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Il termine "banalità del male", coniato per la prima volta da Hannah Arendt, evidenzia come immense atrocità possano essere commesse perlopiù da persone qualunque che stanno semplicemente seguendo ordini oppure si sentono legittimati dal benestare di organi statali/collettivi che non prendono misure adeguate a riguardo. Tutto ciò si verifica non sempre per fanatismo individuale/ideologico (anche se in Artsakh spesso è accaduto), ma spesso perchè gli individui non si esaminano in maniera critica e normalizzano la sopraffazione nel loro stile di vita ( si noti come l'Azerbaigian straveda per la Turchia e come l'esercito di quest'ultima, anni fa emerse come uno degli aventi più suicidi tra i giovani). La banalità del male dunque mette in evidenza l'agghiacciante realtà che mostra come individui del tutto comuni possono rendersi partecipi di atrocità senza nutrire alcun odio diretto o plaesato nei confronti delle loro vittime. Questo concetto è diventato uno spunto di riflessione fondamentale per analizzare fenomeni di violenza di massa, conflitti etnici e crimini di guerra come vedremo in questo articolo.
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Il conflitto del Nagorno-Karabakh: origini e sviluppi recenti Questa regione internazionalmente riconosciuta all'interno dei confini dell'Azerbaigian è stata il teatro di conflitti sanguinosi con l'Armenia. Dopo il disgregamento dell'Unione Sovietica il conflitto si intensificò fino a diventare una guerra su larga scala negli anni 90 con gravi violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. Quelli più noti si verificarono del 2020 durante la guerra di sei settimane che causò ingenti danni tra vittime civili e sfollati. Dal cessate il fuoco di quell'anno le tensioni rimangono elevate e sono emerse segnalazioni di abusi sistematici contro gli abitanti di etnia armena nel Nagorno-Karabakh da parte degli azeri, come voler festeggiare la vittoria militare.

Collegamenti tra la banalità del male e questo conflitto Esaminando gli eventi successivi alla guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, si può osservare un inquietante schema di violenza e indifferenza che rispecchia la banalità del male descritta da Arendt. I resoconti di atrocità tra cui esecuzioni di prigionieri, sfollamenti forzati e distruzione diffusa di siti culturali armeni sollevano interrogativi etici cruciali sul ruolo di individui, istituzioni e governi nel facilitare o ignorare tali atti.

I meccanismi di complicità e "violenza burocratica" Sulla scia della guerra, ci sono state inquietanti segnalazioni di soldati azeri coinvolti in azioni caratterizzate dall'assenza di risonanza emotiva nei confronti delle vittime. Ad esempio, soldati e gruppi paramilitari coinvolti nella violenza spesso riferiscono di aver agito per ordine piuttosto che per vendetta personale contro gli armeni. Ciò riflette l'analisi di Arendt su Eichmann, il burocrate nazista responsabile dell'organizzazione logistica dell'Olocausto. Eichmann non era mosso dall'odio per gli ebrei; piuttosto, eseguì gli ordini senza alcuna riflessione morale, contribuendo all'omicidio di massa di milioni di persone in modo sistematico e freddo. Allo stesso modo, nel Nagorno-Karabakh, alcuni soldati e funzionari azeri coinvolti in crimini di guerra sembrano aver agito nell'ambito della propaganda di Stato e del fervore nazionalistico, piuttosto che per malizia personale. Il processo di disumanizzazione del nemico, in questo caso gli armeni, ha ulteriormente esacerbato la violenza. Inquadrando il conflitto in termini di "liberazione" del territorio azero dagli armeni "invasori", il governo azero potrebbe aver contribuito alla giustificazione ideologica della violenza.

Il ruolo della propaganda di stato e il nazionalismo Quest'ultima ha un ruolo cruciale nel plasmare la percezione della gente comune, inoltre legittima le atrocità. In Azerbaigian, il governo ha a lungo utilizzato il nazionalismo per ottenere il sostegno pubblico alle sue politiche, inclusa la sua posizione sul Nagorno-Karabakh. La rappresentazione degli armeni come nemici, insieme alla glorificazione dei soldati azeri come eroi nazionali, può contribuire a creare un disimpegno morale dalla violenza perpetrata. Questo senso di rettitudine collettiva può rendere le azioni individuali di soldati e civili meno problematiche dal punto di vista morale, poiché agiscono al servizio della più ampia causa nazionale. Questa dinamica si è palesata alla fine del conflitto del 2020, quando i media e i funzionari azeri hanno celebrato la vittoria militare minimizzando gli abusi che l'hanno accompagnata. Un simile fervore nazionalistico può ridurre il peso morale della responsabilità personale e indurre i responsabili a considerare le proprie azioni come parte di una lotta più ampia e giustificata.

La complicità del silenzio: il fallimento della comunità internazionale La banalità del male si manifesta anche nella noncuranza della comunità internazionale. Nonostante le crescenti prove dei crimini di guerra commessi dalle forze azere nel Nagorno-Karabakh, la risposta globale è stata spesso tiepida. Organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l'Unione Europea e le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato gli abusi, ma non hanno ancora adottato misure significative per assicurare i responsabili alle loro responsabilità. Per fare un esempio da quando la Russia è sotto sanzioni l'Italia acquista il gas dall'Azerbaigian, in più negli ultimi anni ha intensificato la cooperazione con la Turchia quindi di cosa stiamo parlando... La riluttanza di molti paesi ad affrontare le azioni dell'Azerbaigian, spesso motivata da alleanze strategiche o interessi economici, riecheggia la preoccupazione di Arendt secondo cui il male può essere perpetrato su larga scala quando individui, istituzioni o nazioni semplicemente scelgono di non agire. Il risultato è che le atrocità vengono lasciate continuare con scarsi interventi efficaci, contribuendo alla persistenza del conflitto e alla sofferenza delle vittime.

Alcuni dei crimini di guerra più raccapriccianti commessi dagli Azeri Questa sezione dell'articolo non vuole essere sensazionalistica o promuovore una visione pornografica del dolore, ci tenevo a raccontare questi fatti per rendere palese lo schifo che spesso devono subire civili sotto il silenzio di chi dovrebbe garantire un certo equilibrio (in questo caso ci avrebbe dovuto pensare la Russia a maggior ragione essendone alleata, non aggiungo altro...). Mi sono preso la briga di visionare gran parte dei video per dare una viosione lucida e realistica dello schifo di cui si è macchiato l'azerbaigian in particolar modo pertanto sconsiglio a chi è sensibile di proseguire con la lettura.
- Dissacrazione di una soldatessa armena Purtroppo capita spesso che in guerra le donne subiscano una marcata vessazione in caso di cattura specialmente da parte di eserciti arretrati e islamisti. nel video in questione si vede un mucchio di soldati armeni morti tra cui due donne. Tra questi risalta una donna denudata, il soldato che filma la calpesta ripetutamente, al posto dell'occhio sinistro le hanno messo un sasso, in bocca invece il dito con cui premeva il grilletto, seguono prese in giro, le danno della puttana, alcuni ridono e sul suo torso le hanno scritto "YASHMA" come firma, il nome del corpo a cui appartengono.
- Un soldato delle forze speciali azere immobilizza un anziano armeno e lo decapita
Il 7 dicembre 2020, alcuni canali azeri suTelegram hanno caricato un filmato dell'esecuzione in diretta di un civile armeno di 82 anni. Nel video, la vittima viene immobilizzata da un soldato in uniforme azero, con i distintivi delle forze speciali azere. Il soldato ha una bandiera azera sulla spalla destra e una fascia rossa al braccio sulla sinistra. La vittima implora ripetutamente di non morire, ripetendo: "Ti prego, per l'amor di Dio" nella lingua dell'assassino. L'altro soldato porge al malfattore un pugnale, che usa per tagliare brutalmente la gola all'uomo anziano fimo all'interruzione brusca del video.
- Un civile armeno viene decapitato vivo dalle forze azere mentre nel bel mezzo di applausi
Il video è apparso inizialmente su telegramo il 22 Novembre 2020, si vedono due soldati azeri che trattengono e decapitano da vivo un civile armeno 69enne. Durante l'atto si possono sentire distintamente almeno altre 5 voci che giubilano man mano che la vittima muore, qualcuno nel mentre gli calcia le costole, un altro gli pesta il torso, il tutto contornato da schiamazzi, fischi e applausi. In seguito è stato caricato un altro video in cui viene mostrato che la testa della stessa vittima viene posizionata sul cadavere di un maiale, non mancano anche qui schiamazzi.
Conclusioni
Come avete potuto leggere la situazione resta tesa anche se ormai il Nagorno-Karabakh è totalmente controllato dagli azeri a seguito della guerra del settembre 2023 e della fine della Repubblica dell'Artsakh. Sarò onesto, anche gli armeni hanno commesso crimini di guerra ma ho riportato quelli azeri in quanto più sistematici e spietati, ne ho riportati solo 3 ma avrei potuto continuare ancora: disabili torturati e uccisi, siti storici crivellati di colpi, prigionieri fucilati, fosforo bianco e munizioni a grappolo sui civili ecc. nelle fonti inoltre lascero i link per i più forti di stomaco e per chi fosse scettico.
fonti
Sissi Bellomo La Germania compra gas azero: passerà (via Tap) dall’Italia
Atrocities Artsakh (Nagorno-Karabakh) | Institute for the Study of Human Rights
Le Monde Azerbaijani soldiers accused of war crime against Armenians
Amnesty International Armenia/Azerbaijan: Decapitation and war crimes in gruesome videos must be urgently investigated
Amnesty International Human rights in Azerbaijan
The Guardian Two men beheaded in videos from Nagorno-Karabakh war identified
Ray Furlong Video Of Alleged Execution Of Armenian Soldiers Verified, According To Bellingcat
Daniele Bellocchio Nagorno Karabakh: storia della guera che ha sancito la fine della Repubblica dell’Artsakh
contenuti sensibili
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Autore
Omar Dassouquine