Una chiave, una gabbia,
e in ceppi un eroe
Si sta parlando molto dei mostri che infuriano per il mondo: politici, generali, assassini e stupratori. La cronaca nera ha un tale successo da far passare sotto silenzio le gesta delle loro controparti, ovvero gli eroi.
Eppure, questi continuano a vivere e combattere, giorno dopo giorno, spesso lontani dai nostri occhi. Impegnati in guerre dimenticate, in prima linea negli ospedali, o anche solo a tendere una mano ai bisognosi, accorgendosi della loro marginale presenza.
O forse mi state dicendo che non si parla di eroi perché veramente non ce ne sono?
L’ideale eroico non sembra essere sopravvissuto alla prova del tempo, e oggi ne rimane al più qualche grottesca rappresentazione. Magari nei film. O nei fumetti che li ispirano. O nei campi sportivi. O in commemorazioni che il potere sfrutta per mettersi in luce.
I miti classici sono superati: se ancora si leggono, li consideriamo nel migliore dei casi storielle divertenti e pittoresche. I loro protagonisti? Gente strana, pilotata, irrazionale, violenta, incomprensibile.
E dietro un gesto che vorrebbe essere eroico si scovano facilmente sottili tornaconti. Aiuti gli altri? Lo fai perché nessuno aiutava te. Cerchi approvazione. Cosa non si fa per stupire le donne. Hai la sindrome della crocerossina. Si vede che non hai niente di meglio da fare.
“Ma… io non stavo pensando a me stesso. Davvero, mi andava di dare una mano. Non puoi guardare cosa ho fatto?”
A questo punto, la risposta normale è un “no”.
Tuttavia, potremmo per una volta uscire dal nostro autismo e dire di sì. Ma non lo diremo ai falsi eroi che gridano nelle piazze di essere gli unici e soli guardiani della verità, perché questi ci tradiranno e ci abbandoneranno una volta conquistato il potere.
Meritano invece la nostra fiducia coloro che nascono dal basso delle nostre comunità, e con umiltà e impegno diventano vere figure di riferimento. La gente ha bisogno di eroi, come questi hanno bisogno delle persone per sopravvivere alla fatica, alla solitudine e alla paura.
L’altruismo esiste, anche se “gli altri” non ci credono. E non dovremmo ridere davanti ad un bambino che sogna di diventare un eroe, perché in futuro salverà un pezzetto di mondo.
Autore
Giovanni Raffaldi