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Oggi parliamo di un titolo che negli ultimi anni ha conquistato sempre più notorietà: OMORI, un videogioco indie – quindi realizzato da sviluppatori indipendenti – che ha saputo affascinare per la sua tematica matura e la sua profonda narrazione. Il progetto nasce dall’idea di OMOCAT, autrice, sviluppatrice e direttrice del gioco.
Nel lontano 2011, OMORI era soltanto un personaggio illustrato nel blog personale dell’autrice. Due anni più tardi, nel 2013, OMOCAT rivelò in anteprima l’intenzione di realizzare una graphic novel di circa dodici capitoli basata su questo personaggio. Tuttavia, il progetto non raggiunse i risultati sperati. L’obiettivo dell’autrice era quello di coinvolgere il pubblico in modo attivo, permettendogli di prendere decisioni capaci di influenzare il destino del protagonista. Da questa idea prese forma il desiderio di creare un videogioco.
Per lo sviluppo venne utilizzato RPG Maker, un popolare software di creazione di giochi di ruolo in stile 2.5D a pixel, molto diffuso nella scena indipendente. OMORI trae ispirazione da diversi titoli iconici come Earthbound, Yume Nikki, Pokémon, Fire Emblem e molti altri.
La colonna sonora fu affidata a due compositori, Pedro Silva e Jami Lynne. La campagna Kickstarter, aperta nel 2013, superò la soglia dei 200 mila dollari, dimostrando fin da subito un forte sostegno da parte della community. Dopo numerosi rinvii, OMORI venne pubblicato ufficialmente il 25 dicembre 2020 su PC e Mac, per poi approdare anche su console nel giugno 2022.
Ma di che cosa parla OMORI?
Innanzitutto, il gioco si apre con OMORI che si ritrova in una stanza completamente bianca (White Space) in cui troviamo vari elementi: un gatto, un pacchetto di fazzoletti (che il gioco ci indica come utili ad asciugare la nostra tristezza), una lampadina nera, un computer, uno sketchbook: ad osservare il tutto è una porta. Una volta esplorato l’ambiente circostante, OMORI, aprendo la porta, si ritrova in un mondo onirico completamente antitetico rispetto a quello precedente; qui è tutto fanciullesco ed edulcorato e simile ad un asilo nel quale incontrerà i suoi amici: Kel, Aubrey ed Hero, che lo accompagneranno in una serie di avventure fino al ricongiungimento con Basil, il miglior amico di OMORI e Mari, la sorella. Nelle successive ore di gioco, l’atmosfera, così accogliente e colorata, cambia radicalmente, rivelando un ambiente oscuro e inquietante in seguito all’evento cardine, la scomparsa di Basil.
A questo punto del gioco OMORI si sveglia e si ritrova nel “Mondo Reale”; qui potremmo scegliere il vero nome del nostro protagonista ed esplorare la casa in cui abita. Il giocatore nota subito l’assenza dei familiari e alcuni dettagli inquietanti come figure oscure, fobie che prendono vita e spettri.
Questo scambio, tra mondo felliniano e mondo reale, proseguirà e si presenterà più volte lungo l’arco del gioco. Il giocatore verrà messo davanti a scelte che gli faranno approfondire il vero tema del gioco: il lutto, attraverso i vari personaggi presenti nelle due realtà, di come questi lo affronteranno secondo le proprie modalità e delle informazioni sul passato di quest’ultimi, andando ad approfondire, in particolare, la morte di un certo personaggio e come la scomparsa di quest’ultimo abbia influito sui loro rapporti.
Dunque, OMORI si rivela essere un gioco tutt’altro che dalle tinte gioiose e pastello, ma un horror psicologico i cui temi principali sono la depressione e il trauma.
Per cui, se siete interessati a vivere un’esperienza di circa 30 ore alla scoperta della psiche umana e di come questa affronta certe tematiche, vi consigliamo calorosamente di provare questo titolo.
in collaborazione con Martina Comanducci
Autore
Jacopo Rossano Botto
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