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Nayt, nome d’arte di William Mezzanotte, è uno degli artisti più introspettivi e autentici presenti nella scena attuale del genere rap hip hop. La prima volta che lo ascoltai era il 2018, avevo 16 anni, ero in terza superiore e stavo vivendo per la prima volta quel sentimento travolgente, estenuante, passionale e unico che può essere il primo amore. Non stavo sicuramente vivendo uno dei periodi migliori della mia vita, presa dai drammi, dall’insicurezza e dalle incomprensioni, ciò che riusciva a darmi un margine di respiro era la musica. Ai tempi non usavo ancora Spotify o Apple Music, scaricavo le canzoni, spesso e volentieri in modo illegale. Durante una delle mie sessioni di ricerca di nuovi brani da ascoltare, scoprii casualmente Nayt, in compagnia di Skioffi, un altro artista per cui ai tempi provavo una certa curiosità. Scaricai diverse sue canzoni quel pomeriggio, rimasi travolta dalla sua rabbia e da come con poche parole riusciva a dire cose che spiegarle, per me, sarebbe stato come avere un ferro bollente in gola. Da quel momento non ho più smesso di ascoltarlo.
Ora è il 2025, ho 22 anni, quel primo amore non vive più, ma Nayt continua ad accompagnarmi ogni giorno, rimbomba ancora nelle mie cuffiette, nella mia cassa, nella mia stanza. Sono passati sette anni, e in sette anni nessuno mi ha mai coinvolta emotivamente così tanto. La mia rabbia, come la sua, è cambiata. Io, con Lui, sono cambiata. E con me si è trasformata anche la mia concezione di amore. Sono passata dal vino rosso, bevuto in fretta per essere il meno cosciente possibile, al vino bianco, bevuto lentamente per gustarne ogni sorso; dal fare stupidi giochini con le lamette, all’assaporare ogni raggio di sole che accarezza la mia pelle.
Ed è per questo motivo che, quando ho scoperto il tema del mensile di giugno, “L’amore”, ho sentito il bisogno di ringraziare questo artista, che per tanti anni mi ha sostenuta in momenti che nemmeno pensavo di poter superare.
Attraverso l’analisi di quattro sue canzoni — Da zero, Poter scegliere, Se ne va e Monnalisa — parlerò dell’amore e delle sue molteplici sfumature.
Da zero
“Volevo dirti che hai pianto con me anche se l'ho nascosto E che ti ho amata di più da quel giorno” Ancora oggi, quando ascolto questo verso, ricordo quando ti sporcai la maglietta bianca con il mascara diluito dalle lacrime, sperando di essere amata ancora per un altro giorno. Ti chiesi scusa per la macchia e tu mi dicesti di non preoccuparmi, accarezzandomi la schiena con le tue dita fatte di lame.
In Doom viene descritta una fase molto intensa e complessa dell’amore, quella della scoperta e della profondità emotiva, fatta di contrasti e di sincerità. Si comincia a conoscere la persona amata e una specie di forza attrattiva ne impedisce l’allontanamento. Mentre si legge un libro o si gioca alla play, ogni pensiero converge su quella persona. Vorresti poterla vedere sempre. Raccogli le foto che hai di lei, fai una cartella speciale per poterle trovare subito, le guardi e le riguardi, ogni volta come se fosse la prima volta. Ogni piccolo aspetto del suo viso ti conquista: dai canini incredibilmente appuntiti, agli occhi grandi e neri come la notte.
Si comprende l’autenticità dell’artista nel descrivere la sua esperienza da come ne vuole dipingere ogni piccola sfumatura, anche quella più negativa e dolorosa. Niente viene edulcorato. Analizzando il testo, si comprende infatti che non tutto purtroppo è solo idilliaco e semplice da gestire. Subentra la diffidenza e la paura, il dolore del passato è pungente, e un ago invisibile trafigge il cuore ogni volta che ci si lascia andare al sentimento.
“Ho paura delle donne, dei serpenti e l'amore Che poi alle volte sembrano uniti dallo stesso filo”
Si percepisce la tensione tra il desiderio di aprirsi e la paura di essere nuovamente feriti. Non si dimentica il passato, si ha paura di riviverlo e la paranoia ti fa compagnia. Nonostante ciò, l’amore non è un sentimento che si può fermare. Che lo si voglia o meno, cresce e, anche se è astratto, è così potente da poterlo vedere; gli innamorati lo vedono, anche senza doverlo rendere esplicito. Lo vedono in semplici gesti o momenti, come può essere anche solo ridere insieme. E a quel punto si capisce che, nonostante l’ansia e la paranoia, si rifarebbe sempre tutto da zero.
“In fondo "ti amo" non l'ho detto mai Ma quando ridiamo quanto rimiamo io e te”
Poter scegliere
“La verità è la mia sola offerta Ribatti che è solo la mia, che non sono oggettivo Che non sono gentile” Eravamo in macchina, tu guidavi e io ero nel lato del passeggero. Ti guardai negli occhi, sentendomi vuota e allo stesso tempo piena di dolore. La rabbia stava rimpolpando le vene del mio petto e delle mie guance. Un punto di non ritorno. Non credetti a quello che mi dicesti, ma quella in fondo era la tua verità e non era gentile.
“Dimmi che hai detto all'immagine che hai di te Oppure fa niente, lo immagino già Com'è che siamo così severi? Io con me, tu con te, viene così facile”
Il testo di Poter Scegliere si apre puntando i riflettori su una tematica spesso trattata da Nayt: la percezione e l’opinione che si ha di sé stessi. Anche durante una relazione in cui si ricevono quotidianamente complimenti, amore e affetto, la crudeltà verso sé stessi non sempre si placa. E questo, spesso e volentieri, mina profondamente i nostri rapporti interpersonali.
“Di quei problemi, li hai così chiari Cosa non te li fa superare allora? Da fuori un po' sembra che non ti ami”
Si scoprono le fragilità reciproche e non sempre queste vengono gestite nel migliore dei modi. Subentra la rabbia e l’incomprensione, tanto da oscurare l’amore provato, tanto da farlo passare in secondo piano. Quelle che inizialmente vengono chiamate “discussioni” diventano pian piano litigi, le parole si fanno sempre più pesanti e come sassi vengono scagliati per ferire, sfregiare, ledere. L’empatia viene a mancare sempre di più e le proprie insicurezze prendono il sopravvento. Si comincia ad essere diretti, a voler solo esprimere la propria verità senza tener conto dell’altro, senza essere gentili.
“Il tuo dolore non ha un solo proprietario, è pure mio Quindi sarà uguale Quando starai bene, quando starai male Cercherò sempre dei modi, nuove chiavi Dopo tutte le parole che ti ho dato solo io”
Ma nel testo emerge come ogni giorno si può scegliere di agire diversamente. Possiamo scegliere di volerci bene e di amarci, nonostante le incomprensioni e la rabbia. Possiamo scegliere di ascoltarci e scegliere di comprendere che in amore si condivide anche il dolore.
Se ne va
“Non fai restare più niente di me Non fai restare più niente di me”
Quello che rimase dopo di te fu poco e niente: un regalo rifiutato, della pelle contusa, un padre distrutto e vomito che puzzava d’alcool.
“Senza pietà Bocca dell'inferno, mi fai piangere un fiume per te Nessun effetto Cadono migliaia di parole che brucio per te”
Il brano Se Ne Va si apre con un’immagine forte, evoca una scena simile ai dipinti del pittore fiammingo Bosch: l’inferno, dove regnano dolore e disperazione. I due si alleano e rappresentano la fine di quel meraviglioso sentimento chiamato amore. Non si ha più controllo di sé stessi. In realtà non si ha più controllo di nulla e tutto ciò che appare come una possibilità di distacco dalla realtà si manifesta come un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi, aspettando che la tempesta si calmi.
Dolore, dolore e dolore, è questo che si sente, ogni giorno, ogni mattina, appena si aprono gli occhi e si prende coscienza di sé: dolore. E in quel momento che si capisce davvero cosa significa il detto “Il tempo cura le ferite”, ma non perché si comprende l’accaduto, ci si fa forza e si va avanti, ma perché abbiamo la fortuna di poter dimenticare. Sì, di poter dimenticare la sua voce, il suo viso, il suo profumo, tutto, perché sinceramente è solo questo che permette di poter andare avanti dopo aver provato così tanto amore, così tanto intensamente.
“Io so com'è Quando qualcuno giura di restare, ma poi se ne va”
Ma una cosa che davvero non si dimenticherà mai è il dolore provato, quando si cercava il buio perché era l’unico “luogo” in cui ci si sentiva in pace, quando piuttosto che stare da soli e cadere sotto l’effetto della nostalgia, si dormiva con i propri genitori, anche se si aveva 17 anni. E non si dimentica quanto ci si è sentiti soli e giudicati.
Monna Lisa
La scelta della quarta canzone ricade su Monna Lisa, una canzone non convenzionalmente d’amore. Il motivo di questa scelta risiede sia nella sua musicalità che nel suo testo: entrambi hanno una cosa in comune, mi trasmettono pace. Dopo la travolgente tempesta emotiva di un amore complesso, non si vuole solo e soltanto un po' di pace?
Lo chiesi, chiesi esplicitamente di un amore simile al mare all’Alba, durante la bassa marea, piatto, calmo, capace di riflettere i colori chiari e tenui del cielo. Un amore simile al suono di questa canzone. L’intonazione che viene data alle parole dalla cantante Scozia è autentica, talvolta rotta per l’emozione, ma allo stesso tempo delicata come una carezza. Sullo sfondo, la composizione al piano di Nayt, fa percepire malinconia e tristezza. Ciò non fa altro che rendere ancora più speciale la canzone, il dolore c’è, è reale, fa parte della vita, ma non determina la fine di tutto.
“Succederà Perché, baby, tu salvi i miei mostri”
Il testo si conclude con un atto di fede nei confronti dell’amore. Ed è così che voglio concludere anche io il mio personale viaggio nelle diverse sfumature dell’amore. Andandomene, in punta di piedi, sulle note di questa canzone.
Ringrazio Nayt per essermi stato accanto con le sue parole e la sua musica, anche quando non riuscivo nemmeno ad ascoltare me stessa.
Autore
Aida Ceci