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All’Europa: di que’ campi alunni di primavera
ὁ καιρὸς γὰρ ἐγγύς ἐστιν.
Alti monti e piane un tempo frondose
e regge e polverose
rovine io vedo et antiche torri
d'atavici parenti estinte
ma solo un nome sento,
disunita unione, sui sogli
e gli erti palazzi e le mute carte.
Destati, vigna vegliarda e confusa!
Vetusta e sempre giovane Fanciulla,
tu vedesti il bramoso Toro
dalla grassa giogaia, che incedendo
tutto si protendeva alla tua grazia
regale, o inclita, così vero e fiero
e fintosi candido e mite,
del tuo serto reciso fu cinto
d'un pegno d'amore. Ingenua,
fosti sedotta, rapita e scordata.
Pace perpetua e manifesta, rendi
il durare alla frale vita
mortale, dacci un rifiorente agire
non un dire impotente su macerie
torve e vane. Adunati, afflato
dei popoli, dall'arso seme antico,
non nel furore suicida o nel finto timore.
Sorgi! Si, sorgi più bella,
sorgi, fulgida stella, dalla tetra
notte, celata fissità, svelati!
-nella mia manchevole finitudine, patria mia-
Autore
Manuel Visani
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