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Chiave n. 11
Aprii una porta a me ignota
e caddi nel vuoto
Si sparecchia la tavola.
La festa è finita.
Gli amici si salutano.
E con una sensazione che ha un sapore sbagliato, come di rabbia, torna il solito vuoto. Il mondo circostante suscita, in quei momenti, curiosità distaccata e un certo fastidio.
Le mie lenzuola puzzano di sonno sporco. Non riesco a dormire.
Bella quella chiesa. È solo un mucchio di sassi.
Questa roba che sto mangiando è nauseante.
Umberto Galimberti, in uno dei suoi monotoni saggi moralistici (I vizi capitali e i nuovi vizi), parlava di questo vuoto come di un nuovo vizio capitale, nel quale le persone sguazzerebbero godendosi la dissoluzione. Esponeva questa tesi accompagnandola con l'odioso concetto di "assaporare".
Vorrei potergli opporre argomenti solidi e ben ponderati, ma simili parole non mi creano altro che rabbia.
Naturalmente, Umberto. "Assaporiamo" il vuoto, siamo proprio felici di sdraiarci la notte e rimanere a fissare il soffitto, chiedendoci se la nostra giornata abbia avuto un senso o sia stata soltanto routine. È bellissimo fermarsi a pensare se oggi o ieri abbiamo pensato a qualcosa, se il nostro cervello abbia concepito uno straccio di pensiero. E dà sollievo sapere che, alla fine, del domani chi se ne importa.
Ancora una volta, in nostro soccorso non vengono maestri presuntuosi, ma voci di artisti.
Se davvero per le nostre strade "nessuno osò disturbare il suono del silenzio" (Simon & Garfunkel, The sound of silence), a salvarci può essere uno scatto di rabbia: cos'altro potrebbe darci la forza di prendere la parola e, banalmente, evitare di diventare uno dei miliardi di spettatori muti che hanno attraversato il mondo?
Batto i tasti per comporre questo articolo mentre intorno a me c'è la notte,
e dentro di me, ripensando alla Canzone di notte N. 2 di Francesco Guccini,
immagino di stare scrivendo a nome di chi,
come me, vorrebbe che fosse preso sul serio
"il fatto che sei triste o che ti annoi
e tutti i dubbi tuoi."
Cosa bisogna fare per essere presi sul serio?
Autore
Giovanni Raffaldi
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