più avido è il grido dei corvi
Leonardo Sciascia
e il corvo sgraziato cantò: “Uomini indolenti di realtà,
indolente malattia silente, costruitevi pure ceree
ali ideali! Non questa è la vostra reale natura.
Continuate a schiantarvi disillusi! Continuate
a sfamarmi! Natura! Natura! Volate più in alto,
ve ne prego e lì attendete! Aggrappatevi,
graffiate il cielo più a lungo e le vostre budella
prolasserano, ma voi, sviscerati, tenetevi
esasperati e lentamente, vedrete,
sarete già morti prima che voi possiate
cadere e la morte sarà l’unica salvezza possibile.
Ve lo assicuro, tutta la mia generazione
di questo si è sfamata, dalla vostra vertigine.
Costruite! Costruite! Finché nell’atro baratro
non vedrete altra soluzione.
[…]
Chiuso è l’avello
murati sono i morti
ora non potranno più fuggire
-inutile accortezza-
da questo labirinto di certezza.
La carne pulsante è raggelata
dal pungilione della morte
dove potrà scappare?
[…]
Dove, dove, non perché
dove: è il punto.
Non l’assurdo che s’affolla
nel nostalgico fragor del silenzio dell’unità.
Dove, dove è la domanda che ci resta
non qui… non qui… la risposta.
Non qui l’intesser costante di Cloto,
non qui l’inesprimibile attimo, non qui
il dono e la scelta e il vivo sorriso
ma solo il sussulto straziato
dal soffio reciso
ora rimane chi resta
e il dolore e il morto rimorso
da scontare vivendo.
Autore
Manuel Visani