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Gli elicotteri da combattimento hanno segnato la storia della guerra moderna, rappresentando per decenni un pilastro delle operazioni militari. Tuttavia, il rapido avanzamento tecnologico e le nuove dinamiche belliche stanno mettendo in discussione il loro ruolo futuro. L'avvento dei droni, l'incremento delle difese antiaeree portatili e lo sviluppo della guerra elettronica rendono questi velivoli sempre più vulnerabili. Eppure, l'industria aerospaziale non si arrende e continua a progettare modelli avanzati per mantenere gli elicotteri competitivi nei teatri di guerra moderni. Tra questi, spicca l'AW249 Fenice, erede del leggendario Mangusta, che si prepara ad affrontare le sfide di un'epoca incerta.
Le sfide contemporanee degli elicotteri da combattimento
Merita molta attenzione questo nuovo modello, non solo perché rappresenta la nuova punta di diamante degli elicotteri d'assalto occidentali, interamente italiano grazie all'azienda Leonardo, ma anche perché nasce concettualmente poco prima del conflitto russo-ucraino e di quello israelo-palestinese. Questi scenari bellici, per certi versi, possono far desistere dall'idea dell'impiego degli elicotteri in guerra nell'immediato futuro per diversi motivi:
- La diffusione dei MANPADS (man-portable air-defense systems): nei primi conflitti successivi agli anni '50, i nemici più letali degli elicotteri erano le mitragliatrici e i lanciarazzi da spalla. Tuttavia, pochi anni dopo, vennero introdotti i MANPADS, ovvero lanciamissili a guida infrarossa divenuti celebri nella guerra sovietico-afghana con il FIM-92 Stinger. Questi sistemi risultano spesso letali a causa della fisiologia stessa dell'elicottero: anche se equipaggiato con esche termiche, volando a bassa quota spesso queste non bastano per sfuggire a un missile guidato. Di conseguenza, la cautela non è mai troppa.
- Strumenti di guerra elettronica: fenomeni di jamming perpetrati da dispositivi in grado di emettere segnali che possono disturbare qualsiasi frequenza o radar in un determinato raggio d'azione.
- L'avvento dei droni: molti di essi sono estremamente economici sotto tutti i punti di vista. Per loro stessa natura permettono di preservare vite umane, essendo sprovvisti di pilota. Oggi vediamo numerosi video di droni FPV che sganciano granate dall'alto oppure versioni kamikaze che fanno esplodere carri armati o edifici interi. Alcuni modelli, come gli Shahed-136 iraniani, hanno una gittata di 2500 km e funzionano, in un certo senso, come missili da crociera, pur essendo di fatto munizioni vaganti. Esistono anche droni come gli Zala, in grado di volare ad alta quota e acquisire immagini ad alta definizione.
Ho elencato questi tre elementi principali come le maggiori cause del declino dell'impiego degli elicotteri in guerra, anche se questo risvolto era prevedibile già da almeno quarant'anni. D'altronde, l'elicottero è un velivolo il cui scopo principale è compiere attacchi mordi e fuggi, sia ravvicinati che a distanza, fornire supporto aereo alla fanteria ed effettuare evacuazioni di feriti (CASEVAC). Tutte operazioni che avvengono ovviamente a bassissima quota, esponendo il mezzo a parecchi pericoli. Tuttavia, sembra ormai che, con il progresso tecnologico, l'elicottero sia davvero arrivato al capolinea.
Il peso sulle spalle dell’AW249
Torniamo ora al diretto interessato: l'AW249 Fenice, futuro successore dell'AW129 Mangusta. È ancora in fase di progettazione e, di conseguenza, c'è tutto il tempo per monitorare i conflitti in corso nel mondo, traendone conclusioni utili alla realizzazione della versione definitiva.
Gli esemplari attualmente attivi comprendono un prototipo e tre velivoli dedicati a sviluppi e aggiornamenti, che rimarranno alla Leonardo per i test. Entro il 2035 verranno consegnati 48 esemplari per un costo complessivo di circa 3 miliardi di euro. L'inizio delle consegne è previsto per i primi mesi del 2027. L'elicottero è progettato per operare in climi estremi, sia ad alte che a basse temperature, ed è equipaggiato con motori General Electric T700 da 2500 cavalli ciascuno, che permettono una velocità massima di 287 km/h e un'autonomia di 800 km.
Il suo armamento è composto da un cannoncino a tre canne prodotto dalla OTO Melara, sempre presente in qualunque configurazione, mentre le altre armi opzionali includono razzi da 70 mm, sia guidati che non, missili aria-aria a guida infrarossa e missili aria-terra a radiofrequenza o fibra ottica. Il mezzo è predisposto per la guerra multidominio e potrà operare in sinergia con altri sistemi d'arma terrestri, marittimi e spaziali, comunicando e collaborando con droni gregari. Possiamo dire con certezza che entra in questa nuova era con le spalle larghe.
A che punto sono gli altri eserciti?
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i più appassionati ricorderanno sicuramente il progetto dell'affascinante RAH-66 Comanche. Alla fine, ne sono stati costruiti solo due prototipi: era concepito come un elicottero stealth per compiti di ricognizione e attacco, in grado di colpire bersagli passando inosservato. Tuttavia, il progetto è stato abbandonato in favore dei droni, considerati più adatti a svolgere tali compiti. Di conseguenza, l'avvento dei droni ha portato l'aeronautica americana ad abbandonare anche il programma FARA (Future Attack Reconnaissance Aircraft), decretando la fine di modelli come il Bell 360 Invictus e il Sikorsky Raider X.
La Cina utilizza ancora il CAIC WZ-10 e sta sviluppando l'Harbin Z-21, ma al momento se ne sa ancora poco.
Nella guerra russo-ucraina, l'impiego degli elicotteri è molto limitato a causa dell'egemonia dei droni e della fitta copertura di MANPADS. I russi utilizzano i Mil Mi-24 Hind, i Ka-52 Alligator e i Mi-28 Havoc, mentre per il trasporto impiegano i Mi-17 e Mi-18. Gli ucraini, invece, dispongono solo di Hind e Mi-18. Va detto che, a causa delle sanzioni, la Russia fatica persino a reperire materiali per la produzione di modelli già esistenti, il che non gioca a suo favore.
Si vedono spesso video di entrambi i contendenti in cui gli elicotteri sparano salve di razzi mirando in alto mentre rilasciano esche termiche, cercando di esporsi il meno possibile pur colpendo i bersagli. Una tattica che, per quanto possa apparire buffa, dimostra quanto questi velivoli non siano più in grado di reggere il confronto, specialmente in un teatro di guerra moderno come quello ucraino.
Il futuro degli elicotteri da combattimento è incerto. L'AW249 Fenice potrebbe rappresentare una rinascita o l'ultimo grande tentativo di mantenere questi velivoli rilevanti nel campo di battaglia. Riuscirà a dimostrare di avere ancora un posto nella guerra moderna o sarà destinato a diventare un'icona del passato? Il tempo e le battaglie future daranno la risposta.
Autore
Omar Dassouquine