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Di questo mio pesante respiro, Selvaggio Grifone, sei tu il nome e la causa. Tu! Sei tu che ascolto, nella mattina, dentro il canticchiare della Moretta Tabaccata, dell’Upopa allegrotta. Nella notte, sotto la Luna, Selvaggio Grifone, sei proprio tu che sospiri in mezzo ai campi; sono i tuoi occhi luccicanti che brillano nel mio buio. Quante promesse non attese ci ha interposto questa vita, nell’abbondanza del tuo dono quanto è acerba la tua assenza? È il mio Grifone alato che m’han tolto. Sono le ore future che mi percuotono, adesso: che mi depredano della robustezza nelle gambe, del mio Nome come Onore di sé, del senso di questa faticosa passeggiata, sotto i piangenti, lungo la campagna. Sento il Velo dividerci: nel salone della mia casa, nel fumo sul soffitto, nelle strade quando è notte, non c’è nessuno tranne noi; nella finestra della mia camera, se è aperta e da fuori, appollaiato sopra un albero, mi soffi sui capelli e vuoi che scriva ancora. Selvaggio Grifone alato Tu! Tu balzi sopra le nuvole, tuoni sopra la mia testa, diluvi sul mio volto e tempesti la primavera. Tu! Tu graffi il mio cuore e mordi le mie tempie; sono le tue robuste ali che muovono la mia mano. Sono le tue robuste ali che rinnovano il ricordo ai miei sensi, perdendomi nel profondo orizzonte, l’emozione di volare.
Autore
Antonio Mainolfi
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