Ceppi nuovi, ma vecchie abitudini: il Ministero della Salute lancia la campagna vaccinale: ecco cosa cambia e perché conviene sempre vaccinarsi.
Ogni autunno è sempre la stessa storia: un colpo di tosse, poi il raffreddore e qualche linea di febbre con il classico “ho preso solo freddo” e invece no: la stagione influenzale è arrivata ed è fondamentale seguire le raccomandazioni ma soprattutto è essenziale vaccinarsi perché è la strategia più efficace per proteggersi e proteggere gli altri, riducendo non solo i casi gravi, ma anche la circolazione del virus, andando a difendere indirettamente i soggetti fragili (questo è il concetto di immunità di comunità). L’influenza non è un semplice malanno. Ogni anno, secondo il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC, da European Centre for Disease Prevention and Control), colpisce dal 10 al 30% della popolazione europea, causando fino a 70.000 decessi. In Italia resta tra le prime dieci cause di morte, con un impatto enorme su ospedali, scuole e posti di lavoro. E non è nemmeno sola: nella scorsa stagione il virus ha condiviso la scena con altri patogeni respiratori come il virus respiratorio sinciziale (VRS) e il Rhinovirus, rendendo i sintomi più diffusi e le diagnosi più confuse.
Virus dell’influenza
Esistono due tipi principali di virus dell'influenza di interesse umano: A e B. I virus dell'influenza A sono classificati in sottotipi basati su due proteine di superficie: emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Due sottotipi di HA (H1 e H3) e due sottotipi di NA (N1 e N2) sono riconosciuti tra i virus dell'influenza A come causa di malattia umana diffusa nel corso degli ultimi decenni. L'immunità verso le proteine HA e NA riduce la probabilità di infezione e, insieme all'immunità alle proteine virali interne, riduce la gravità della malattia in caso di infezione. I virus dell'influenza B si sono evoluti in due lineaggi antigenicamente distinti dalla metà degli anni '80, rappresentati dai virus B/Yamagata/16/88 e B/Victoria/2/87-like. I due lineaggi virali sono stati responsabili, negli anni e in modo variabile, di casi di influenza a livello globale. A partire dalla primavera del 2020, già dall’inizio dell’emergenza pandemica da COVID-19, è stato osservato nel mondo un rapido decremento nella circolazione dei virus influenzali, fino all’estate del 2021. Successivamente, dopo il graduale ritorno ad una normale circolazione dei virus influenzali, non sono state, tuttavia, più riportate identificazioni confermate di ceppi B/Yamagata, suggerendo che potrebbe ritenersi estinto. Ogni anno il virus muta leggermente: è la cosiddetta deriva antigenica, il motivo per cui i vaccini vengono aggiornati di stagione in stagione.
Il vaccino è raccomandato per:
- over 65, donne in gravidanza e bambini
- persone con malattie croniche
- operatori sanitari, forze dell’ordine, e chi lavora a contatto con il pubblico o con animali
- donatori di sangue
L’obiettivo di copertura fissato dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale è almeno il 75% della popolazione anziana, con target ottimale al 95%.
Prevenire oltre il vaccino
I virus influenzali sono trasmessi principalmente dalle goccioline diffuse attraverso la tosse o gli starnuti e il contatto diretto o indiretto con le secrezioni respiratorie contaminate. Le raccomandazioni restano quasi identiche: lavarsi spesso le mani, coprire naso e bocca, restare a casa se si hanno sintomi respiratori. Insomma, quelle regole che tutti conoscono dopo che abbiamo conosciuto il covid, ma è importante ribadirlo perché non siamo invincibili e spesso lo dimentichiamo.
Autore
Alessandro Michi
Di questa Rubrica:
Potrebbero interessarti:
