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La leggenda nasce una volta ogni 100, forse anche 120 anni. Nasce: non diventa, perché uomini come lui hanno coraggio, talento e magia fin dalla nascita. Il ragazzino di Lanús, quinto di 8 figli, nato con la fame di pallone e la voglia di diventare grandissimo, o meglio, di diventare Maradona.
Cresce nel Boca Juniors, ma ben presto il Fútbol Sudamericano inizia a stargli stretto; l'Europa lo vede, lo rincorre, lo vuole e nel 1982 é il momento del grande salto: Diego vola a Barcellona. Il periodo in Catalogna però riserva più ombre che luci al Pibe: in quegli anni Diego inizia a fare uso della sostanza, che lo metterà in cattiva luce per tutta la carriera, la cocaina. Tuttavia in campo non esistono cattive luci, non esistono dipendenze: esiste solo il pallone ed il talento di quel ragazzino brilla di luce propria. Nel 1984 arriva la svolta: Diego vuole lasciare la Spagna. All'ultimo giorno di mercato, quando ancora la Serie A era al centro del mondo, arriva il colpo di scena: Diego Armando Maradona é un nuovo calciatore del Napoli, la favola può dunque iniziare.
Curiosa é stata soprattutto la dinamica del suo arrivo in Italia: Corrado Ferlaino, al tempo presidente della compagine partenopea, riuscì ad ingannare tutti con uno stratagemma a dir poco geniale; prima della fine del Calciomercato, consegnò una busta vuota alla Lega, prese un aereo e fece andata e ritorno da Barcellona in tempo record e con il contratto del Pibe tra le mani. Arrivò in Italia dopo la mezzanotte, quando ormai tutti gli affari erano conclusi; ma riuscì a convincere una guardia giurata a farlo entrare, dicendo di voler soltanto correggere una pratica: a quel punto gli bastò sostituire la busta vuota con il contratto di Diego e Napoli, il mattino seguente ,si svegliò con la notizia più bella del mondo.
Nei 7 anni in maglia azzurra El Pibe diventò leggenda, portando il Napoli nell'olimpo del calcio italiano: nel 1987 e nel 1990 i Partenopei vinsero i loro primi 2 scudetti della storia.
Non dimentichiamo poi la Coppa Uefa, vinta nel 1989 contro i Tedeschi dello Stoccarda.
Diego era diventato l'idolo del popolo, l'icona di Napoli, dell'Europa e del mondo intero. In quel periodo il Pibe raggiunse anche la più grande soddisfazione della carriera con un'altra maglia, quella della sua Argentina: nel 1986 l'Albiceleste, guidata dai suoi gol, vinse il Mondiale in Messico, battendo in finale 3-2 la Germania Ovest. Più famosa di quella partita, però, fu la sfida ai quarti di finale contro l'Inghilterra: con una rete di mano ed il gol, che ancora oggi é considerato il più bello della storia del Calcio (la mano de Dios), Maradona annientò i Britannici. L'Argentina volava sulle ali di Diego e gli Inglesi gridavano allo scandalo; ma quella fu la partita che mise El Pibe sul trono di quel mondo rotondo chiamato pallone.
Diego non é stato solo una leggenda: é stato l'esempio di come un uomo dal nulla può prendersi tutto, nel bene e nel male. L'esempio di come si può scherzare col destino, se te lo concede.
Purtroppo lo stesso fato crudele, però, il 25 novembre del 2020, gli ha giocato lo scherzo peggiore di tutti: Maradona si spegne a soli 60 anni nella sua Argentina, a causa di un malore. Lui però é ancora vivo e vivrà per sempre nel nostro cuore e nella nostra mente: sarà sempre il Re o più semplicemente El Pibe de Oro, per chi lo ha amato ed ancora lo sta amando.
Per sempre, Maradona Diego Armando.
Autore
Enrico Salvini