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1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8… gocce di Citalopram.
La sera conti le gocce di antidepressivo come se fossero il dessert dopo cena, un bel pasto completo e ben bilanciato, sia mai.
Il cucchiaino mescola i due fluidi insieme, ricreando il vortice dei pensieri che non lascia tregua.
Tante altre donne come me assumono questo nettare nella speranza di rinvigorire ancora una volta, di rinvigorire da tutte quelle pressioni sociali cui sono chiamate a sopportare.
Uno dei lavori più sottopagati ancora oggi è quello dello psicologo, in quanto si ritiene, soprattutto in un paese come l’Italia, che la salute mentale non valga quanto quella fisica e che i problemi riguardanti la prima siano soltanto frutto dell’invenzione di una generazione “senza palle”.
Ma fortunatamente molte persone sono a conoscenza del fatto che questo mestiere sia ben più impegnativo di quanto il senso comune voglia far credere: chi prende coscienza di questo molto spesso sono le donne.
I maschilisti proporrebbero l’ipotesi che le donne siano predisposte di natura alla sensibilità, alle emozioni e alle sensazioni, in quanto esseri mancanti di logica razionale, per sostenere la loro tesi.
Questo sistema ha deciso di mettere in subordinazione le donne, ma non si è dimenticato di alimentarsi anche tramite la prevaricazione degli stessi uomini: offro come antitesi la repressione delle emozioni negli uomini, processo che ha portato a una crescente disconnessione da se stessi, dall’empatia, dall’affettività, in favore di una mascolinità tossica e distaccata dagli altri individui.
Quindi si trae che le donne, avendo imparato a non essere disconnesse da loro stesse, facciano ricorso alla terapia psicologica molto più spesso rispetto agli uomini.
Una donna in terapia si ritrova a dover lavorare su traumi e questioni che derivano per la maggior parte delle volte dal patriarcato e dalle sue conseguenze: la posizione lavorativa, il gender pay gap, il “tetto di cristallo”, la doppia presenza, i tabù riguardanti il sesso, la ricerca medica in ambito del corpo femminile, i canoni estetici, l’ansia di non essere abbastanza, la paura di fidarsi della persona sbagliata, una violenza subita, la paura di essere uccisa e il pensiero che tante altre donne al mondo, sue sorelle, si sentono esattamente come lei.
Un esempio di doppio standard è quello riguardante la pillola anticoncezionale: la pillola non viene prescritta solamente per evitare una gravidanza, ma viene prescritta anche per condizioni come quella dell’ovaio policistico e per l’endometriosi, sempre a sostenere la tesi per cui la ricerca medica in ambito femminile è molto più scarsa rispetto a quella maschile.
Basti pensare all’esclusione delle donne alla partecipazione agli studi clinici negli Stati Uniti nel 1977 a seguito dell’emanazione delle linee guida da parte di Food and Drug Administration (FDA) in cui si raccomandava di non includerle nelle fasi iniziali degli studi per evitare ripercussioni negative sulla gravidanza e sulla salute del feto.
Poterono finalmente essere nuovamente incluse nel 1993, quando l’NIH stabilì che i farmaci dovessero essere studiati su tutti i pazienti, anche se in percentuali minori rispetto agli uomini, quindi essendo ancora oggi sottorappresentate.
Fatta questa premessa, il perlopiù delle volte la pillola viene prescritta per il piacere del partner maschile, senza tenere conto dei suoi effetti negativi, e senza avere informazione sufficiente riguardo all’argomento.
Per iniziare esistono due tipi di pillole anticoncezionali: la pillola combinata (che contiene una versione sintetica di estrogeni e progesterone) e la minipillola (che contiene solamente una versione sintetica del progesterone).
Esistono tante varianti di pillole ed è per questo che il medico deve valutare la prescrizione al paziente come singolo caso, tenendo conto di vari fattori, come per esempio il fumo (che può andare a contrastarne l’effetto desiderato).
Detto in linea di massima, nonostante le differenze nelle pillole in commercio, gli effetti collaterali si possono riassumere in questo modo:
- Nausea e/o vomito;
- Tensione mammaria;
- Crampi addominali;
- Modificazione della libido;
- Ritenzione idrica;
- Perdite ematiche intermestruali;
- Patologie cardiovascolari (come dolore toracico, disturbi della visione, cefalea);
- Ipertensione;
- Aumento del peso corporeo;
- Depressione, sbalzi di umore e/o irritabilità;
- Aumento del rischio di fenomeni di tromboembolismo venoso (trombosi venosa profonda ed embolia polmonare), infarto del miocardio e ictus ischemico;
- Aumento del rischio di tumore al seno, tumore al fegato e tumore della cervice uterina;
- Riduzione o perdita della fertilità;
- Maggiore peluria corporea, eccessiva secrezione sebacea cutanea e perdita di capelli;
- Aumento dei livello di lipidi nel sangue;
- Aumento della pigmentazione cutanea, eccessiva secchezza cutanea e/o delle mucose orali, vaginali e/od oculari;
- Amenorrea;
- Calcoli alla cistifellea.
I fogli illustrativi per questo tipo di medicinali molto spesso hanno la grandezza di una tovaglia o di una coperta con cui coprirsi.
Inoltre l’assunzione della pillola è sconsigliata a tutte le donne con queste condizioni:
- La presenza di una malattia cardiovascolare o una storia passata di fenomeni tromboembolici;
- La predisposizione ad alcune malattie della coagulazione;
- Il vizio del fumo in soggetti di età superiore a 35 anni;
- L'obesità e/o l’ipercolesterolemia;
- La gravidanza;
- Una storia di malattie epatiche gravi (tumori, cirrosi, ecc.) o malattie della cistifellea;
- L'emicrania severa;
- Una storia di tumore al seno;
- L'assunzione di certi tipi di medicinali (es. sedativi barbiturici, antiepilettici, verapamil, antifungini, antidepressivi, ecc.).
Le donne si ritrovano ad affrontare degli effetti collaterali pesantissimi che gravano sulla loro salute mentale per una mancanza di ricerca medica e di egoismo in certi partner, quando non viene assunta per scelta, venendo etichettate come isteriche (un'etichetta che ormai da secoli viene usata per descrivere il genere femminile).
Per questo motivo sono costrette a ricorrere alla terapia psicologica e anche a quella psicofarmacologica (quando possibile) per contrastare questi effetti collaterali causati dall’assunzione della pillola, dal momento che molte volte vengono reputate pesanti o per “loro natura”, come detto prima, isteriche.
Da qualche anno si sta studiando un modo per concepire anche una pillola per gli uomini.
Dove sta il doppio standard? Nel fatto che si stia cercando un modo affinché essa non sia ormonale e che non ci siano effetti collaterali.
Per questo motivo si sta impiegando così tanto tempo.
Ad oggi la pillola sviluppata (e su cui si sta facendo ancora ricerca) è denominata YCT-529: dopo la sperimentazione di fase 1a si è raccontato di un farmaco ben tollerato, senza effetti avversi.
Il “pillolo” non ha alterato il battito cardiaco, i livelli ormonali, e i marcatori infiammatori e non si registra nessun effetto sul desiderio sessuale e l’umore.
Sono palesi le differenze tra i due farmaci e un evidente impegno nello studio per un’alternativa maschile che non abbia gli stessi effetti collaterali dei contraccettivi femminili (che sia la pillola, l’anello vaginale, la spirale o il cerotto).
In più la preoccupazione di molte donne è che nel caso lo sviluppo del “pillolo” (viene chiamato così ed è ironico dal momento che è in corso una battaglia ideologica riguardante il femminile sovraesteso) gli uomini possano dimenticarsi dell’assunzione continuativa ogni giorno e allo stesso orario del farmaco, cosa richiesta per la sua efficacia.
La mancata assunzione potrebbe andare ad inibire l’effetto desiderato e potrebbe esserci il rischio di gravidanze indesiderate, dovute alla fiducia riposta dalla partner nei confronti del partner.
Anche in conseguenza a un evento del genere una donna può essere esposta a un peso psicologico pesantissimo: tenere o non tenere il bambino?
In un paese in cui l’aborto viene ritenuto un omicidio e dove certi politici hanno proposto l’ascolto del battito cardiaco del feto per convincere le donne a tenere quest’ultimo, è inevitabile che si faccia ricorso alla terapia psicologica.
Si ricorda che l’aborto non è un contraccettivo e per questo motivo una donna che decide di abortire sicuramente non lo fa a cuor leggero, ma ella continuerà ad essere sottoposta a pesanti critiche dalla società patriarcale e bigotta.
Anche nel caso in cui una donna decida di diventare madre, è costretta ad affrontare delle conseguenze assai pesanti, tra quelle più comuni:
- Dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia);
- Lombalgia;
- Incontinenza anale e urinaria;
- Dolore perineale;
- Ansia e depressione;
- Paura del parto;
- Infertilità secondaria.
Mentre tra i meno frequenti abbiamo:
- Prolasso degli organi pelvici;
- Disturbo da stress post-traumatico;
- Disfunzione tiroidea;
- Mastite;
- Sieroconversione dell’HIV;
- Lesioni nervose;
- Psicosi;
- Tromboembolismo venoso;
- Cardiomiopatia peripartum.
A questi sintomi si aggiungono gli stereotipi sociali tali per cui una donna dopo il parto non è più una donna, ma assume solamente l’identità di madre, dove il suo unico compito è quello di occuparsi del bambino, trascurando qualsiasi altro aspetto nella sua vita, che sia il partner, la vita sociale e il lavoro.
Ad oggi è ancora molto diffusa l'abitudine di chiedere ai colloqui di lavoro se si ha il desiderio di avere figli o qual è la situazione di fertilità.
Ma la società vuole delle donne lavoratrici o madri? Perché non viene data la possibilità di essere entrambe?
Perché una donna è obbligata a dover pensare da sé alla propria salute mentale e fisica, quando molto spesso la nascita di un bambino, l’assunzione di determinati farmaci o la scelta di lavorare, sono il frutto di una società controllante e patriarcale?
Perché siamo obbligate a dover sopperire con la terapia psicologica (si ricorda che essa fa bene a tutti e non devono ricorrerne solamente soggetti con gravi problematiche) a problemi che non dipendono da noi?
Gli interrogativi sono tanti e troppi per un problema che come matrice ormai conosciamo tutti, ma che purtroppo molti non vogliono riconoscere, in quanto gli porta vantaggio.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8… gocce di Citalopram.
Ora posso andare a letto.