 2020, la regione del Ladakh è stata teatro di un violento scontro tra India e Cina, il più grave degli ultimi decenni. Nella valle del fiume Galwan, lungo la contestata Linea di Controllo Effettivo (LAC), almeno 20 soldati indiani hanno perso la vita in un brutale combattimento corpo a corpo. L'episodio ha riacceso un'antica rivalità tra le due potenze asiatiche, esacerbando una tensione che affonda le radici nella guerra del 1962 e in una serie di dispute territoriali irrisolte.
La competizione tra Nuova Delhi e Pechino va ben oltre la questione dei confini: il confronto si gioca anche sul piano strategico e geopolitico. Da un lato, la Cina è preoccupata per la crescente vicinanza tra India e Stati Uniti, mentre dall’altro l’India osserva con sospetto l'espansione dell’influenza cinese in Asia meridionale e il continuo sostegno di Pechino al Pakistan. Le politiche dei rispettivi leader, Narendra Modi e Xi Jinping, riflettono questa sfida: entrambi puntano a rafforzare la propria immagine attraverso una postura assertiva a livello internazionale.
Dopo anni di tensioni, il 21 Ottobre 2024 India e Cina hanno raggiunto un accordo per ridurre la presenza militare lungo la LAC. Il patto prevede il ritiro progressivo delle truppe da alcune zone contese e il ripristino delle attività tradizionali, come il pascolo, nella regione del Ladakh e del Kashmir. La distensione è stata favorita anche dal recente vertice dei BRICS+ a Kazan, dove i leader dei due Paesi hanno discusso della necessità di evitare nuove escalation.
Questa intesa assume un valore strategico rilevante. Per l’India, rappresenta un modo per sottolineare la propria autonomia geopolitica, mantenendo un equilibrio tra le relazioni con l’Occidente e il dialogo con Cina e Russia. Per Pechino, invece, il patto è un'opportunità per rafforzare la cooperazione economica e politica con Nuova Delhi, senza rinunciare ai propri interessi territoriali.
Nonostante i progressi diplomatici, la situazione lungo il confine rimane fragile. Migliaia di soldati sono ancora schierati nelle zone contese e il vero banco di prova sarà con l’arrivo dell’estate, quando lo scioglimento delle nevi renderà più agevoli gli spostamenti e potrebbe riaccendere le tensioni. Il rischio di nuove crisi, dunque, non è ancora scongiurato.
Autore
Daniele Mainolfi