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Mio caro Rick, non so proprio da dove cominciare…
Sono trascorsi parecchi tramonti dall’ultima volta che ti ho scritto una lettera e mi sento in dovere di esporti la motivazione: in tutto questo periodo ho affrontato una sorta di rivoluzione spirituale, la quale si è riflettuta nel mio modo di pensare e di osservare la realtà che circonda noi uomini. È stata un’operazione talmente complessa da dover ricercare le radici più profonde che hanno segnato lo sviluppo del genere umano, l’evoluzione dei suoi modelli di pensiero, del sistema di valori e di tutto quel patrimonio di saperi, (cioè ciò che appartiene dunque alla “cultura”) che si è trasmesso di generazione in generazione, di comunità in comunità e che ha reso possibile (seppur sia ancora drasticamente imperfetto) il mondo in cui oggi viviamo e a cui apparteniamo. Ed è proprio da questo punto che vorrei cominciare…
Analizzando minuziosamente le tendenze che l’uomo ha manifestato in ogni epoca storica, una tra tutte mi ha colpito maggiormente: si tratta della tendenza che egli ha assunto nel ricercare, specie attraverso la filosofia e la religione, un’entità superiore a sé stesso che potesse legittimare «il presente ordine delle cose» e quindi spiegare, partendo dalle origini dell’umanità e dell’infinito universo, il senso ultimo della vita di ciascun singolo individuo e in che modo quest’ultimo potesse offrire il proprio contributo in virtù della sua piena, inesorabile realizzazione. Io credo che tutto questo sia dovuto principalmente (e ribadisco che si tratta della mia umilissima opinione) all’estrema necessità di conforto, consolazione e rassicurazione richiesta dallo stesso genere umano, il quale ha sempre avuto la percezione di avvertire una “mancanza innata” e un vuoto incolmabile attraverso le proprie forze, di essere fragile e precario, con l’onnipresente consapevolezza della propria miseria, piccolezza e dei propri limiti di fronte all’immensità dell’universo, che ha avuto la pretesa, solo illusoria di dominare. Ed ecco che tale “mancanza” e bisogno di sostegno l’uomo lo avverte sempre nel tempo presente e non nel passato, il quale al contrario viene glorificato, idealizzato e reso irripetibile (positivo o negativo che sia) più di quanto in realtà non meriti, attraverso una ricostruzione mentale a posteriori filtrata dal ricordo. Il tutto converge in una sensazione molto intima, chiamata Nostalgia, la quale sfocia a seconda dei casi in una lacrima amara o sorridente, così logorante che talvolta si cerca di opprimere ed eliminare del tutto. Io stesso avrei voluto e voglio tuttora che parte dei miei ricordi si dissolvessero nel nulla e scomparissero completamente come se gli eventi che trasportassero non fossero mai accaduti, anche quelli piacevoli dal momento che, quando si è colpiti da tristezza e solitudine, è meglio che siano quelli fastidiosi a tenerci compagnia e non viceversa.
Ma proprio ora che sto scrivendo a te, caro amico, mi accorgo che questo maledetto sentimento non si deve ripugnare né combattere, bensì accettare con massimo orgoglio. Tutti i ricordi difatti, e dico tutti, rappresentano una traccia indelebile del nostro puro essere, che continua a svilupparsi e maturare attraverso l’esperienza della sensibilità, la quale soltanto in questo modo raggiunge l’identità completa, ossia quella diversa di ognuno di noi. Se temiamo il sentimento di tristezza e desiderio legato al ricordo del passato, il “dolore del ritorno” [il significato letterale del termine Nostalgia, dal greco “nostos" (ritorno) e "algos" (dolore)], abbiamo quindi paura di noi stessi e se non accettiamo ciò che siamo stati, come pretendiamo di perdonare quello che siamo adesso e di migliorare in una prospettiva futura? Agire in modo corretto nel presente significa infatti dare continuità o discordanza al proprio passato, dopo un’attenta revisione degli elementi da innalzare a modello etico-comportamentale e di quelli invece da controllare con cura, ma da considerare tutti come formativi ed essenziali. Riconosciamo il nostro passato poiché consente all’identità di esprimersi attraverso ciò che ha vissuto e imparato negli anni, attraverso l’autodeterminazione, comprendendo senza vergogna gli errori commessi e vantandosi delle conquiste che la vita ogni giorno offre, anche nei piccoli gesti quotidiani. In conclusione invito tutti quanti, compreso te Rick a provare Nostalgia, perché ci rende vivi e autentici, ci mette in continuo dialogo con una parte di noi e del nostro vissuto, che bisogna coltivare con coscienza nel presente e di cui non dobbiamo spaventarci. In fondo subire la Nostalgia equivale ad appartenere alla propria identità. Diceva così a un certo punto il commissario Kim nel «Sentiero dei nidi di ragno» di Italo Calvino: «Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, ma tutte le cose che farò prima di morire e la morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano».
Autore
Samuele Castronovo