La situazione medio-orientale sta mettendo in subbuglio il mondo intero, avvicinando sempre più il rischio di una guerra mondiale. Ma oggi non parlerò del conflitto che vede da una parte Israele, alleato degli Usa, contro l’Iran degli Ayatollah; preferisco oggi concentrarmi sulla nuova situazione politica della Siria.
Il nuovo signore del Paese, Mohammed Al Jolani, jihadista ed ex membro di Al-Qaeda, ora chiamato pudicamente “ribelle” (neanche fosse un film con James Dean) solo perché ha scalzato il tiranno filorusso, filoiraniano e anti-Usa Bashar Hafiz al-Assad, ha appena dichiarato che:” Il mondo non ha più nulla da temere dalla Siria”. Questo lo diceva mentre in Siria venivano sospesi per tre mesi il parlamento e la costituzione.
I problemi che affliggono la Siria sono profondi e affondano le loro radici già dalla creazione dei confini di quello che sarà lo Stato siriano (indipendente dal 17 aprile 1946, quando terminò il mandato francese della Società delle Nazioni). Andiamo indietro di oltre un secolo. Siamo nel 1916, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, e nel Medio Oriente gli arabi, supportati dagli inglesi, si ribellarono al dominio dell’Impero Ottomano, allora schierato con Germania, Italia e Impero d’Austria. Anche se la guerra finirà ufficialmente solo nel 1918, Inghilterra e Francia avevano già pensato a come spartirsi il mondo in caso di vittoria. Qui entrano in gioco due politici protagonisti della nostra storia, l'inglese Mark Sykes e quello francese, George Picot. Nel 1915, durante una riunione del Gabinetto di guerra a Londra, il diplomatico Sykes aveva pronunciato una frase divenuta emblematica: «tirare una linea dritta fra Acre e Kirkuk». Questi luoghi dovevano rappresentare il limite settentrionale di un’ipotetica colonia inglese nel medio-oriente. La linea influenza ancora oggi la geopolitica dell'area. Questo accordo tra Sykes e Picot si rivelò fallimentare in quanto sia Sykes che Picot erano dei politici piuttosto che dei diplomatici esperti. L’accordo Sykes-Picot era soltanto una generica dichiarazione di intenti tra Francia e Regno Unito e non aveva una visione a lungo raggio per il destino del Medio Oriente e men che meno alcuna considerazione degli interessi dei popoli medio-orientali; la composizione religiosa, linguistica e culturale di quelle che erano all'epoca quasi 50 milioni di persone non fu considerata affatto. Una storia che ripete gli errori fatti in Africa qualche decennio prima; l’accordo fu ultimato quando era ancora in corso la Prima Guerra Mondiale e quindi ancora non si sapeva chi sarebbe uscito vincitore e quali sarebbero stati gli eventuali rapporti di forza fra le nuove superpotenze. Questa serie di incredibili errori non ha comunque ostacolato la creazione della linea Acre e Kirkuk ma, anzi, ha esasperato le tensioni già presenti sul territorio e fino ad allora attenuate dall'autorità dell'Impero Ottomano.
Ma torniamo a tempi più recenti. Per capire meglio questa presa di potere da parte delle forze islamiste in Siria, e per capire il fenomeno generale dell’Isis e del terrorismo fondamentalista, credo sia importante rileggere queste parole di Hillary Clinton. In una intervista a Fox News del giugno 2013 la Clinton, riferendosi al terrorismo islamico, ha compiuto un'analisi chiara: «Noi (Usa) abbiamo creato il problema che ora stiamo combattendo: quando l'Unione Sovietica invase l'Afghanistan abbiamo avuto la brillante idea di andare in Pakistan e creare una forza armata: i Mujaheddin, armandoli di Missili Stinger per andare contro i sovietici in Afghanistan...Fu un successo. I sovietici lasciarono l'Afghanistan...E poi abbiamo detto arrivederci lasciando lì queste persone addestrate (che sono fanatici); lasciando queste persone ben armate in Afghanistan e Pakistan, abbiamo creato un bel pasticcio». Le contraddizioni della politica estera americana e occidentale sono una delle cause della diffusione dell'Isis in quelle aree geografiche. Il senatore Rand Paul, intervistato dalla CNN ad ottobre 2014 ha dichiarato che «L’Isis non sarebbe in Iraq se noi (USA) non gli avessimo fornito un porto sicuro dando armi ai loro alleati in Siria. Siamo al punto in cui siamo perché noi (Usa) abbiamo armato i ribelli siriani e perché abbiamo combattuto al fianco di Al-Qaida e Isis. In Siria combattiamo a fianco dell'Isis (contro Assad) e in Iraq combattiamo contro l'Isis. Questa è la contraddizione. Se non avessimo (noi Usa) armato l'Isis in Siria contro Assad ora l'Isis non sarebbe in Iraq». Insomma, non esisterebbe Al-Qaida qualora non fosse stata usata contro i russi in Afghanistan. E i terroristi dell'Isis non sarebbero così potenti se non fossero stati aiutati per sconfiggere Assad in Siria.
Alberto Negri, giornalista del Sole 24 Ore, ha chiarito meglio questi concetti nella trasmissione Omnibus su La7 del 17 novembre 2015: «Questa guerra dentro l'Islam si è prolungata verso l'Occidente perché l'Occidente è entrato in queste guerre. Queste guerre sono state strumentalizzate da noi occidentali...». Nel 1979 la guerra dell'Afghanistan serviva a contrastare l'occupazione sovietica e ad attaccare Mosca. Poi la guerra tra Iran e Iraq negli anni '80. Nel 2003 c'è stata l'invasione dell'Iraq: tale intervento è stato il magnete della seconda generazione di jihadisti. Infine, la guerra in Siria: secondo Alberto Negri «qui la Francia, gli Usa e altri paesi occidentali hanno sostenuto l'afflusso dalla Turchia di migliaia di jihadisti che avrebbero dovuto abbattere il regime di Assad in pochi mesi. C'è poco da stupirsi se poi la risacca del Medioriente torna indietro contro di noi». La guerra in Siria è una guerra dove ognuno ha combattuto per i suoi sporchi interessi: la Turchia ha combattuto per la sua posizione strategica, l'Arabia Saudita ha combattuto una sua guerra per procura contro l'Iran, l'Iran ha sostenuto i suoi alleati per mantenere una sua area di influenza Sciita in Siria, la Russia ha cercato di difendere la sua base nel Mediterraneo. Non si ha un quadro chiaro senza tenere presente questi dati. Nessuno ha combattuto per difendere valori ideali come la libertà e la democrazia: chi lo pensa vive nel mondo delle fiabe.
D’altronde anche l’ex primo ministro inglese Tony Blair fatto atto di contrizione;” Chiedo scusa per la guerra in Iraq, ha favorito la nascita dell’Isis”.
L’unico Capo di Stato a condannare in toto la politica violenta e aggressiva usata in medio-oriente sia dalle forze islamiche sia dalle forze occidentali è stato Papa Francesco dopo gli attentati di Parigi del 2016:” C'è una parola brutta del Signore: maledetti! Perché Lui ha detto: " Benedetti gli operatori di pace!" Questi che operano per la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti”. Questo principio sarebbe sancito anche dalla Costituzione Italiana all’articolo 11: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Ah, se solo quest’ultima venisse anche applicata!
Autore
Riccardo Maradini