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Riaprire la porta dell’incanto
richiede grande forza
Il mondo è oggi governato da una nuova trinità, formata dalla razionalità fredda e tecnologica, dall’odio nelle strade e tra Stati, dall’interesse per il guadagno e la quiete solitaria.
I padroni dei sistemi di comunicazione e distribuzione di massa sono essi stessi simboli di ricchezza e strapotere.
L’assuefazione alla violenza privata e pubblica vince sulle deboli etiche del pacifismo e della solidarietà.
Tra di noi parliamo di denaro: quello che spendiamo o vogliamo spendere in ossequio al consumismo, quello che siamo costretti a versare e cediamo con dolore, come se perdessimo un pezzo di noi stessi.
È così, infatti. Con cos’altro tuteliamo la nostra placida pace borghese, ci teniamo aggiornati e alla moda, ci possiamo permettere di indossare diverse identità seducenti? Comprando tutto questo. Si vagheggiano fiumi di denarocoi quali soddisfare nell’immediato i propri capricci; se ci si sente soli, basta ricordare che la compagnia ha un prezzo, scritto a chiari caratteri sul talloncino. Le “solide basi” di cui si sente il bisogno sono quelle economiche.
Possiamo ricordare come provare una scintilla d’incanto ora che siamo cinici e disillusi? I nostri sentimenti si sono indeboliti per adattamento ai valori dell’eterno presente e dell’opportunismo. Qualcuno concepisce ancora sogni che non rispondono alla logica del profitto e non prevedono lauti guadagni? Se sì, seguite quel profeta prima che si perda nel deserto.
Che ne è, poi, della nostra intimità, ora sono stati scoperti gli ormoni, le trappole della psicologia e l’evoluzione delle specie? Quel po’ d’amore che potremmo voler provare conserva la sua antica forza, la sua magia, il suo incanto? Oppure lo abbiamo dissezionato con tanta cura da considerarlo una banale febbre irrazionale?
Sembriamo tanto ansiosi di chiuderci nella rassegnazione, ma abbiamo ancora una possibilità di riscatto: la troviamo dentro di noi.
Con un lieve moto di rabbia e autocritica, continueremo a non accettare le nostre fragilità, il nostro lato più basso. Possiamo sempre essere migliori.
Ricordando nel frattempo che il fine del progresso non è quello di portare felicità alle persone.
Autore
Giovanni Raffaldi