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Quando la Vita ti chiama, la senti. Prepotente. Disturbante. Scuote l’anima e l’equilibrio dei suoi umori. Mi guardo le mani, solcate dallo scorrere del tempo -gli occhi scuri però sono rimasti gli stessi riflessivi e indagatori- e ripenso a quelle volte in cui più forte ho sentito la Vita chiamarmi per nome. Che poi, come fa la Vita a sapere il mio nome, mi domando.
Non ho risposta, lo sa e basta. Forse perché, in quel breve ciclo che è stata la mia esistenza, l’ho trattata bene, la Vita. Forse per questo si ricorda il mio nome. Quindi, mi chiama. Per ricordarmi che esiste, che io esisto ancora.
La Vita non ha voce. Allora, come fai a sentirla? Io non lo so, la sento e basta (certe cose nella vita si sentono, e io le sento e ci credo). Non sempre, sia chiaro. Non ha voce, ma devi saperla ascoltare, distinguere, aspettare: con gli occhi chiusi, le orecchie aperte e le mani tese in avanti.
È prepotente, la Vita. Devi essere abbastanza scaltro per riconoscere da solo i tuoi meriti. Non fa sconti a nessuno, la Vita. Non ti dice: “Complimenti, stai andando forte”. Semplicemente ti passa accanto, ti squadra con gli occhi arcani che le abbiamo imposto e poi ritorna nella sua eterna contemplazione.
Non ha voce, ma ne senti la mancanza. Quando si allontana, ne percepisci il vuoto, tra sterno e stomaco: un vortice ingordo che pervade l’animo e lo fa tremare. Non ha misericordia la Vita: si chiama Vita, ma la Morte è sua gemella. Nasciamo con il destino comune di dover morire. Ci mettono al mondo con la consapevolezza che un giorno saremo destinati a morire:
“Che ingiustizia è mai questa?” penserebbe un’egoista.
“Che mistero incredibile” sostengo io.
Dunque, ogni tanto la Vita chiama. E vi ripeto, non chiama solo me, chiama ognuno di noi. E quando chiama, bisogna imparare ad ascoltarla. Attenderla.
«Che vuoi stavolta?» se avesse voce per rispondermi le chiederei questo, con fare scocciato: «Perché ancora mi tormenti? Lasciami in pace, non vedi mica che sto bene? Meglio, almeno…» e pretenderei una risposta.
Ma la Vita non ha risposte. Gliene ho fatte tante, di domande alla Vita. Tanti perché caduti nell’oblio. Quanti motivi dispersi nell’universo!
Fa paura la Vita. Ecco, ora mi prenderete per pazzo. Sì, forse son pazzo: la Vita fa davvero paura.
E quando la senti chiamarti, un po’ di più. Tu, che magari sei giovane, non ci pensi. L’energia vitale ti pervade da dentro, seifuoco vivo. Io che son vecchio percepisco che quando la Vita mi chiama, inevitabilmente mi chiama anche la sua gemella.
Oggi la Vita mi ha chiamato. La Morte mi ha voltato le spalle e io le ho sorriso. Le ho dimostrato di essere ancora qui, ancora fedele a me stesso, con gli stessi occhi scuri, ma con le mani solcate dallo scorrere del tempo.
Autore
Erica Zambrelli