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«Ahi serva Italia, di dolore ostello,nave sanza nocchiere in gran tempesta,non donna di provincie, ma bordello!»
(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)
Oggi mi sono svegliato arrabbiato pensando all’Italia, agli italiani, al massivo egoismo che imperversa su ogni fronte di questa società marcia, in tutte le sue sfumature atroci di totale scomparsa dell’essenza altrui.
Uniti nelle difficoltà solamente per parvenza, per convincersi di avere la coscienza pulita. «Ce la faremo» urlavamo dai balconi nel periodo più buio della storia europea negli ultimi 10 anni. Ma mentre la gente moriva attaccata alle macchine, in ospedali che sembravano più campi di battaglia, c’era chi si lamentava sui social per gli aperitivi negati.
Perché per essere libero io, tu puoi anche morire.
Allora mi sono arrabbiato ancora di più, scavando in profondità nella mia anima, riflettendo sullo Stato delle contraddizioni.
Perché viviamo in Italia, con una costituzione antifascista, ma Mussolini è un eroe «che ha fatto cose buone».
Perché viviamo in Italia, il «Bel Paese» dove muore una donna ogni tre giorni e in cui si continua a dire «vestita così cosa ti aspetti!?».
Perché viviamo in Italia, terra di culture millenarie e imprescindibili ma le persone sono analfabete capaci solo di lamentarsi senza agire, affossando chi prova a farlo.
Perché viviamo in Italia, dove abbiamo la lingua più bella del mondo ma la storpiamo parlando di froci, negri e puttane.
Perché viviamo in Italia, e le istituzioni e i personaggi politici buttano merda sui giovani che lottano per un paese migliore.
Perché viviamo in Italia, il paese dove si mangia meglio al mondo, ma le persone muoiono di fame in strada e a nessuno sembra importare, tanto finché ho la pancia piena io, di te, non mi importa.
Perché viviamo in Italia, in cui la moda domina la scena mondiale su tutte le passerelle, ma i vestiti usati li vendiamo sui siti per qualche spicciolo invece di donarli a chi ne ha bisogno.
Perché viviamo in Italia, dove le istituzioni dovrebbero proteggerci e invece ci manganellano quando alziamo la voce.
Perché viviamo in Italia, Paese rinato dalla Resistenza ma dove i fascisti stanno al governo, e chi sostiene la lotta alla libertà viene identificato dalla Digos.
Perché viviamo in Italia, «una potenza europea» (o almeno così dicono Meloni e i suoi compagni di merende) ma i diritti dei lavoratori vengono calpestati. Dove deve scappare il morto per accorgersi dei problemi.
Perché viviamo in Italia, paese assoggettato per secoli dagli altri stati europei, ma dove ancora non abbiamo imparato ad accettare la diversità, perché se sei nero non sei italiano.
Perché viviamo in Italia, dove le ragazzine vengono stuprate dai branchi e le madri dei carnefici esclamano «la carne è carne» oppure «vanno capiti, hanno fatto una ragazzata».
Perché viviamo in Italia, paese democratico, ma il Premier alle domande non risponde «per rispetto ai colleghi perché c’è poco tempo», ma tanto ai cittadini nessuno ci pensa, a noi, le risposte non le danno.
Perché viviamo in Italia, e siamo tanti bravi a decantarci come il paese migliore del mondo.
Ahi serva Italia, verso che porto ti sta guidando l’ignoranza…
Autore
Giuseppe Serra