3
Mi presento, mi chiamo Lorenzo, sono un ragazzo di 22 anni e soffro d’ansia. Quest’ultima è entrata a far parte della mia vita all’incirca un anno e mezzo fa e da allora è cambiato tutto. Ad essere sinceri, i primi episodi si sono manifestati ben prima, però erano isolati e meno intensi. Col passare del tempo, la cosa è andata peggiorando, fino alla comparsa di veri e propri attacchi d’ansia e la percezione di un continuo senso di inquietudine. Sapete, quando inizi a soffrire d’ansia, ti puoi ritrovare in enorme difficoltà, non solo per lo star male di per sé, ma soprattutto perché perdi tutte le tue abitudini e molte certezze possono crollare; in aggiunta, vieni sospinto in uno stato di disperazione e delusione tale che perdi considerazione di te stesso. Io sono sempre stato una persona con un’autostima medio-bassa e, dai primi periodi di questa fase, ho iniziato ad essere schifato dalla persona che ero e a farmi una colpa di tutto. Non avevo mai serenità e ciò mi impediva di godermi molte cose o, soprattutto, mi privava direttamente di farne molte altre, a tal punto che anche distrarsi per qualche ora diventava un po’ come l’ossigeno: necessario, vitale. Ho avuto la fortuna che ciò non sfociasse in attacchi di panico .Nonostante tutto, la situazione mi poneva in uno stato di depressione. La paura dell’ansia si è trasformata, gradualmente, nell’ansia stessa. Avevo la razionalità per capire che questo disagio fosse prettamente mentale, non c’erano veri motivi per provare quel timore confusionario e spesso paralizzante all’ idea di star male, eppure non riuscivo a non farmi sopraffare. Nel male, ho avuto la grande fortuna di avere persone accanto che cercavano di aiutarmi, ma, da ragazzo molto introverso e chiuso quale sono, è stato comunque molto difficile fare una cosa così coraggiosa come chiedere aiuto. L’ansia diventa così radicata nella tua vita che, per molte persone (e me compreso) è difficile vedere una speranza, una luce in fondo al tunnel, come si suol dire. Fatichi a dormire, ti isoli, eviti i posti affollati e ti ritrovi a non poter fare altro che fingere di non provare disagio in gran parte delle situazioni. Ti sforzi di fare quelle vecchie cose che non riesci più a vivere allo stesso modo e ti scordi com’è provare certe emozioni. Più di tutto, io mi sentivo perso, come se non avessi più il controllo. Mi abbandonavo totalmente a quelle sensazioni e la mia unica speranza era che, accettando che sarebbe stato così per sempre, me ne sarei fatto una ragione, trovando- chissà?- un filo di pace interiore. Non mi vergogno a dire che ho iniziato a fare uso di ansiolitici e antidepressivi, seppur a basso dosaggio, per provare a trovare un minimo di quella quiete che avevo perduto. Nonostante siano stati un'attenuante, sentivo che non era quello che mi avrebbe davvero aiutato a superare quella pesante situazione. Sono passati mesi da allora e sto ancora lavorando sull’ansia, prendo i farmaci ed ho intrapreso un percorso psicoterapeutico. Proprio quest’ultimo è lo strumento con cui partire- anche se forse è banale da dire- perché ti permette di dare uno sguardo nella tua interiorità e di scavare nel tuo inconscio, con lo scopo, a tempo debito, di trovare le cause della tua ansia. Non avendo ancora completato il mio personale percorso, non so, tutt’ora, come si faccia a guarire completamente da questo disturbo e, probabilmente, non c’è un metodo uguale per tutti; ma a chi sta vivendo una situazione analoga mi sento di dire che disperarsi eccessivamente non aiuta. Bisogna ‘’cacciare gli attributi’’, prendere consapevolezza della situazione che si vive e accettare la persona che si è diventati; questo è il primo passo per tornare alla vita di prima. Personalmente, tramite questa esperienza, ho imparato ad apprezzare maggiormente le piccole e le grandi cose che avevo e prima davo per scontate, ho iniziato ad approcciarmi alle esperienze che riuscivo a fare con uno sguardo diverso, più positivo.Voglio consigliare, a chi si trova in questa situazione, di accettare e imparare a vivere al meglio quello che siete in grado di fare, invece di rimpiangere ciò di cui vi private. C’è poco da dire in ogni caso, il viaggio con l’ansia è lungo e faticoso, riuscire ad approcciarsi a noi stessi, alla nostra emotività, non è così semplice. Ma siamo noi l’unico mezzo che può portarci alla fine di questo percorso, anche se a volte ci serve un aiuto per metterci in moto. Concludo dicendo che ci vuole coraggio e determinazione. Le emozioni non vanno represse, ma elaborate e affrontate, perché c’è un universo nel nostro inconscio; non vi affidate solo alla razionalità, perché ragione ed emozioni devono coesistere, poiché se si rompe una anche l’altra si danneggia.
Autore
Lorenzo Longhitano