Torneranno stagioni piovose su questi secchi, tristi, sterminati, solitari spazi. Soventi tempeste senz’acqua sradicano esili radici, che l’anima mia difende come se fossero giovani faggi, peonie violacee. Dolore dirompente, prerogativa dell’uomo vuoto. Marionetta costretta a sorridere. Elefante stramazzato al suolo: morto di sete, morto di fame, morto coi cuccioli. Deturpato delle ossa, tagliato alla base dello stomaco, alla fine della bocca, nello spazio del bacio tuo, dell’odio accumulato. Amazzonia in fiamme, crepa nella diga, villaggio inondato. Non esistono confini insanguinati al di fuori di me, ma dentro: dentro tutto è buio, e gocciola il sangue. E non conosce il caldo, non conosce luce. Dentro non esistono giochi, né musiche, né letti dove riposarsi. Dentro non puoi stenderti ma solo nasconderti, con le gambe incrociate e la testa sulle ginocchia. Longevo è il fuoco che arde al centro di questi secchi, tristi, sterminati, solitari spazi. E non conosce pace. Brucia e ti guarda, luce nell’ombra, fiamma scarlatta.
Autore
Antonio Mainolfi