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L’8 e il 9 giugno si andrà a votare per i quattro quesiti riguardanti i diritti dei lavoratori e per il quinto quesito riguardante il diritto alla cittadinanza. Mancano poco più di due settimane (ma quando uscirà questo articolo avremo già un nuovo timbro nelle nostre tessere elettorali) e questi referendum stanno mandando in confusione tutta la società italiana. Ora, per pudore, non ci dilungheremo troppo sul fatto che la seconda carica dello Stato faccia propaganda per l’astensione (d’altronde cosa aspettarsi da uno che minaccia di querelare chi gli dà dell’antifascista?). È altrettanto significativo, però, che la stessa operazione venga attuata dalla segretaria della Cisl, Daniela Fumarola, la quale, in teoria, dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori, ma che sembra ormai diventata totalmente succuba della compagine governativa. Tutti i partiti di governo hanno deciso di fare campagna per l’astensione. Persino la Meloni, che il 20 novembre 2014 definiva il Jobs Act "Carta per la pizza". Persino Salvini, che nel giugno 2022 aveva definito "ladri di democrazia" i "giornalisti, politici e magistrati di sinistra» che invitavano a non partecipare ai referendum sulla giustizia promossi quell’anno dalla Lega e dal Partito Radicale. All’epoca, Salvini aveva criticato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, che a suo dire avevano parlato poco dei referendum sulla giustizia e "per ricordare agli italiani che votare è un diritto ma è anche un dovere, se il Parlamento non fa certe riforme". Il vicepremier Tajani, per giustificare il suo invito all’astensione, ha dichiarato: "Non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti. Non c’è nessun obbligo di andare a votare, è illiberale chi vuole obbligare a farlo". Ora, io mi chiedo, sarebbe costato molto ai tre leader dei partiti di governo fare il seguente appello: “non condividiamo la proposta referendaria e per questo faremo campagna per il NO?”
Naturalmente il Partito Democratico, per quanto riguarda i quesiti referendari, si trova diviso (che sorpresa!). La linea della segretaria Elly Schlein è quella di votare SÌ a tutti e cinque i quesiti: mossa comprensibile per una che, proprio a causa delle politiche Renziane, uscì dal partito. Dall’altra parte ci sono i sedicenti “riformisti” (ovvero i residuati del renzismo all’interno del PD) che hanno sottoscritto il seguente appello: “Jobs Act, i quesiti non siano una resa dei conti col passato” (Giorgio Gori, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Pina Picierno, Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Repubblica, 13.5). La Picierno è riuscita persino a dire: “Non trovo corretto che uomini delle istituzioni invitino a non andare a votare. Io ritirerò solo due schede” (Pina Picierno, vicepresidente Pd del Parlamento europeo, Corriere della sera, 13.5). Cioè, invita a non andare a votare 3 referendum su 3. Gli uomini delle istituzioni non possono, ma le donne sì. Poi uno si chiede perché vince la Meloni. Il M5S sta facendo campagna per il SÌ per quanto riguarda i 4 quesiti sul lavoro, mentre per il quinto quesito lascia libertà di coscienza: sintomo di un partito che non ha mai avuto una posizione chiara riguardo il problema dell’immigrazione. +Europa, erede del Partito Radicale, è il partito che ha raccolto le firme per il quinto quesito: una persona potrà chiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni di resistenza stabile in Italia, e non più dopo 10 anni, come prescrive la norma vigente. Una battaglia condivisibile o meno, ma comunque meritoria (vien voglia persino di votare SÌ). Poi uno, però, vede alla TV la pagliacciata del segretario di +Europa, Riccardo Magi, vestito come il fantasma Casper in parlamento, e comincia a pensare che, forse, avesse ragione Giorgio Gaber:
Compagno radicale
La parola compagno non so chi te l'ha data
Ma in fondo ti sta bene
Tanto ormai è squalificata
Compagno radicale
Cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
Ti muovi proprio bene in questo gran casino
E mentre da una parte si spara un po' a casaccio
Dall'altra si riempiono le galere
Di gente che non c'entra un cazzo
Compagno radicale
Tu occupati pure di diritti civili
E di idiozia che fa democrazia
E preparaci pure un altro referendum
Questa volta per sapere
Dov'è che i cani devono pisciare
(Giorgio Gaber, Io se Fossi Dio, 1982)
Autore
Riccardo Maradini