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Tra caffeina e abitudine: quando i riti svegliano più della chimica. Suona la sveglia. Ti alzi. Prepari il caffè. Poi il primo sorso, bollente. Ogni mattina milioni di persone si svegliano così. Ma è davvero il caffè a svegliarci o è solo il rito a cui ci siamo abituati a credere?
La caffeina
La caffeina è una sostanza psicoattiva che agisce sul cervello bloccando l’adenosina, un neurotrasmettitore che ci fa sentire stanchi. In questo modo, ci sentiamo più svegli, più attivi e pronti a reagire. Maschera la stanchezza e favorisce il rilascio di dopamina e noradrenalina con il risultato di attenzione aumentata, riflessi migliori, meno senso di fatica e percezione di “risveglio”. Ma attenzione: non è benzina, non ci dà energia. Il corpo è ancora stanco, ma non lo sa più.
Il vero potere è l'abitudine
La verità è che siamo animali abitudinari e, quindi, il motore principale non è la chimica, ma l'abitudine, il gesto, il suono della moka, del bar, della macchinetta che ha su di noi un effetto di risveglio, è condizionamento puro; infatti, in alcuni casi funziona prima ancora che la caffeina entri in circolo. Il risveglio non è solo biologico, ma anche culturale, simbolico e il caffè è il ponte tra sonno e azione. Un ponte tra corpo, mente e cultura, che ci ricorda quanto le nostre emozioni siano legate alle nostre abitudini.
Ma serve davvero al mattino?
Subito dopo il risveglio, il nostro corpo è già sotto l’effetto del cortisolo, l’ormone della veglia. Bere caffè troppo presto può interferire con questo ritmo naturale. Alcuni studi consigliano di aspettare almeno 60-90 minuti: non per rinunciare al caffè, ma per rispettare i tempi del corpo. Allora, ci sveglia o no? Sì, ma non solo per la caffeina. È il rito che abbiamo costruito intorno a quel gesto che ci accompagna dal sonno all’azione. È un’intera liturgia del risveglio: in parte, ci sveglia davvero, in parte, ci svegliamo da soli grazie a lui.
Autore
Alessandro Michi