Il vento, la pioggia e una prima foglia che dice addio al suo amico albero. Autunno, la sei alle porte e ti aspettavo. Le spiagge si ripuliscono, i centri metropolitani si riempiono, la gente ritorna nelle proprie case. Troppi aspetti positivi per non uscire a dialogare con la natura, per non osservare, come fuori da essa, il mondo vada a rotoli; mentre un uomo ed una penna possono sembrare incorruttibili.
Succede, a volte, che l’inchiostro finisca, che la carta rimanga inutilizzata e che le parole non siano abbastanza per esporsi. Nonostante io sia affetto spesso dal blocco dello scrittore, credo che sia sempre necessario trovare lo spazio per parlare di genocidio, di guerre e di amore.
Per quanto mi risulti facile schierarmi da una parte o dall’altra nelle tragiche vicende del mondo, capita che ci sia pure il tempo, per ritornare a scrivere di sé, anche se, per farlo, devo raggiungere picchi estremi di entusiasmo o fallimento, così forti da ricordare dove mi sono perso. Ogni nuovo racconto è un frammento ritrovato. È un suono custodito, una canzone non scritta. Ed è proprio insieme alla musica che trovo la spinta giusta per comunicare, oltre me stesso. Un ritmo, una voce e un testo che aprono mille porte, mille vie interpretative, di una sola vita.
Se dovessi scegliere una colonna sonora, che mi rappresenti al massimo, pescherei da un album di Lucio Battisti, una canzone qualsiasi. Un suo brano è come: immergersi in un mare infinito di emozioni, in una ricerca di sogni perduti, accettando l’irriverenza del nulla, fino a conviverci. Ogni scelta artistica e di vita fatta dal cantante reatino lo ha reso un personaggio discusso. Si rifiutava di fare concerti, di rendere pubblica la sua vita e di vendersi a grandi etichette americane. Lucio Battisti rispondeva con le sue canzoni alle critiche. Vendeva milioni di copie e produceva tantissimi album, poi, diventati iconici. Ha scritto le sue tracce musicali con altri grandi autori, come Giulio Rapetti, in arte Mogol. Ha ceduto brani di cui è stato coautore a tantissimi interpreti famosi. Ha influenzato generazioni, diventando un pilastro del cantautorato italiano. Nonostante il successo, lo scopo della sua arte è rimasto sempre lo stesso: diffondere un messaggio, raccontare una storia, dare senso alle parole. Per Battisti, prima ancora che cantasse da solista e fino all’ultimo album senza Mogol, l’obiettivo è sempre stato quello: ricercare un nuovo suono per ritrovarsi con nuove parole. Reinventarsi, significa fermarsi e lavorare su sé stessi. Se prendessimo due brani, scritti con vent’anni di differenza, sembrerebbe di ascoltare due artisti diversi, come se avesse vissuto due vite separate; semplicemente, nutriva l’esigenza di dover scrivere, e di farlo, con dei punti di vista unici e completamente personali. Ciò che rende unico uno scrittore è proprio questo. Sentire che nonostante le differenze, puoi trovare la tua unicità superando le barriere.
Nella scrittura, superate le barriere, c’è un mondo sconfinato, dove basta poco per perdersi e dove serve tanto per ritrovarsi e ritrovare la strada. L’importante è ritornare, ogni tanto, a scrivere di sè. Come Lucio Battisti faceva attraverso le sue canzoni.
Autore
Massimiliano Rossetti
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