2
Acceleriamo, rallentiamo esausti,
ma la corsa continua
Con la pelle che spurga calore,
artiglio per la rabbia il letto
essenziale, appiccicoso,
dove ogni notte uccido un errore.
Della sua dipendenza ognuno è fattore
e la perpetua ostinato, geloso:
l'orgoglio alla pena si tiene stretto.
Sterili fermenti di caffeina e rancore.
Nell’era postmoderna la velocità è padrona, sia che si parli di connessioni, trasporti, ragionamenti, scelte. Alcuni minuti di attesa fermi davanti al semaforo rosso diventano già irritanti. Un ritardo è un affronto, una sfida al funzionamento delle nostre città, le grandi macchine dove viviamo.
Nel nostro piccolo, la velocità diventa isteria, irrequietezza e intolleranza cronica nei confronti di ogni intoppo o complessità.
Non abbiamo tempo, voglia, energia: la giustificazione si adatta alle circostanze, ma la matrice non cambia. Tiriamo dritti per la nostra strada, ognuno per sé, e il contatto con l’altro è più un attrito che un piacere o un’opportunità.
Quando alla fine torniamo a casa, o meglio battiamo in ritirata, nel malaugurato caso che il citofono dovesse suonare non pensiamo “chissà chi è venuto a trovarmi”, bensì “vediamo chi è l’idiota che scoccia”. Avete notato che fare una banale telefonata, con tutti i servizi di messaggistica, è diventato un atto invadente e indiscreto?
Se ognuno corre da solo, ben centrato nel proprio tracciato come in una pista di atletica, la società diventa solo un insieme di asociali. In essa, come quando un atleta sbadatamente sconfina nella corsia altrui, non sono tollerate mescolanze e confusioni dei confini, che diventano indistintamente invasioni da punire.
E se non sappiamo essere abbastanza veloci, ecco che la chimica oggi può aiutarci con integratori, stimolanti, droghe di ogni tipo, finché sotto il loro effetto non raggiungeremo il limite senza rendercene conto. Allora interverrà la forza contraria di anestetici, film e musica leggeri quando non inconsistenti, villaggi vacanze, professionisti del relax e guru dell’auto-aiuto. Naturalmente, ben pagati.
A quanto pare, la rottura dell’individuo è prevista dal sistema. Non proprio come offerta di parentesi piacevoli: si tratta di scaricare la stanchezza di massa in maniera efficace, per rimetterci in piedi e di nuovo spingerci avanti a correre, facendoci largo a pugni e spallate.
Autore
Alessandro Michi