2
Vi consiglio, come lettura ” L’Italia dei secoli d’oro”, di Indro Montanelli e Roberto Gervaso, dove si racconta la storia d’Italia nel periodo che va dal 1250 fino alla scoperta dell’America nel 1492. Potrei consigliarvi questo libro per molte ragioni, ma credo basti dire che questo libro rappresenta un’eccezione rispetto al resto della cultura storiografica italiana, sempre aulica ed elitaria, poco accessibile al popolo perché arroccata nella sua torre d’avorio. Montanelli narra la storia senza creare o alimentare falsi miti, come un cronista abituato a raccontare i fatti per quello che sono, senza modificare la realtà per soddisfare interessi di fazione, come è usa fare grande parte della cultura giornalistica e intellettuale italiana, per una sorta di tara genetica: la cultura italiana nacque nelle corti laiche o ecclesiastiche fin dai tempi della Magna Curia di Federico II: gli unici committenti possibili erano sovrani, cardinali e papi. Situazione che poi si aggravò, dal momento che l’Italia non conobbe il percorso di alfabetizzazione che hanno avuto i paesi Protestanti dopo la Riforma. Lì si doveva imparare a leggere per entrare in contatto le sacre scritture, in quanto non c’era l’intermediazione del prete, e l’ignoranza veniva considerata come il pane del diavolo. E mentre nei paesi protestanti la cultura diventava sempre più popolare, da noi, nel 1528, usciva “Il Cortegiano” di Baldassare Castiglione. Per spiegare il modello di comportamento dell’intellettuale italiano, Montanelli raccontava le gesta del Cardinale Alberoni, che, tra ‘600 e ‘700, fece carriera in politica prima nel ducato di Parma e poi nella Spagna di Filippo V, al seguito del “generalissimo” Luigi Giuseppe di Borbone-Vendome. Saint Simon racconta nelle sue memorie che, una volta, Il vescovo di Parma, in missione per conto del suo duca presso il Vendome, comandante delle truppe francesi in Italia, si trovò assai sorpreso di essere ricevuto dal generalissimo mentre stava sul pitale a compiere le sue deiezioni. Ne fu così indignato che se ne tornò a Parma lasciando a mezzo la sua missione. Sul posto rimase l’Alberoni, che fu incaricato di condurre a fine le trattative che il vescovo aveva interrotto. Alberoni era desideroso di piacere al comandante a qualunque costo e quando venne introdotto dal signor Vendome, mentre sedeva sul suo solito pitale, seppe rallegrare la conferenza con scherzi, pagliacciate e oscenità precedute da ogni sorta di lodi e complimenti. A un bel momento Vendome fece davanti a lui quello che aveva fatto davanti al vescovo: si alzò e si pulì il culo. A quella vista Alberoni esclamò: “Oh, culo d’angelo!” e corse a baciarglielo. Credo si possa capire che Montanelli non avesse un’alta considerazione dell’intellighenzia italiana.
Autore
Riccardo Maradini