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L’hijab (=velo) nasce come atto di fede e impegno che affonda le proprie origini nei valori dell’Islam. Non si tratta di un semplice pezzo di stoffa: il velo, per le ragazze che lo indossano, rappresenta la loro volontà di vivere mostrando la propria spiritualità in un contesto sociale che spesso non lo accetta, in quanto teme la diversità. Indossarlo va oltre la sfera religiosa, è un atto di appartenenza ad una comunità, soprattutto per le ragazze della diaspora, cioè le prime generazioni figlie di immigrati nate e cresciute in Italia. È divertente vedere come certi politici italiani, tra i tanti Silvia Sardone, cercano di storpiarne il significato, facendolo diventare l’oggetto principale della loro insulsa propaganda. Scrollando nei diversi profili social della leghista molto hijabi friendly, ci si imbatte in alcuni post con titoli simili a “Sono una donna libera che non si fa piegare all’Islam”, “Le femministe se ne fregano delle donne islamiche sottomesse” o “La lega dichiara guerra al velo islamico”. È così commovente vedere come la Sardone, con tanta preoccupazione e determinazione, combatte per i diritti delle povere donne oppresse costrette a portare il velo… Peccato che nessuna di loro abbia mai chiesto di essere salvata. Il problema non è il velo, ma come le donne musulmane si permettono di scegliere da sole cosa fare del proprio corpo, senza chiedere, in questo caso, il permesso della Lega che, in mancanza di una reale proposta politica, cerca un capro espiatorio contro cui scagliarsi affinché ciò legittimi la propria esistenza. Così emerge l’ipocrisia del laicismo italiano che dovrebbe garantire la libertà di culto ad ogni individuo, perché permette di camuffare l’islamofobia dal cosiddetto progressismo. Quel fazzoletto in testa, così terrificante, purtroppo rappresenta il punto di forza di così tante donne che con coraggio si ostinano a portarlo e, ancora più gravemente, dicono che rappresenti la loro emancipazione. Nonostante questo, Silvia Sardone si merita gli applausi e qualche riconoscimento per la battaglia che porta avanti, è infatti così scandaloso che nel 2025 ci siano ancora donne succubi del fondamentalismo islamico che, senza vergogna, escono di casa portando un velo in testa, facendo finta addirittura di avere un pensiero autonomo, di divertirsi, di avere una vita normale come le ragazze che non indossano l’hijab. E mentre il mondo si preoccupa inutilmente di genocidi, guerre, cambiamenti climatici e crisi economiche, ringraziamo i nostri politici, che nonostante siano sotto scorta per “l’aumento delle minacce di morte da parte di utenti di fede islamica”, tra una campagna contro l’aborto e diritti che dovrebbero essere garantiti a tutti, trovano il tempo di salvare l’Italia da una possibile islamizzazione del Paese. Grazie per aver chiarito cosa non sia la libertà di scelta.
Autore
Manal Rhanine