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“Quarant’anni fa i leader europei scelsero la bandiera comune dell’Europa. Blu come il manto della Madonna, con le 12 stelle delle tribù d’Israele disposte in cerchio. Un simbolo dei nostri valori di libertà, delle nostre radici giudaico-cristiane.”
- Antonio Tajani
Queste parole sono state tweettate da Antonio Tajani, che ricopre il ruolo di ministro degli esteri “israeliano” in Italia. Si nota così che in Europa si ha una nuova liturgia, per cui non si predica più nelle Chiese, ma sui social.
Ovviamente la bandiera europea non ha nulla a che vedere con le tribù di Israele o il manto della Madonna, perché le stelle rappresentano ideali come l’armonia e la solidarietà, e formano un cerchio, simbolo di unità e fratellanza tra i Paesi che appartengono all’UE. La questione non è se Tajani abbia cancellato i valori che simboleggiano la bandiera o se conosca o meno la storia dell’Unione Europea, nonostante sia stato fino a qualche anno fa un europarlamentare. Il problema è che in quel tweet emergono la sacralizzazione di Israele e dei rapporti con questo Stato illegittimo, quando quest’ultimo è responsabile del genocidio sistematico della popolazione palestinese. La Madonna, le tribù, le radici giudaico-cristiane vengono invocati per giustificare l’attuale situazione in Medio-Oriente, cioè chi merita di vivere, o meglio, di esistere, chi ha diritto a una terra e chi no, seppur illegittimamente. Quindi Tajani non è del tutto ignorante, ma anche geniale perché fa leva su ciò che rassicura l’italiano medio quasi analfabeta: tradizione e religione. Non per cercare consenso, ma la complicità e in questo modo ogni ambiguità si dissolve, dal momento che la maggior parte delle persone è pronta a ignorare qualsiasi crimine che non tocchi direttamente l’Occidente.
In questo contesto, Tajani, oltre ad essere responsabile di una politica estera criminale e un ministro incompetente la cui opinione non viene mai presa in considerazione, diventa il sacerdote di un culto politico che è stato normalizzato, cioè quello dell’impunità. Così l’Italia, e non solo, priva di spirito critico, si inginocchia e diventa succube di Israele, ormai immune a qualsiasi giudizio etico, sanzioni e accuse di crimini di guerra. In nome della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo” l’Occidente ha rinunciato al diritto internazionale e soprattutto a quei valori democratici di cui va tanto fiero. Di conseguenza il genocidio dei palestinesi viene etichettato come una “questione complessa”, dove i cadaveri dei bambini, privi ormai di identità e di dignità, sono riconducibili ad ammassi di carne gettati in fosse comuni, mentre la grande democrazia del Medio-Oriente viene sempre disegnata come portatrice di civiltà. Tajani, ormai inserito perfettamente in questa realtà, è solo il riflesso della politica che ci governa, cioè l’Italia ha smesso da tempo di avere una politica estera autonoma, come il resto del mondo. La maggior parte dei Paesi europei, arabi, ecc, sono una semplice estensione degli Stati Uniti e un vassallo devoto dello stato sionista, per cui l’unica verità ammessa è quella in cui vengono raccontate le “operazioni mirate” da parte dei soldati dell’IDF come se fossero delle gesta eroiche, dove Israele ha sempre ragione, e chi lo critica è automaticamente antisemita. Dunque, la frase di Tajani è un atto politico che serve a confermare l’adesione totale a un progetto sionista, caratterizzato da un’ideologia coloniale che non riconosce i limiti e l’umanità.
Nel nome del Padre, del Figlio e della Santa Terra Promessa - amen.
Autore
Manal Rhanine