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dai due soli
ceneri senza foglie
bevono atra acqua
sull'Ōta galleggiano
le lanterne di carne
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Per quando i soli esploderanno
- da recitare in un lento silenzio luttuoso
Per le espanse lande urlerà
il vento e si canterà su un carro
un tetro epitalamio d'accecati versi
e pioverà cadente l'acida pelle
tutta scioltattaccata e la viva vita
come cenere muta cadrà sospinta
sulla rovinosa sostanza del vuoto.
Nella vertigine dell'atro atomo scisso
la gravida maledirà urlando
d'aver partorito la speme dove il verde
pascolo d'un sogno certo e dato
fu disgregato; dove, l'umanità
tutta innocente -trapassata dalla colpa-
sfiorirà in un nulla riarso da un tasto;
dove un morto sciacallerà
la fortunata rimembranza d'un cadavere.
E voleranno le gelide nubi su tutta la terra
e nel rintanato silenzio della pallida attesa
non più si celeranno le scalpitanti costellazioni
e alla bestia umana la solinga trenodia
sarà una campana, un fuoco o un eroso
approdo della vita mutilata.
Allora dolce e infausto
parrà ai viventi l'aver visto il fulgore
senza aver toccato la fame
e il folle veleno dei frutti feriti.
Autore
Manuel Visani