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Un sentimento, una tendenza e una condizione: cos’è la felicità?
La felicità muta il suo significato nel tempo, è un complesso concetto multiforme.
Per ogni uomo il diritto più importante è il diritto alla felicità (Remo Girone nei panni di Libero in “Il diritto alla felicità”, 2021). La felicità ha la capacità di muovere il mondo. Per garantirla è necessaria una legislazione alla stessa. Come garantirla?
Eugenio Giani, presidente della regione Toscana, durante la nuova Giunta regionale ha indicato le competenze agli assessori. Tra queste competenze è presente anche il diritto alla felicità. Il presidente della Toscana ha affermato che la delega alla felicità deve essere presente all’interno dello statuto della regione, ricordando un toscano che ha fatto parte del gruppo artefice della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America approvata nel 1776, Filippo Mazzei.
La felicità ha assunto definizioni in aree culturali differenti: dalla filosofia, alla letteratura, all’arte e al diritto.
La cosiddetta eudaimonia, termine greco antico con cui si definisce la felicità o benessere, ha attraversato i confini nel corso della storia ridefinendosi continuamente. La filosofia antica ha definito l’eudaimonia come la “vita buona”, il compimento di una vita piena e armoniosa. La felicità come soddisfazione individuale attraverso la virtù, e poi come appagamento della conoscenza.
Con l’umanesimo l’eudaimonia si scolarizza. L’uomo si plasma attraverso la cultura e diventa libero; la ricerca della felicità diventa terrena, perseguendo la strada della dignità e dell’armonia spirituale. L’arte segue la narrazione della felicità rappresentata dalla bellezza e dall’armonia.
L’Illuminismo propone una visione della felicità strettamente pubblica e razionale. In tal senso si ha una democratizzazione della stessa. Devono perciò esserci strutture esterne capaci di rispondere alla domanda di perseguimento della felicità. Lo Stato deve poter garantire ai suoi cittadini l’eudaimonia. Distante è l’idea di una felicità meramente individuale.
La felicità assume concretezza. Quel complesso concetto multiforme è diritto dell’uomo per una vita piena, un diritto uguale per tutti.
La Dichiarazione di Indipendenza redatta da Thomas Jefferson, citata precedentemente, esprime la felicità come diritto inalienabile dell’uomo che deve perseguirla, e al tempo stesso pretendere dal suo governo misure in grado di assicurare il proprio benessere sociale e individuale. Nasce come una libertà negativa nel non subire ingerenze da parte dello Stato nel perseguimento.
‹‹Che tutti gli uomini sono stati creati uguali e dotati dal Loro Creatore di certi Diritti inalienabili che tra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità…›› così la Dichiarazione di Indipendenza.
Tu sei felice? Questa è la domanda a cui tutti cerchiamo di rispondere quando ci viene fatta. La felicità come aspirazione verso qualcosa che gratifica noi stessi, che ci rende pieni di vita. Questo sentimento nel mondo moderno è legato alla realizzazione di sé, a cui ognuno dà un significato. Garantire la felicità per tutti è ciò a cui bisogna tendere per garantire al mondo persone capaci di muoverlo in meglio. Ciò che ad oggi non permette una vera e propria giurisdizione della felicità è legata all’indeterminatezza del concetto. Le Costituzioni non definiscono espressamente il diritto alla felicità.
La felicità può essere garantita da norme e leggi, che danno a ciascuno individuo la possibilità di perseguirla, garantendo ad ognuno stessi mezzi di attuazione e di benessere, capaci di creare una collettività che parte da stesse possibilità per il raggiungimento di differenti scopi. L’ONU propone la Giornata internazionale della felicità ricordandone l’importanza e riconoscendo la ricerca dell’eudaimonia come necessaria per un’umanità migliore. Propone il riconoscimento della felicità, come costrutto da inserire all’interno delle Costituzioni, utilizzando parametri come il welfare, la libertà, l’aspettativa di vita e la cooperazione, richiedendo una grande disponibilità di risorse sociali. Diventa la chiave al benessere. La felicità, perciò, non è più solo un sentimento multiforme, ma una possibilità vera al fine di garantire benessere sociale e individuale.