Sta facendo il giro del mondo la notizia che Nicolas Sarkozy, ex Presidente della Repubblica Francese dal 2007 al 2012, è stato condannato a 5 anni di carcere con mandato di deposito ad effetto differito e una multa di 100 mila euro dal tribunale penale di Parigi che lo ha riconosciuto colpevole di associazione a delinquere tra il 2005 e il 2007, quando era ministro, presidente del partito di destra Ump e candidato all'Eliseo. L'associazione a delinquere, precisano i media francesi, è un'infrazione inserita nel Codice penale che riguarda un'intesa e il successivo comportamento sia attivo che passivo di un gruppo di persone che perseguono determinate finalità che costituiscono un reato, in questo caso di corruzione. Nel caso di Sarkozy, l'ex presidente non ha partecipato direttamente agli incontri con l'ex leader libico Muammar Gheddafi, ma ha lasciato agire i suoi più stretti collaboratori, con l'intenzione di ottenere un potenziale finanziamento per la sua campagna nella corsa all'Eliseo nel 2007, commettendo quindi un reato di corruzione. Nel dettaglio, la presidente del tribunale di Parigi, Nathalie Gavarino, ha sottolineato che Sarkozy ha "permesso ai suoi stretti collaboratori di agire al fine di ottenere sostegno finanziario" dal regime libico, ed è entrato "in contatto con persone colpevoli di reati gravi".
Tutti i giornali hanno dato la notizia, e ci mancherebbe, ma Repubblica l’ha fatto in un modo diverso.
Già il 25 settembre esce con un titolo strano per dare la notizia della condanna dell’ex inquilino dell’Eliseo: “Sarkozy giudicato colpevole al processo sui fondi di Gheddafi. Ma solo di associazione a delinquere” (Repubblica, 25.9). In fondo che sarà mai commettere un reato di associazione a delinquere, per di più con un regime dittatoriale come la Libia di Gheddafi, per finanziarsi la campagna elettorale? Una cazzatina insomma.
Ma Repubblica continua il giorno dopo, con un pezzo, firmato da Francesco Merlo, indignato per il trattamento riservato all’imputato: “L’oltraggio della prigione inflitta a un ex presidente… Sarkozy in galera sarebbe una scandalosa umiliazione per la Francia” (Francesco Merlo, Repubblica, 26.9). In effetti se si sparge in giro la voce che una persona, condannata a cinque anni di reclusione, sia costretta ad andare in carcere, dove andremo a finire signora mia?
Ed infine, il terzo giorno, 27 settembre, Repubblica inizia a cannoneggiare la giudice Gavarino, rea di aver condannato Sarkozy: “Sarkozy, ombre sul passato della giudice”. Le ombre sarebbero relative al fatto la giudice nel 2011 aveva partecipato a una mobilitazione contro l’allora presidente, il quale se l’era presa con la magistratura per un caso di cronaca. Ricorda un po’ il caso della giudice Apostolico, che disapplicò il decreto Cutro per poi finire vittima di una sorta di dossieraggio a vantaggio della Lega, che raccontò di una sua partecipazione, anni prima, a una piazza contro il decreto Sicurezza. Ma se andiamo indietro nel tempo, viene alla mente anche il caso del giudice Raimondo Mesiano, quasi pedinato da una troupe Mediaset con annesse ironie sui calzini turchesi, dopo la sentenza Cir-Mondadori, sfavorevole a Berlusconi.
Simpatici questi Democratici di Sinistra, blaterano di ritorno del Fascismo e fanno “facce da Ventotene” nei talkshow, per poi usare gli stessi metodi che dicono di aborrire. Diciamo che sono democratici e liberali a targhe alterne.
Autore
Riccardo Maradini
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