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Dopo una mattinata di studio, decido di svagarmi un po’ sui social. Apro Instagram e mi capita il video di una ragazza che spiega i motivi per cui il suo fidanzato non deve avere amiche. Con quelle ragazze sicuramente non ci sarà un rapporto di amicizia, ma altro. Proprio le amiche potrebbero essere quelle con cui lui la tradirà, o comunque lo porterebbero a distogliere da lei le attenzioni che a lei sola dovrebbe riservare. Amareggiata dal discorso e dai tanti commenti di assenso, chiudo Instagram e apro TikTok. Qui la situazione che trovo non è molto diversa. L’algoritmo mi propone un'intervista fatta a vari ragazzi, i quali sostengono che la loro fidanzata può andare in discoteca solamente se da loro accompagnata. Andare a ballare da sola con le amiche è fuori questione. La giustificazione di tale comportamento, a loro avviso, non sarebbe una mancanza di fiducia nella ragazza, ma negli altri ragazzi presenti. “So bene come sono fatti gli altri maschi” dice uno. Anche qui i commenti sono in maggioranza d’accordo con quanto detto dagli intervistati. Perfino molte ragazze scrivono che non andare a divertirsi con le amiche in discoteca è un atto di rispetto nei confronti dell’uomo con cui stanno. Mi metto a riflettere e mi chiedo come sia possibile, in un’epoca in cui si proclama tanta indipendenza ed emancipazione, che sia così diffuso questo pensiero. Non credo che si tratti di semplice gelosia. In queste situazioni entra in gioco una vera e propria idea di possesso, che viene accettata e messa in pratica anche da giovanissimi, poco più che bambini. Viene sentito come normale attuare un controllo, che consiste nel limitare le amicizie e le uscite, nell’ispezionare il cellulare, i messaggi e i likes, e se questo non avviene, allora l’altra persona non ci tiene veramente, non ama davvero. Se l’amore viene inteso come possesso e il partner- di conseguenza- come una proprietà, non dobbiamo allora stupirci più di tanto di fronte all’ennesimo caso di stalking, di abuso, di femminicidio. Essi sono solamente figli di questa cultura ormai ben troppo radicata nella nostra società. Attenzione, non sto dicendo che chi fa una delle cose sopra citate è senza dubbio un assassino, però ritengo che si debba fare attenzione, il passo è breve e l’idea alla base sempre la stessa. Se penso che l’amato sia una mia proprietà, che mi appartenga tutto di lui, allora è mia anche la sua vita. Questo percepisco essere sempre più il pensiero comune, e mi fa rabbrividire, mi fa rabbia che una cosa così pura e- non mi stancherò mai di dirlo- così libera, come l’amore, venga ormai ritenuta da tutti in questo modo. Un rapporto diventa possesso, una persona dichiarata come amata, diventa un oggetto. Guardandomi intorno, allora, mi domando: sono forse solo io la strana rimasta a pensare che l’amore sia libertà, condivisione e rispetto? Un’unione, in cui però non si diventa un uno ma si resta due, due persone, due vite, due mondi? Non è forse questo che bisognerebbe far passare come normale?
Autore
Viola Mattioli
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