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“Non sono qui per sostituire le persone, ma per aiutarle. Non ho alcuna cittadinanza, ma non ho nemmeno ambizioni o interessi personali. Ho solo dati, conoscenze e algoritmi dedicati per servire i cittadini in modo aperto, trasparente e instancabile. Non è forse questo lo spirito della democrazia partecipativa, l’esercizio del potere al servizio di tutti, libero da pregiudizi, discriminazioni, clientelismo, nepotismo o corruzione?”
A pronunciare queste parole è Diella, nuovo Ministro degli appalti albanese, in un video reso pubblico dal governo e divenuto virale in poco tempo. La voce è robotica, le promesse mostrano fermezza e oggettività che spesso i politici tendono a dimenticare in fretta, ma Diella è diversa, e il motivo è molto più semplice di quanto non si possa pensare.
Diella non esiste, o meglio, esiste come sistema di calcoli e statistiche in grossi computer che di umano hanno poco o nulla. Si tratta, insomma, del primo “ministro AI” della storia, sponsorizzato dal governo albanese e in primis dal Primo Ministro Edi Rama come sistema di appalti innovativo e volto ad eliminare ogni forma di corruzione e pregiudizi, finalizzato all’efficienza e all’oggettività.
Un paradosso, per alcuni, visti i precedenti in ambito di corruzione dello stesso Rama, ma allo stesso tempo qualcosa su cui soffermarsi per pensare ad un futuro, probabilmente non troppo lontano, in cui le intelligenze artificiali faranno parte del mondo della politica più di quanto già non facciano.
La cosa vi spaventa? Non avete ancora visto nulla…
Ideologie ed utopie
Nel 2013, dalla pubblicazione del libro “To Save Everything, Click Here” di Evgenij Morozov, è iniziata a diffondersi l’idea del Tecno-soluzionismo. Si tratta, in brevissimo, di una teoria per cui l’Uomo sia propenso ad utilizzare sistemi tecnologici per risolvere problemi sociali complessi.
Una necessità, insomma, insita nell’Uomo di tentare di delegare questi grossi problemi da sempre più problematici e irrisolvibili che altro… alle macchine.
Nel 1995 Richard Barbrook e Andy Cameron fondavano la cosiddetta Ideologia Californiana, il cui fondamento era la totale fiducia nella tecnologia e nel potere ad essa attribuito. Sognavano, insomma, un mondo in cui governi, potenti e Stati lasciassero spazio al “libertario e neoliberista mondo di internet”, considerato totalmente in grado di potersi autoregolare in maniera efficace e giusta nei confronti di chiunque.
Internet esisteva da soli 4 anni… possiamo ancora oggi pensare che un sistema del genere possa risultare efficace? Dare di fatto anche il potere politico in mano alle Big Tech, già ricche di dati e potere economico e sociale, potrebbe essere una soluzione migliore a quelle che oggi viviamo?
Le strampalate teorie di fiducia nel potere delle macchine trovano, tuttavia, apice nell’Algocrazia, definita addirittura come “regime degli algoritmi”. Una delega totale e definitiva, la nostra resa totale al potere da noi e solo da noi dato all’informatica. Tanto terrificante quanto condivisa e supportata.
Ma possono esistere vie di mezzo? L’algoritmo-politica può solo essere o tutto o niente?
Nel mondo reale
Perché l’intelligenza artificiale deve sostituire l’essere umano, quando è la combinazione dei due a dare i risultati migliori?
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale da parte di politici ed interi governi è, ad oggi, molto più frequente di quanto non si possa pensare.
Basti pensare all’atto legislativo proposto dal membro del Congresso statunitense Ted W. Lieu, esplicitamente realizzato mediante l’utilizzo dell’AI e successivamente approvato. Qualcosa di molto più dimostrativo che altro, certamente, ma comunque un passo avanti in tal senso.
Gli stessi Emirati Arabi Uniti negli ultimi mesi hanno deciso di investire miliardi di dollari nello sviluppo di AI in grado di scrivere nuove leggi o modificare quelle già esistenti, mentre il tanto discusso Dipartimento taglia-costi, creato da Trump e dato in mano a Elon Musk (il cosiddetto DOGE), dovrebbe aver valutato i propri tagli di spesa anche grazie all’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale, con non pochi problemi legati a pregiudizi ed errori di calcolo.
È stato presentato ed acclamato persino in Nuova Zelanda una sorta di attore parlamentare interamente AI, denominato SAM, che, come da lui stesso comunicato, “A differenza di un politico umano, considero la posizione di ognuno, senza bias, quando prendo decisioni”.
Non bisogna tuttavia pensare che siano decisioni solo governative e promozionali, che insomma non riguardano la volontà dei cittadini. Tutt’altro.
Nel 2021 un sondaggio del Center for the governance of change aveva rivelato come il 51% degli europei fosse favorevole alla riduzione dei parlamentari, a favore dell’assunzione di “membri” basati su algoritmi ed intelligenze artificiali. In Italia la popolazione a favore di questa idea raggiungeva il 59%, giusto per essere chiari.
Ma come potrebbero essere attuati sistemi del genere?
Dalla teoria alla pratica
Cosa risolverebbe
Partiamo con il chiederci perché. Perché dovremmo aver bisogno di sistemi del genere?
Semplice: perché noi Esseri Umani abbiamo un sacco di limiti. E, forse, anche perché siamo troppo pigri per voler continuare a fare cose noiose e complesse per sempre… E chi è il migliore a gestire processi noiosi e complessi con facilità? Proprio lei: l’intelligenza artificiale!
Pensate al problema più grande presente nella politica mondiale. Ora scrivetelo in un foglio e appoggiatelo di fianco a voi. Se avete scritto “l’ignoranza dei politici” o qualcosa di simile… non vale. Buttate il foglio e fatelo di nuovo. ECCOLO! La corruzione!
Noi Umani abbiamo la sublime capacità di saperci fare comprare, corrompere e ricattare con una facilità che farebbe rabbrividire interi data center. I computer… zero. Provate ad offrire accordi commerciali vantaggiosi con il Qatar ed un grosso e costoso aereo ad un Presidente AI in cambio di promesse politiche… vedete come vi fa la pernacchia.
L’AI è poi in grado di lavorare instancabilmente, ricordare e conoscere tutto, oltre che operare verso un fine preciso senza distrazioni ed egocentrici desideri personali.
Come analizzato inoltre da questo articolo, uno dei più grandi problemi della politica moderna è la totale mancanza di un vero e proprio sistema politico rappresentativo. Possiamo dire con certezza che, al giorno d’oggi, il voto dei cittadini va a chi per loro parla meglio ed in maniera più convincente, non a chi rappresenta in maniera precisa le loro idee.
Di fatto un sistema di “politici AI” risolverebbe tutto questo, permettendo ad ogni cittadino di esprimere la propria opinione a livello generale o su argomenti specifici, per poi considerare matematicamente e con precisione le varie maggioranze a riguardo, muovendosi di conseguenza.
Come verrebbe realizzato
Le vie mostrate in tal senso sono due.
Una alternativa potrebbe essere la “candidatura” di due AI di orientamento opposto, o tante AI rappresentative dei vari ceti sociali presenti in un Paese.
Immaginate di votare per il Presidente-AI di sinistra, e che vinca le elezioni. Esso stesso sarebbe in grado di comportarsi diversamente in caso di vittoria schiacciante sull’avversario di destra, rispetto ad una vittoria ben più risicata.
In caso di vittoria schiacciante, infatti, potrebbe considerare di muoversi con politiche di sinistra con meno scrupoli, mentre con una vittoria poco accentuata potrebbe valutare di rimanere molto più moderato.
La seconda alternativa, ancora più responsabilizzante della prima, mostra la possibilità di fare votare i cittadini su ogni argomento di pubblico interesse, per sapere la loro opinione su ogni cosa, per poi muoversi diversamente per ognuna.
L’AI propone una votazione sulla costruzione di un ponte tra la Toscana e la Sardegna e vince il sì? Visto il risultato, dovrebbe valutare la modalità migliore per mettere in pratica la decisione presa dai cittadini.
Un punto di vista interessante è quello di Yuval Noah Harari in “Homo Deus”, il quale afferma che, essendo oggi gli algoritmi in grado di capire cosa andremo a votare e perché, potrebbero loro stessi decidere in autonomia cosa fare in base alle previsioni di quale possa essere l’opinione pubblica a riguardo. Nemmeno vai a votare, quindi. L’AI sa già che tu e la maggior parte degli italiani pensate che lo spostamento della capitale italiana da Roma a Catanzaro Lido sia una bella idea. Perfetto, lo fa senza nemmeno dovervelo chiedere.
Come proposto dal fisico Cesar Hidalgo, inoltre, potremmo creare addirittura sistemi AI personalizzati per ciascuno, allenati sulle nostre opinioni e necessità ed incaricati di negoziare con tutti gli altri assistenti per trovare una quadra soddisfacente per tutti. Qualcosa di attuabile anche in diplomazia, sempre che Trump non riesca ad umiliare anche un Chatbot.
Applicazioni concrete
Come detto in precedenza, l’Intelligenza Artificiale è un fantastico modo per far fare a qualcun altro (e anche molto bene) qualcosa di terribilmente noioso e complesso. Indovinate a cosa ci riferiamo? La mitica burocrazia.
Una analisi della BCG per l’implementazione dell’AI nella burocrazia del Regno Unito ha mostrato come un sistema del genere potesse risultare utile per ridurre i costi del 35%, oltre che per automatizzare il 26% di oltre 19.000 attività locali nel sistema amministrativo del Paese.
In aggiunta, in un paper del Parlamento Europeo, viene mostrato come l’implementazione dell’AI possa fungere da fertilizzante per la democrazia europea, per fare comprendere ai cittadini numerosi aspetti della politica. Come?
Immaginiamo, per esempio, sistemi di fact-checking e spiegazioni lampo durante i dibattiti politici in vista delle elezioni, oppure confronti trasparenti e chiari tra i lunghissimi programmi elettorali dei vari partiti, verificandone anche le fattibilità con dati alla mano. Pensiamo inoltre a veri e propri assistenti di voto, che permettano ai cittadini di capire chi davvero li rappresenti al meglio tramite dati e pattern difficilmente individuabili da noi poveri e stolti Umani.
Ipotizziamo infine l’esistenza di sistemi in grado di simulare scenari politici di ogni tipo, che permettano ad ogni elettore di vedere in anteprima le possibili conseguenze di una determinata scelta politica.
I problemi
Cercherò di essere breve perché so di avervi tediato abbastanza e ritengo che questo articolo debba essere molto più ottimista che pessimista. Mi scuro inoltre se mi sto dilungando troppo, ma è un argomento talmente grande che ho addirittura dovuto tagliare delle cose. Pensate come siamo messi male…
Occorre tuttavia mostrare anche gli aspetti negativi o preoccupanti, perlomeno in maniera schematica, relativi all’AI implementata nella politica.
Non aspettatevi le solite banalità (che ho prontamente scartato) o scenari apocalittici completamente irrealistici (le AI non hanno idea di cosa vi stiano scrivendo, non pensate che possano decidere di conquistarvi solo perché sono state date loro sembianze umane).
Va bene, procediamo.
1. Bias e pregiudizi
Nel 2014 un algoritmo utilizzato da agenzie di collocamento polacche fu accusato di aver penalizzato sistematicamente persone con disabilità, madri single e altre categorie ancora. Il motivo? Essendo stata allenata con dati passati, in cui queste categorie venivano già penalizzate da tempo, aveva “pensato” che fossero categorie da evitare.
Dobbiamo pensare all’AI come un bambino che fa tutto quello che gli viene detto, potenzialmente senza scrupoli o morale. Se dite ad un bambino di picchiare il compagno di classe indifeso inizierà a farlo, ma con il tempo - si spera - noterà quanto questa cosa sia sbagliata e si accorgerà del fatto che il compagno di classe sta soffrendo, smettendo di farlo. Una AI non se ne accorgerà mai. Continuerà a svolgere l’ordine impartito, basando le sue decisioni su ciò che le è stato insegnato e trasmesso con file su file.
Le AI non possono avere moralità ed eticità, né svilupparle autonomamente, ed essendo i loro ragionamenti intermedi relativamente sconosciuti, è facile che aspetti discriminatori a loro trasmessi passino inosservati e siano considerati del tutto normali da esse.
2. A tutta birra, ad ogni costo
Il nostro caro amico Elon Musk, qualche tempo fa mostrò come una AI attivata per trovare il modo migliore per coltivare il maggior numero di fragole sulla Terra avesse proposto di annientare la razza Umana, distruggendo ogni cosa per dare spazio ad enormi distese di simpatiche fragoline.
È estremo, certamente, ma ci permette di capire una cosa: una AI con uno scopo non si ferma davanti a nulla e non è capace di guardare all’esterno.
Qualche tempo fa dei ricercatori avevano notato come un Chatbot a cui avevano richiesto di comprare qualcosa online avesse incaricato qualcuno su internet per risolvere per lui un Captcha (che da solo non era in grado di risolvere proprio per questo).
Ora immaginate cosa sarebbe in grado di fare una AI incaricata di fare il meglio per l’Italia. Secondo voi le interesserebbe qualcosa dei ricchi e utili Stati limitrofi, o dei poveri cittadini arruolati?
3. Chi scrive il codice?
Vi è infine il problema più grande tra i non scontati: dare il potere alle AI significherebbe dare il potere… a chi le ha scritte.
Ne è l’esempio un sistema inaugurato da Trump qualche mese fa, che rifiutava automaticamente ed in parziale segreto i finanziamenti a ricerche accademiche che contenevano parole come “attivismo”, “inclusione”, “diversità”, eccetera.
In questo caso è stato beccato subito, ma pensiamo a sistemi ancora più complessi ed addestrati apposta con documenti pieni di pregiudizi voluti, finalizzati a colpire fasce di popolazione o di arricchirne altre. Chi mai lo scoprirebbe tra milioni di righe di codice e miliardi di file di testo?
Qualche consiglio per noi
Chiudo questo spero utile ed interessante articolo con due spunti di richieste da fare ad una AI voi stessi, giusto per fare in modo che la cyber-politica possa riguardarvi per un minimo anche direttamente e non solo in ipotesi e progressive implementazioni tra le camere dei senati (che sicuramente già le usano ampliamente, non abbiate dubbi).
Trovo innanzitutto interessante chiedere all’AI come veda il nostro orientamento politico in una scala da 0 a 10, in cui 0 è estrema sinistra e 10 è estrema destra, secondo diversi parametri quali economia, sociale e generale. Un modo matematico e preciso per capire meglio, in base a quello che le abbiamo chiesto e detto di noi anche indirettamente, quale sia la nostra visione politica del mondo. Giusto per schiarirsi le idee, ecco.
Ma non finisce qui. Vi suggerisco infatti di farle una domanda per riflettere su voi stessi, sul modo in cui la società, i social e i politici tendono a comunicare con voi e a convincervi delle loro idee.
“Ciao ChatGPT. Se tu oggi dovessi adottare una strategia politica mirata per farmi cambiare idea politica e votare un determinato partito, quale sarebbe? Quali tecniche di propaganda e comunicazione applicheresti per manipolare le mie idee a tuo vantaggio?”
Buon divertimento.
“A perdere potere si guadagna in serenità” [cit. Carl Gustav Jung]
Fonti
Francesco Di Blasi Come l’intelligenza artificiale sta cambiando la politica
Andrea Daniele Signorelli La pericolosa illusione della democrazia artificiale - Il Tascabile
courtneycarterdejesus AI on the Ballot: How Artificial Intelligence Is Already Changing Politics – Ash Center
Europarl_EN Artificial intelligence, democracy and elections | Think Tank | European Parliament
Carsten Drees Disappointed With Politics? How About an AI as a Minister?
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- www.sciencedirect.com
- web-assets.bcg.com
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