5

Lo scorso 4 ottobre 2025 si sono tenute in Georgia le elezioni comunali. La Georgia è composta da 64 municipalità che si presentano al voto tutte in un’unica tornata, rendendo l’evento particolarmente rilevante a livello nazionale. Il clima politico e sociale in cui si sono svolte le elezioni è stato estremamente teso, frutto di un anno di proteste popolari e boicottaggi istituzionali.
Il 26 ottobre 2024 le elezioni parlamentari hanno visto una consistente vittoria del partito Sogno Georgiano che ha ottenuto la maggioranza con 89 seggi su 150. Osservatori internazionali e analisi sui dati di voto hanno evidenziato diffuse irregolarità e individuato diversi pattern statistici tipicamente associati ad elezioni truccate. Il risultato è stato immediatamente contestato e mai riconosciuto dall’opposizione che ha deciso di boicottare il parlamento rendendolo di fatto un organo monopartitico.
Il 28 ottobre, subito dopo l’uscita dei risultati ufficiali preliminari, migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale, Tbilisi, dando vita ad una stagione di proteste che non si è mai ancora conclusa. Da allora, ogni giorno i manifestanti si radunano di fronte al palazzo del parlamento bloccando Rustaveli Avenue, la via su cui è situato. Le proteste, sebbene pacifiche, sono state molto partecipate, in particolare nei giorni successivi al voto e si sono presto diffuse in altre zone del paese.
.jpeg?table=block&id=2a11e3a2-2c7e-8062-abc5-c55e761d1563&spaceId=7582c22a-88c3-4bde-9af6-893f3b925344&expirationTimestamp=1762279200000&signature=nBt8-YnBqTULOvuzGABGGlyziq-IasuyuUUsXVnzHx8)
Nei mesi successivi il governo, presieduto dal neo eletto primo ministro Irakli Kobakhidze, ha accelerato il processo di erosione democratica già avviato nel paese. Sogno Georgiano governa ininterrottamente dal 2012 ma è negli ultimi anni che ha adottato misure di stampo autoritario. La più nota è la cosiddetta “Legge sugli agenti stranieri” che obbliga qualsiasi ente che riceve più del 20% di investimenti dall’estero a registrarsi come “Agente straniero”. Queste organizzazioni sono sottoposte ad obblighi e controlli specifici in campi come la trasparenza e i finanziamenti, e sono ad esempio costrette ad etichettare esplicitamente ciò che divulgano come “prodotto da un agente straniero”, pena multe salatissime. Questo limita di fatto l’operatività di molte ONG attive nel campo della promozione e del monitoraggio della democrazia, come quella di molti media fino ad ora indipendenti.
Un altro evento significativo è l’istituzione della Commissione Tsulukiani volta ad “indagare le attività del regime e dei suoi rappresentanti politici fra il 2003 e il 2012”. In questa finestra temporale la politica georgiana è stata dominata dal Movimento Nazionale Unito (MNU) che ha ancora oggi una rilevante presenza nel panorama politico, nonostante i giudizi sul suo operato siano molto divisivi. Oggi la quasi totalità dei componenti e sostenitori dei governi istituitisi fra 2003 e 2012 milita in uno dei partiti di opposizione. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia quello di “perseguire crimini contro il popolo georgiano”, come quello che ha “spinto la Georgia ad una guerra contro la Russia nel 2008”, si teme che la commissione abbia l’obiettivo di creare le basi giuridiche per dichiarare illegali i partiti di opposizione.
In seguito alle elezioni parlamentari del 2024 tutti i leader della maggiore coalizione di opposizione, composta da quattro partiti fra cui l’MNU, sono stati arrestati. Il leader dell’MNU, Levan Khabeishvili è stato violentemente picchiato dalla polizia durante il suo arresto, avvenuto nel corso delle proteste. A loro si aggiungono circa una decina fra politici e attivisti arrestati con accuse come incitamento alla protesta, boicottaggio della commissione Tsulukiani o corruzione. Questi arresti completano un quadro repressivo ben più ampio che ha toccato, fra gli altri, ONG, media, cittadini comuni e giornalisti.
In questo clima nefasto l’opposizione non è riuscita a reagire compattamente e a capitalizzare il malcontento diffuso. I partiti che la compongono sono oltre venti e la loro frammentazione non ha permesso l’emergere di una linea comune e catalizzatrice, tanto che alcuni (la maggioranza) hanno deciso di boicottare le elezioni comunali del 4 ottobre 2025, chiamando la popolazione a fare altrettanto, mentre altri hanno deciso di candidarsi comunque. Questa ambiguità ha precluso ogni possibilità di vittoria, elettorale o simbolica, completa o parziale. Il fatto che solo un piccolo pezzo dei partiti di opposizione si presentasse alle urne ne ha reso la loro candidatura estremamente debole e poco credibile. Allo stesso tempo, questo ha indotto molti sostenitori dell’opposizione a presentarsi comunque ai seggi, vanificando quella che, di fronte ad un’affluenza estremamente bassa, sarebbe potuta essere una vittoria quantomeno simbolica.

Sogno Georgiano ha ottenuto la maggioranza in tutte le 64 assemblee municipale del paese e oggi ogni singola municipalità è amministrata da un suo sindaco, che in molti casi correva come unico candidato. Il partito ha ottenuto in complessivo l’81.7% delle preferenze, mentre la prima forza di opposizione, Strong Georgia-Lelo, si è fermata al 6,7%. L’affluenza si è attestata al 41%, in calo di 11 punti percentuali rispetto alle elezioni comunali del 2021.
Ancora prima del risultato delle elezioni migliaia di manifestanti hanno iniziato a marciare per le strade di Tblisi. Molti di loro si sono recati appositamente nella capitale da altre parti del paese, per prendere parte a quella che sarebbe dovuta essere, secondo il leader dell’MNU, una “rivoluzione pacifica, un rovesciamento pacifico del potere”. L’opposizione aveva infatti immaginato che l’unico modo per favorire un cambio di governo sarebbe stato quello di replicare la Rivoluzione delle Rose, che nel 2003 scalzò la vecchia élite considerata corrotta e antidemocratica. Tuttavia, le proteste seguite alle comunali del 2025 non hanno raggiunto nemmeno lontanamente la spinta propulsiva e la capillarità sociale dei movimenti del 2003, senza riuscire ad eguagliare neanche la partecipazione alle proteste del novembre 2024.
Intorno alle 19 del 4 ottobre 2025 una gruppo di manifestanti si è recata di fronte al palazzo presidenziale e ha abbattuto, senza particolare sforzo, i cancelli che lo separano dalla strada. La fitta linea di poliziotti antisommossa presente all’interno del giardino del palazzo li ha dissuasi dal varcarne i muretti perimetrali e dopo poco i manifestanti sono stati sgomberati con l’uso di un grosso cannone d’acqua. Il governo, presieduto da Sogno Georgiano, ha strumentalizzato l’episodio bollando l’intera protesta come tentativo di sovversione dell'ordine costituzionale, arrestando numerosi attivisti e membri di partito considerati leader delle proteste.
Il 17 ottobre è entrata in vigore una legge che rende più probabile la carcerazione per gli illeciti avvenuti in ambito di protesta, come la copertura del volto o il blocco stradale. Nonostante questo, le proteste, sebbene contenute e circoscritte alla strada del parlamento, non si sono mai interrotte. Nei giorni successivi al voto decine di manifestanti sono state arrestate a più riprese e il governo ha ripetutamente minato la loro legittimità.
Sogno Georgiano ha ora il controllo di ogni apparato istituzionale, sia a livello nazionale con la presidenza, il governo e il parlamento boicottato dall’opposizione, sia a livello locale con tutte le 64 municipalità sotto il suo controllo. Il timore è che il partito sfrutterà questa egemonia per assicurarsi un controllo totale del paese e del potere. Sembra che ci siano ora tutte le condizioni per cui la loro dichiarata intenzione a “rendere l’UNM e tutti i suoi satelliti o successori incostituzuinali” possa essere messa in atto. Considerando che potenzialmente tutti i partiti di opposizione possono essere facilmente considerati “satelliti” dell’UNM, in quanto suoi alleati, l’opposizione potrebbe facilmente essere messa al bando in toto, rendendo la Georgia un’autocrazia elettiva, di fatto monopartitica.
Per capire le motivazioni dietro alle azioni di Sogno Georgiano è necessario fare un passo indietro. Il partito è stato fondato da Bidzina Ivanishvili di cui è attuale proprietario e presidente onorario. Ivanishvili si è arricchito in Russia negli anni ’90 durante il periodo delle privatizzazioni rivendendo asset bancari e del settore metallurgico. Entro i primi anni 2000 ha venduto tutti i suoi asset posseduti in Russia ed è tornato in Georgia nel 2003 da persona più ricca del paese. Nel 2023 il suo patrimonio è stato stimato intorno ai 7,6 miliardi di dollari, pari a circa un quarto del PIL dell’intero paese, attestatosi a 30,8 miliardi di dollari in quell’anno.

La famiglia Ivanishvili controlla circa 125 aziende che operano nel mercato georgiano, molte delle quali nel settore immobiliare. Queste collaborano con una serie di altre aziende nel paese, dando vita ad una fitta e capillare rete imprenditoriale che sostanzialmente dipende da Ivanishvili. Questo da una parte garantisce al fondatore di Sogno Georgiano un forte potere di controllo indiretto di una sostanziale fetta del mercato interno, dall’altra fa si che molti degli imprenditori con cui collabora, ai quali vanno aggiunte le migliaia di dipendenti alle sue aziende, abbiano formato nel corso del tempo una cerchia di persone ricche e potenti a lui molto fedeli.
Sebbene Ivanishvili sia sempre stato poco coinvolto direttamente in politica, è ancora proprietario e finanziatore di Sogno Georgiano e ne detta la linea. Il partito è nato con l’obiettivo di riformare concretamente il paese per prepararlo all’ingresso in Unione Europea e nella NATO. Questi erano gli obiettivi dichiarati anche dalla classe dirigente che precedette quella di Sogno Georgiano, ovvero quella capitanata dal Movimento Nazionale Unito e dal suo presidente Mikheil Saakashvili, e che ha governato il paese dal 2004 al 2012. Tuttavia nel corso del tempo gli obiettivi dichiarati sono stati solo parzialmente raggiunti e il paese rimaneva tendenzialmente povero, con alti tassi di disoccupazione e bassi salari.
È proprio sulla base del malcontento generale e dalla sfiducia nella precedente élite che Sogno Georgiano ha vinto le elezioni del 2012. Durante gli anni di governo il partito è riuscito a garantire una maggiore stabilità, favorendo una considerevole crescita economica e l’abbassamento della disoccupazione. Sotto la guida di Sogno Georgiano il paese ha raggiunto anche importanti obiettivi in termini di integrazione europea. Nel 2014 è stato siglato il EU–Georgia Association Agreement, dal 2017 i cittadini georgiani possono viaggiare in tutti i paesi dell’Area Schengen senza visto e nel 2023 alla Georgia è stato concesso lo status di stato candidato.

Questi importanti risultati hanno accreditato il partito come soggetto politico abile e portatore di stabilità e concretezza. Questo elemento è spesso usato dal partito stesso per elevarsi rispetto all’opposizione che è invece percepita come frammentata e aleatoria, stigmati che le vicende legate alle proteste non aiutano a mitigare. Il partito ha infatti sempre mantenuto un certo livello di supporto e ancora oggi molti dei suoi sostenitori lo considerano l’unico credibile e in grado di governare il paese.
Gli sviluppi recenti, fra cui la legge sugli Agenti Stranieri, la volontà di bandire l’opposizione e la diffusa repressione delle libertà individuali, di manifestazione e di stampa hanno di fatto bloccato il processo di integrazione europea allontanando il paese dalla tanto sperata emancipazione occidentale. Questo ha portato molti osservatori internazionali a pensare ad un conseguente avvicinamento alla Russia, ma questo epilogo non è così scontato come potrebbe sembrare.
Il paese ha storicamente pessimi rapporti con la Russia, dalla quale è stato invaso nel 2008, e dalla quale dipendono de facto due territori autodichiaratisi indipendenti, Abcasia e Ossezia del Sud. Corrispondenti a circa il 20% del territorio nazionale, le due regioni, da alcuni considerati sotto vero e proprio regime di occupazione del Cremlino, ospitano grandi centri militari e portuali russi, e le vicende a loro legate rappresentano una profonda frattura ancora aperta per il popolo georgiano.

La Russia da parte sua, attraverso questi territori, si garantisce un certo livello di influenza nell’area e, sebbene sia consapevole della sostanziale impossibilità di risanare i rapporti istituzionali con la Georgia, ha forti interessi che il paese rimanga alla larga da Unione Europea e NATO, esercitando pressioni in questa direzione. Sogno Georgiano ha interpretato queste pressioni non tanto avvicinandosi alla Russia, quanto assumendo una posizione terza.
La retorica recente del partito ha infatti virato su una generale diffidenza delle potenze straniere, aggiungendo alla lista nera quelle occidentali alla già presente Russia. Il partito ha elaborato il concetto di “Partito Globale della Guerra”, una specie di teoria del complotto che vede gruppi di potere statunitensi ed europei collaborare per fomentare conflitti globali e cercare di coinvolgere la Georgia in una “seconda frontiera” con la Russia.
Il partito ha iniziato ad accusare “forze provenienti dall’estero” come capro espiatorio per ogni avvenimento all’interno del paese, come ad esempio le proteste o il presunto golpe del 4 ottobre 2025. In questo occasione il partito ha anche accusato l’UE di ingerenza.
Su questa retorica si è basata anche la recente campagna elettorale in occasione della quale grossi cartelloni pubblicitari mostravano, da un lato immagini di distruzione provenienti dall’Ucraina, accompagnate dalla scritta “No alla guerra!”, e dall’altro immagini di grandi infrastrutture georgiane con scritto “Scegli la pace”. Un video con la stessa impostazione è stato particolarmente criticato anche in occidente e in Ucraina. Quello che Sogno Georgiano vuole sostanzialmente dire è che il tanto desiderato avvicinamento all’Unione Europea (nel 2025 il 74% della popolazione voterebbe per entrare in UE se vi fosse un referendum), vorrebbe poter significare una nuova guerra con la Russia, proprio come è avvenuto per l’Ucraina. Facendo leva sul trauma della guerra del 2008 e sull’evidente propensione interventista russa, questa narrazione ha presa su molte fasce della popolazione, in particolare quelle più avanzate.

Inoltre, è lecito pensare che Ivanishvili non abbia realmente interesse a portare la Georgia in Unione Europea. L’applicazione delle leggi comunitarie al mercato locale potrebbe smuoverne gli equilibri e aggiungere stringendi paletti legislativi che limiterebbero l’operatività delle sue aziende. Inoltre, l’apertura al mercato unico favorirebbe l’ingresso di nuovi player interessati ad accaparrarsi fette di mercato che altrimenti andrebbero più facilmente alle sue aziende. È anche difficile immaginare che Ivanishvili sia disposto a rinunciare così facilmente a quello che è un potere quasi senza confini e che gli permette di decidere le regole del gioco a cui sta giocando. Sogno Georgiano ha quindi individuato nella minaccia di una nuova guerra contro la Russia il pretesto perfetto per giustificare il progressivo allontanamento dall’Unione Europea, mascherando la difesa dei propri interessi dietro la retorica della sicurezza nazionale.
Questo quadro, così complesso e stratificato, rende particolarmente imprevedibile il futuro del paese. Quello che è certo è che scardinarlo dal binario su cui viaggia saldamente verso la piena autocrazia sembra oggi impossibile. L’unica possibilità per invertire la rotta sarebbe la nascita di un movimento popolare estremamente partecipato e radicato nella società, cosa che sulla base delle condizioni attuali sembra irrealizzabile. Si potrebbe dire che le elezioni del 4 ottobre 2025 erano l’ultima occasione per il popolo georgiano di cambiare il corso delle cose, un’ultima chiamata per la democrazia che non è però stata accolta a sufficienza. La sensazione è che i georgiani, come per il principio della rana bollita, complice l’apatia e la disillusione nei confronti della politica e del cambiamento, si ritroveranno a vivere in uno stato autocratico e illiberale, coronando il sogno (georgiano) di Ivanishvili, quello di creare un grande Stato-azienda di cui lui ne è l’unico azionista.
Autore
Francesco Ferretti