3
Ne Il periodo delle isole spiegavo che stiamo vivendo in una nuova epoca storica. Oggi voglio approfondire: viviamo in una fase cruciale di questa epoca. Ogni epoca ha fasi di transizione che vengono solitamente segnate da date importanti, come la scoperta dell'America per la fine del Medioevo e l'inizio della Storia Moderna. Non so quale data verrà scelta per questo cambio di epoca -sarà probabilmente stabilita dalle nuove potenze egemoniche, dato che la storia è scritta dai vincitori-, potrebbe essere l'11 Settembre, o forse il 24 Febbraio 2022. Quella data segnerà la fase che stiamo vivendo: l’ordine globale post-americano o, meglio ancora, il disordine globale post-americano.
La caratteristica principale di questa fase rispetto alle altre epoche storiche è l'assenza di un passaggio egemonico. Alla fine dell'egemonia olandese è succeduta quella inglese, poi sostituita dagli USA. Spostando lo sguardo dal panorama globale a quello ideologico, il capitalismo ha visto un passaggio di consegna dal Regno Unito all'America. Lo stesso vale per il comunismo, dall'URSS alla Repubblica Popolare Cinese, ammesso che possa essere ancora definita tale e considerato che non fu il crollo dell'Unione Sovietica a segnare il passaggio di testimone.
Nessuno Stato è disposto o in grado di colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. Nessuno è disposto perché i costi — economici e politici — sono troppo elevati. L'America ha provato a fare da garante del mondo e in meno di trent'anni la politica interna del Paese ha assunto sempre più le caratteristiche di una guerra civile silente. Nessuno è in grado perché il primato economico e militare resta in mano a Washington. Se la Cina supererà gli USA, si potranno svolgere ulteriori riflessioni, ma ad oggi questo non è avvenuto in nessuno dei due ambiti. Diffidate dai talkshow che fanno terrorismo mediatico: ogni politologo e ricercatore vi confermerà quanto scritto. Gli Stati Uniti sono ancora la potenza più forte e importante al mondo.
Allora come è finita in questa situazione? La risposta è semplice e, paradossalmente, come avevo scritto in quell’articolo citato prima, si trova proprio nelle parole di un Putin di inizio millennio: nessuna potenza al mondo è in grado di poter garantire la sicurezza e la stabilità del pianeta. La forza degli Stati Uniti è stato difendere militarmente il valore della propria moneta: è la lezione più cara che hanno appreso dal Regno Unito. La seconda, che è una regola universale dal 1500, è che devi controllare le rotte marine commerciali, e anche questo gli USA l’hanno fatto. Ma se una volta queste regole valevano per vasti imperi, negli anni ‘90 gli USA si sono illusi di poterlo fare per l’intero globo. La creazione di organizzazioni e istituzioni internazionali servivano proprio a questo: a regolare e proteggere il mondo dall’instabilità. Non dovevano - o non avrebbero dovuto - promuovere gli ideali democratici e gli interessi dei vincitori della Guerra Fredda. Gli USA, col nostro sostegno, hanno invece deciso di utilizzare le istituzioni internazionali come leva politica e fonte di legittimazione per portare avanti i propri interessi (vedi i conflitti in Medio Oriente a confronto con un’annessione di Taiwan).
E oggi ci troviamo in un’anarchia internazionale senza precedenti: il G-zero. Questo termine, ormai sempre più diffuso nell’ambito accademico, si contrappone al famigerato G8, in cui le 8 economie democratiche più potenti al mondo pensavano di potersi sedere a un tavolo e gestire gli affari globali. Il G-zero è la situazione in cui non vi è potenza o gruppo di potenze in grado di gestire e garantire la sicurezza globale, da ogni punto di vista, economico, politico e militare. Per capire questo meccanismo, basta pensare a quello che è accaduto dopo il cessate il fuoco a Gaza: Israele lo ha violato contro ogni interesse statunitense, evento impensabile nel mondo occidentale tra gli anni ‘50 fino al decennio scorso. L’aspetto più pericoloso della mancanza di uno o più garanti della sicurezza globale è la possibilità di conflitto incontrollato, soprattutto dalla creazione della prima bomba atomica e in generale delle armi di distruzione di massa.
Quando una società si ritrova nell’anarchia, questo ha due conseguenze garantite: maggiore violenza e maggiore impunità. Queste, a lungo termine, danneggiano ancora di più i resti del tessuto sociale. A livello geopolitico, nel 2025, questa traiettoria non è sostenibile.
Durante la Guerra Fredda si è dovuti giungere alla Crisi dei Missili di Cuba per convincere i leader dei due blocchi che il conflitto incontrollato sarebbe stato catastrofico per entrambi i fronti. Si sono dovuti costrutire canali e trattati che potessero permettere alle due superpotenze di continuare a combattere, ma con linee rosse ben definite, che non si sarebbero mai dovute superare. Se le linee rosse del conflitto tra USA e URSS si concentravano sul nucleare, le linee rosse che si sono imposte al mondo intero sono state due: i conflitti territoriali incontrollati e il genocidio. Nel giro di 3 anni, entrambe le linee rosse sono state superate.
Noi non sappiamo quale possa essere la nostra Crisi dei Missili di Cuba, quale sia il punto che dobbiamo affrontare per ritrovare un ordine nel sistema dei rapporti globali, quale sia il punto da cui ripartire per creare un ordine post G-zero; ma dobbiamo renderci conto che quella crisi sta arrivando.
Finché quella crisi non arriverà, tuttavia, ogni individuo, azienda, governo, organo internazionale e organizzazione non governativa deve prepararsi ad adattarsi e reagire, perché evidentemente, le regole del sistema internazionale durato fino a pochi anni fa, oggi non valgono più. E finché le nuove regole non saranno scritte, ci aspetta un periodo pericoloso, per tutti noi, dal cittadino al governo.
La buona notizia è che ci si può consolare guardando la storia, dato essa che può essere ridotta ad una curva che oscilla costamente tra alto e basso, dove l’alto è la stabilità (da non confondere con benessere) e il basso è la tragedia. Tuttavia se può consolare sapere che le cose miglioreranno, bisogna anche domandarsi quanto si è pronti ad essere noi, in persona, a vivere in quel periodo storico, lungo o corto che sia, di grandi sacrifici e di grandi perdite.
Autore
Daniele Mainolfi