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Andrea Pazienza era un fumettista, un fumettista degli anni ‘80.
Andrea Pazienza è stato uno dei pochi che ha davvero saputo cogliere "il segno del tempo", la cristallizzazione su carta e inchiostro di quegli anni, che nelle sue opere erano dettagliati, precisi come una lama di rasoio. Questo si ritrovava nei personaggi e situazioni nei suoi libri. "Le Straordinarie Avventure di Pentothal", il suo libro che ha esordito nell’ Aprile del ’77 con Alter Alter n. 4, raccontava in modo totalmente innovativo e sperimentale le vicissitudini, amori e sogni di uno studente del DAMS in una Bologna fumosa, creativa, segnata dalle rivolte studentesche del movimento del ’77, fresca dal dramma dell’uccisione dello studente Francesco Lorusso.
Le Straordinarie Avventure di Pentothal, Andrea Pazienza, 1977
Andrea Pazienza ha partecipato e co-fondato riviste d'avanguardia artistica: Cannibale (1977-1979), pubblicazione punk, acerba e più underground (ideata da S. Tamburini, con F. Scozzari, M. Mattioli e successivamente T. Liberatore); e la leggendaria Frigidaire (1980-1988), realizzata con lo stesso team d'assalto sotto la direzione di V. Sparagna, una rivista più raffinata, elettrica e strutturata. È in queste pagine che nasce il personaggio di Zanardi e la sua compagnia.
Zanardi in Giallo Scolastico, Andrea Pazienza, 1981
Il bolognesissimo Zanardi presto diventa esempio lampante de “il segno ‘80”(metafora utilizzata e sempre ricercata dallo stesso Paz) che identifica il personaggio come portavoce di quella gioventù violenta e devota all’estetica e all’edonismo, nel quale proprio in quegli anni ’80, molti giovani si identificavano. Generazione purtroppo colpita dall’avvento dell’eroina, che sarà poi l’argomento tragico della sua opera più matura ed autobiografica: “Gli ultimi giorni di Pompeo”(1985-1987). Questo è un racconto lungo e drammatico - a detta sua, e forse davvero, il suo migliore -, che attraverso il suo alter ego Pompeo, porta avanti la narrazione dei suoi ultimi anni a Bologna tramite la tossicodipendenza e le sue disavventure, caratterizzate da situazioni incredibili e tragiche; il tutto accompagnato dai versi di poeti russi, come Pasternak e Majakovskij.
Tutte le sue opere sono caratterizzate dal suo segno a pennarello unico, che ha sentori della scuola Moebius, Jacovitti e Carl Barks, declinato in uno stile personale, pulito, crudo e violento, pieno di registri di stile differenti tutti perfettamente padroneggiati dall’autore e coerenti con ogni tipo di narrazione da lui affrontata. A detta di chi l’ha conosciuto, era un talento vero, velocissimo e precisissimo nella realizzazione dei disegni, che realizzava la maggior parte delle volte a pennarello a briglia sciolta, senza l’utilizzo delle matite.
Unendo tutto ciò al linguaggio popolare giovanile di quei tempi, che utilizzava nelle sue opere, si comprende come Paz fosse davvero un fuoriclasse nel cogliere, con pochi segni, l’essenza stessa della giovinezza, della sregolatezza, dei disagi, divertimenti e disgrazie di una generazione di giovani che lo stesso autore viveva.
Disegno inedito, Andrea Pazienza, da Tutto Pazienza n.3, 2016
Gli Ultimi Giorni di Pompeo, Andrea Pazienza, 1987
Disegno inedito, Andrea Pazienza, da Tutto Pazienza n.17, 2016
Andrea Pazienza è stato uno dei più grandi narratori e cronisti del suo tempo e maestro assoluto di linguaggio a fumetti.
Paz se ne è andato troppo - veramente troppo - presto, come molti dei più grandi; magari anche a causa del peso del suo soverchiante talento, del fiume di creatività troppo esondante e strabordante, che forse poteva solo essere affrontato con una vita così all’estremo.
Del resto, come recitano i suoi personaggi, “Pazienza è proprio il massimo, pratikamente una rockstar”.
Autore
Pietro Boccucci