O servi la verità, o servi l’America. Evidente la scelta di Francesca Albanese. Giurista pura, orgoglio europeo – dal 1° maggio 2022 nominata Prima Donna Relatrice Speciale dell’ONU sui diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, con mandato rinnovato fino al 2028 – donna capace e preparata; ed ora, con il plauso di tutti noi, raccoglie la voce e la volontà dell’intero occidente e la porta nelle televisioni, nei giornali, supportandola con dati inequivocabili: a Gaza è genocidio. Ora, si fa megafono delle frasi che da anni risuonano nelle piazze d’Europa: Basta con le armi! Basta con la guerra! Stop genocide! Porta questa voce con gli occhi decisi ma pieni d’umanità. Lo fa con la serenità e la lungimiranza di chi sa d’essere dalla parte dei buoni, troppo spesso sconfitti e umiliati in questo tempo. Lo fa con la testa alta di chi non accetta che, in nome di una democrazia sacra - ancella nella difesa dei popoli, realizzata con il sangue dei nostri nonni - in nome di una democrazia in cui crede si stermini un intero popolo. Di chi non accetta che la strategia militare contemporanea contro il terrorismo sia la creazione di una macchina di morte che uccide ogni giorno, ogni età, ogni sesso, ogni ruolo. Mentre noi fermi qui, con le mani legate, obbligati a guardare. La risposta di questa America, la stessa che ha devastato i giornalisti che parlavano del Vietnam, dell’Iraq, dell'Afghanistan e di tante altre regioni, la stessa che devastato Julian Assange: censura, sanzioni e pressioni a chi parla. Francesca Albanese diventa così il simbolo contemporaneo di uno lungo scontro tra due ipostasi del nostro mondo: la ricerca della verità e della giustizia, e l’imposizione di interessi politici e militari. Questi interessi, troppe volte hanno violato i principi fondamentali sanciti dalle costituzioni americana ed europea: la libertà di espressione, la tutela dei diritti umani. Con queste sanzioni, l'America aggredisce ciò che dice di difendere: la libertà di parola, la tutela dei diritti umani, la difesa dei popoli oppressi, la trasparenza del potere. Per Gaza, la proposta dell’Albanese è chiara e netta: porre fine immediatamente al conflitto armato e avviare un processo di pace fondato sul rispetto dei diritti umani, sull’interruzione del flusso di armi e sulla revoca del blocco che da anni strangola la popolazione civile. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, il blocco ha causato una crisi umanitaria senza precedenti, con la scarsità di acqua potabile, medicine e beni essenziali, aggravata dagli attacchi ripetuti che hanno distrutto infrastrutture vitali. Una soluzione che richiede coraggio politico e una comunità internazionale capace di ascoltare la verità senza filtri e condizionamenti. Come sottolinea Human Rights Watch, ogni giorno in cui il blocco e le operazioni militari continuano, aumenta il rischio di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. In questo contesto, Francesca Albanese emerge come una figura cruciale, una voce di speranza e un simbolo di resistenza morale, che invita tutti noi a schierarci dalla parte della verità, senza compromessi e senza paura. Perché – come ci ricorda la sua scelta – o servi la verità, o servi l’America.