Dove sei, Palestina?
Un leggero bruire di voci. Ieri, guardando dall'arenile di alcuni amici, il mio pensiero superò laggiù le onde bianche spumanti che si balloccavano sulla linea dell'orizzonte per correre tra le bolle nivee rosse emerse dal blu gelido e profondo del mare, ed infine arrivare su un'altra costa del Mediterraneo — quella di Gaza — accanto ai migliaia di corpi palestinesi bucati, mutilati, stesi sulla spiaggia fredda, privi di organi e di budella; senza sepoltura; il mio pensiero triste accanto ai migliaia di massacrati senza dignità sotto una luna verde. Ben più di un anno è passato da quando — molti di noi — scrissero dell'atrocità che l'IDF commetteva in questo jeu de massacre, già ampiamente avviato nel gennaio del 2024 - sotto gli occhi di tutti- in quelle prime raffiche di proiettili bollenti che massacrarono una folla in cerca d'acqua. Non dimenticheremo che, questo inferno, è continuato dal gennaio del 2024 nell'oblio totale delle grandi istituzioni europee, che avrebbero (allora) dovuto tirare con forza l'abena di questa galoppante furia israeliana, irreversibilmente precipitata nei paragrafi più abominevoli della storia recente; trascinando insieme a sé tutti noi, che gli abbiamo venduto le armi; tutti i nostri valori e i nostri ideali, vuoti come il cielo quando è silenzioso; tutta la nostra cultura, fondata sui diritti inalienabili dell'uomo e sulla sua dignità. Quelle istituzioni che, oggi, investono centinaia di miliardi della BCE in un riarmo delirante in favore degli USA, sotto ordine di Trump, e dazi che ha imposto sulle nostre imprese al 15%, sanciti, insieme ad un sorriso, nell'immagine della stretta di mano di Von Der Layen con il presidente dell'aquila calva. Quel gesto che ha detto ai cittadini di tutto il mondo una cosa molto chiara: l'Europa lavora per arricchire gli americani e permettergli, ancora una volta, di fare massacri in giro per il mondo e rimandare la propria decadenza. Insomma, da essere schiavisti siamo diventati schiavi. Oltretutto, schiavi senza onore. Poiché –oggi– le dichiarazioni di molti leader a sostegno della formazione di uno stato di Palestina (dopo due anni di genocidio), sono chiaramente una debole minaccia a Trump e a Nethanyau. Debole perché –oggi– non siamo riusciti a far cedere i territori occupati da Israele ai suoi legittimi proprietari, e terminare il suo massacro; non siamo riuscirti a sottoscrivere un accordo di pace; oggi, è impensabile formare uno stato Palestinese reale ed autonomo, quindi le dichiarazioni sono ipocrite. Dopo le immagini che tutti abbiamo visto per anni (bambini pieni di sangue sulle barelle, case distrutte, uomini e donne disperati), la classe dirigente sarebbe dovuta andare in televisione e confessare la propria miseria, piangere in silenzio, senza fare alcuna dichiarazione.... magari rispondere ad alcune domande.. magari avremmo potuto porle a Mattarella, che solo ieri si è pronunciato con forza su ciò che accadeva a Gaza. Gli avremmo chiesto ad esempio: Come si fa una Palestina se un'enorme parte del suo popolo non ha più gambe, braccia per ricostruire tutte le case che abbiamo distrutto? Come si fa un Palestina, che dovrà convivere con Israele, se abbiamo permesso per tutto questo tempo che Israele facesse una carneficina tra il suo popolo e lo affamasse e gli rubasse le terre? Con armi comprate da noi, tra l'altro. Come si fa una Palestina se, in una sua regione, non ci sono più ospedali, parchi, scuole, strade? Cosa vorrà fare chi, domani, dovrà governarla? Dove sei, Palestina?
Autore
Alessandro Mainolfi