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“Sono così contenta che siamo state amiche per tutto questo tempo. E che lo siamo ancora” (L’amica Geniale, stagione 4, episodio 10 “La restituzione”).
Queste parole, che racchiudono sfumature di gratitudine e affetto, sono la conclusione di un capitolo fondamentale della storia d’amicizia tra Raffaella Cerullo, detta Lila, e Elena Greco, chiamata anche Lenù, protagoniste del romanzo e serie televisiva L’amica Geniale.
Ma dopo tutte le vicende trascorse - invidie, dispetti e offese - possiamo dire che tra le due protagoniste ci sia un sentimento reciproco di amore? La possiamo definire “amicizia”, quella tra Lila e Lenù? Infine, che cosa definisce un rapporto di amicizia tra donne?
Lila fa e Lenù segue
La sera del nove Dicembre oltre tre milioni di italiani sono rimasti incantati davanti alla televisione per assistere all’epilogo dello sceneggiato L’amica geniale. Si conclude così un viaggio durato sette anni. La serie TV diretta da Saverio Costanzo, con la collaborazione della regista Alice Rohrwacher, cattura l’essenza del rapporto che lega le due protagoniste grazie ad una narrazione avvincente e ad una fotografia suggestiva.
Anche io, sdraiata sul divano con in mano una tazza di tè caldo, ho guardato con piacere quest’ultima puntata e ammetto che, una volta terminata, ho avvertito dentro me un senso di vuoto, un silenzio che ha lasciato spazio a diverse riflessioni sulle vicende appena seguite.
La serie ha come tema centrale l’amicizia tra Lila e Lenù, nata da un libro che celebra il mondo femminile: Piccole donne di Louisa May Alcott. Romanzo emblema del concetto di sorellanza, nel corso della loro infanzia assume sempre più le sembianze di un oggetto magico e carico di significato, che fa avvicinare le due bimbe, rafforzando, pagina dopo pagina, il loro legame. Proprio come avviene tra le sorelle March di Piccole donne, anche tra Lila e Lenù nasce un rapporto di amicizia caratterizzato da sentimenti tra loro contrastanti.
“Mi impressionò subito, eravamo tutte un po’ cattive in quella classe, ma solo quando la maestra Oliviero non poteva vederci. Lei no, lei era cattiva sempre” (L’Amica Geniale, stagione 1, episodio 1, “Le Bambole”).
Così Elena ci presenta Raffaella, una bambina che già in tenera età si distingue dalle altre per la sua astuzia e la sua capacità di ferire con precisione chi si mette contro di lei, adulti compresi.
Elena prova un forte senso di ammirazione nei confronti della sua piccola amica, ma anche dei sentimenti di invidia scaturiti dal profondo senso di inferiorità che avverte nei suoi confronti. Nel rapporto di amicizia che si sta andando a creare è perfettamente consapevole della superiorità di Lila, sia in termini di intelligenza che di carisma, ed è per questo motivo che decide di prenderla come figura di riferimento, affannandosi a seguirla ciecamente.
Raffaella (a sinistra) e Elena (a destra) con le loro bambole nella serie tv “L’amica geniale”, stagione 1, episodio 1 “Le bambole”.
Un episodio fondamentale per comprendere a fondo questo legame è la scena delle bambole. Le protagoniste, mentre stanno giocando con le loro bambole, dopo aver pian piano acquisito un po’ di fiducia l'una nei confronti dell’altra, decidono di scambiarsele. Giocando Lila avvicina pericolosamente la bambola di Lenù alla presa d’aria accanto a loro, per poi gettarla definitivamente dentro. Elena, arrabbiata e confusa dal gesto della sua amichetta, decide di fare lo stesso con la sua bambola, affermando: “Quello che fai tu lo faccio io”.
Le bambole sono uno di quei pochi giochi che le bimbe possiedono, se non l’unico. La decisione di scambiarsele è dunque un atto di fiducia reciproca, un rito che darà inizio al loro rapporto di amicizia. Ma appena dopo aver sigillato questo legame, Raffaella getta via la bambola in un luogo oscuro e spaventoso, rompe l’atto di fiducia e sfida la sua nuova amica. Elena risponde prontamente e ne imita, senza alcuna esitazione, le gesta. Lila fa e Lenù segue.
Ed è proprio in questo momento che si possono comprendere a pieno i valori su cui si costruirà il loro rapporto. Un legame ambivalente, dove i sentimenti di affettuosità e fiducia si trovano in continuo contrasto con l’invidia, l’astio e il senso di competizione provata. Un rapporto caratterizzato da un delicato gioco di equilibri tra ammirazione e rivalità.
Le due piccole donne crescono e affrontano insieme le diverse fasi della vita: da bambine diventano adolescenti, da adolescenti diventano donne ed infine anziane. Durante la loro vita superano vari cambiamenti, ma ciò che rimane costante è il loro rapporto ambivalente. Vivono momenti di profondo affetto, sostenendosi a vicenda nelle difficoltà: come quando Lenù accoglie in casa sua Gennaro, il figlio di Lila, che stava affrontando un momento difficile. Un altro esempio è quando invece è Lila ad assistere Lenù durante la malattia e la morte di sua madre. Tuttavia, si manifestano anche numerosi episodi di invidia e competizione, come quando Lenù, invidiosa dell’imminente matrimonio di Lila, decide di legarsi ad un ragazzo per cui non prova alcun sentimento; o, ancora, quando Raffaella, invitata a fare una visita a casa della professoressa di italiano di Lenù, la deride, ritenendo il suo atteggiamento altezzoso. Definendola una “Cuccurucù”, richiamando così il verso del cuculo, esprimendo la mancanza di autenticità che Lila percepisce nei confronti di Lenù.
L’amaro in bocca
Osservando nel corso delle puntate il rapporto tra Lila e Lenù, ciò che più mi ha incuriosita è come vengono rappresentati i rapporti di amicizia nel mondo femminile. In una visione stereotipata, il rapporto di amicizia tra le donne viene considerato spesso come falso, caratterizzato da invidia e rancore (ne è un esempio la scena della serie tv animata statunitense I Griffin). Questa visione ha radici profonde, poiché nel corso dei secoli, a causa della logica patriarcale, raramente sono stati rappresentati e valorizzati questo tipo di rapporti. Solo ora, grazie ai movimenti femministi degli anni 70’ e l’ascesa dei mezzi di comunicazione di massa, si sono sviluppate nuove narrazioni alternative a riguardo, capaci di analizzarne le sfumature e le caratteristiche, come nel caso del film cult Thelma e Louise. Nonostante i traguardi raggiunti, ciò che mi lascia ancora l’amaro in bocca è la visione stereotipata di un’ amicizia femminile corrosa dall’invidia e dalla competizione. Le protagoniste crescono in un contesto di estrema difficoltà: un rione di Napoli, dove vige una società patriarcale in cui l’unico ruolo a cui può ambire la donna è quello di diventare moglie e madre.
Nonostante Lila e Lenù crescano e cerchino a modo loro di emanciparsi, non riescono mai a sostenersi con sincero affetto; si percepisce infatti un costante velo di invidia, di rabbia, quasi di cattiveria, in particolare quando l’attenzione si focalizza su un uomo. Basta prestare attenzione al rapporto che intercorre tra le protagoniste e il personaggio di Nino Sarratore, durante il quale emerge un forte senso di competizione tra Elena e Raffaella per ottenere l’amore del ragazzo. Si può osservare una decadenza progressiva dei valori di Elena, che passa dal lottare in piazza per l’emancipazione femminile, ad inseguire ciecamente un uomo fedifrago e manipolatore, finendo così per trascurare spesso sé stessa e le sue figlie.
Nino, Elena e Raffaella nella scena della serie tv “L’amica geniale”, stagione 2 , episodio 4 “Il bacio”.
Ciò che non vedo in questo rapporto è un completo rilassamento da parte delle due protagoniste. Percepisco, invece, una costante tensione, come se nessuna delle due potesse mai affidarsi completamente all’altra, ma anzi, è come se dovesse stare in costante allerta rispetto alle intenzioni e alle azioni dell'"amica". Poche volte ci sono gesti di affetto genuino espresso con amore; più spesso, le azioni motivate da buone intenzioni vengono espresse con durezza, fino a raggiungere la cattiveria. La domanda che si dovrebbe fare a Lila e Lenù è se effettivamente sono felici di questo rapporto. Personalmente dubito di una risposta affermativa.
Un fascino pericoloso
Ciò che però ritengo importante da prendere in considerazione in questa analisi è come venga dipinto un rapporto di amicizia in cui non ci sono mai tracce di falsità. Quello che viene rappresentato non è un rapporto ideale, ma un rapporto tremendamente sincero. Si prendono in considerazioni emozioni e sentimenti che spesso tendiamo a nascondere per vergogna, come può essere effettivamente l’invidia che si può provare nei confronti di una propria amica.
Elena Ferrante te li sbatte in faccia e senza vergogna te li mostra dicendo “Ecco guarda com’è fatto un rapporto di amicizia sincero!”. Ciò permette di poter empatizzare e comprendere a pieno ogni scelta e decisione intrapresa dalle protagoniste. Ci invita a scavarci dentro e ad affrontare il lato che meno apprezziamo di noi stessi. Ritengo, perciò, che quello che viene mostrato durante le varie dinamiche, non è un modello di amicizia a cui aspirare, ma un legame da analizzare, da comprendere e da studiare. Così da poter comprendere a fondo chi siamo e come noi stessi, in particolare le donne, ci rapportiamo ai nostri amici e amiche.
Dunque, nonostante ne apprezzi profondamente la narrazione, le dinamiche prese in considerazione e la costruzione dei personaggi, non mi ritengo pienamente soddisfatta dal risultato ottenuto. Ora che abbiamo a disposizione diversi strumenti che ci consentono di raggiungere un pubblico sempre più vasto, provo dispiacere nel vedere ancora certi stereotipi rappresentanti in tale modo, non solo perché si perpetua una cultura patriarcale, ma anche perché spesso e volentieri i contenuti di intrattenimento purtroppo modellano i nostri rapporti umani, dunque rischiamo di trasmettere alle generazioni future insegnamenti nocivi. La narrazione eseguita nella tetralogia e nella serie tv dell’”Amica geniale” la trovo tanto affascinante quanto pericolosa.
Autore
Aida Ceci